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Don Mangiarotti: "Non sia lo stato a fornirci i preservativi"

18 giu 2016
don Gabriele Mangiarotti
don Gabriele Mangiarotti
In questi giorni San Marino è balzato all’onore delle cronache per l’approvazione, da parte del Consiglio Grande e Generale della Istanza di Arengo che apre all’introduzione, anche nella Scuola Superiore, di distributori di profilattici. Ecco la notizia come riportata dal Resto del Carlino: «Presto nella sede della scuola superiore di San Marino ci sarà un distributore automatico di profilattici. La richiesta ai Capitani Reggenti era arrivata dai cittadini il primo giorno di aprile e ieri l’Istanza d’Arengo è stata discussa e accolta in Consiglio grande e generale. Istanza numero 18, per la precisione, «per l’installazione – recita – su tutto il territorio, e in particolare nelle sedi delle scuole secondarie superiori, di distributori automatici di profilattici». Accolta con 23 voti a favore, 15 contrari e un astenuto.»

Siamo di fronte alla boccaccesca notizia dei distributori di profilattici in tutti i luoghi del paese, ma soprattutto nelle scuole superiori, e siamo in attesa della indicazione da parte dello Stato di quali e quante aule saranno messe a disposizione (nell’anonimato più assoluto, immaginiamo) di chi vorrà passare dalla teoria alla pratica. Già, perché le nozioni non possono rimanere astratte… e, visto che questa è l'epoca della “certificazione delle competenze”, certificheranno anche questa?

Alcuni genitori, provocatoriamente, hanno suggerito che si incarichino i porno attori più rinomati per lezioni all’avanguardia, così la Repubblica potrà stare al passo delle nazioni più progredite (anche se, al riguardo, mi pare che l’iniziativa di rifornire le scuole superiori di distributori – non sappiamo se gratuiti – di profilattici ci mette tra le nazioni più avanzate in questo campo).

Nell’enfasi dei commenti di coloro che hanno approvato tale provvedimento sembra che ci si sia dimenticato di alcuni fattori fondamentali della questione, non solo, ma credo che se questa linea prenderà piede, tra poco la natura stessa della scuola sarà trasformata in maniera irreversibile.
Il problema della educazione dei giovani è una questione che riguarda le famiglie e la società intera, secondo competenze proprie e irrinunciabili. E lo Stato non può sostituirsi, se mai può aiutare (si parla spesso del principio di sussidiarietà) i soggetti interessati per lo svolgimento di prerogative che sono loro proprie e assolute.

Nazismo, fascismo e comunismo (ma questo anche in precedenza con la Rivoluzione Francese) hanno preteso di richiamare a sé il compito della educazione dei giovani (e già in Italia, all’indomani dell’Unità, vigeva il motto «Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani»). Ma sappiamo che questi immani tentativi (che non sono solo retaggio del passato, purtroppo) hanno come esito la narcosi delle coscienze e la creazione non di uomini liberi, ma di servi, di qualunque potere.

Nella «antica terra della libertà» allora bisogna potere ripensare alla educazione come a un fenomeno di responsabilità, non al luogo di propaganda e di favoreggiamento di costumi che deresponsabilizzano i giovani. I quali, tra l’altro, non hanno bisogno di essere trattati come «minus habentes» incapaci di prendersi, anche con coraggio, le loro responsabilità. E se la sessualità è un bene della persona, non sarà il rifornimento di preservativi (se pure anonimi, o tanto più se anonimi) a fare maturare le persone che sono il futuro della nostra società.

Detto in altri termini, ci interessa che la scuola sia luogo di responsabilità e di crescita umana integrale. E che lo Stato stia al suo posto, dato che, di cose da fare e di problemi a cui pensare, ne ha già abbastanza, per non impegolarsi nelle questioni psico-affettive dei ragazzi!

Mi pare che molti genitori ed insegnanti, che hanno a cuore il bene comune e la responsabilità educativa non delegabili allo Stato, si stiano muovendo e mi auguro che la scuola ritorni ad essere luogo di educazione autentica, capace di reagire alle intromissioni demagogiche della politica. Anche in questo caso si tratta di autentica «laicità».

don Gabriele Mangiarotti

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