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Inaugurata la mostra ‘‘Luci della città’’ di Nidaa Badwan

28 nov 2016
Inaugurata la mostra ‘‘Luci della città’’ di Nidaa Badwan
A Palazzo Graziani fino all’8 gennaio si potranno ammirare le fotografie scattate dall’artista palestinese durante la “prigionia” nella sua casa di Deir al-Balah, nella striscia di Gaza, e la sua nuova opera, dedicata a San Marino, un dipinto dagli “effetti speciali” che mette in rilievo la luce come metafora di libertà, di punto di approdo per chi è in fuga dalla paura.
Ma ritengo che incontrare le opere di Nidaa sia necessario per comprendere pienamente le meravigliose parole che ha voluto rivolgere a tutti i sammarinesi, lette all’inaugurazione e ora pubblicate sul sito della Segreteria Istruzione e Cultura, per ringraziarli di essere tutt’oggi quella eccezionale comunità di persone che nei secoli si è contraddistinta per generosità e umanità, accogliendo le persone più deboli, perseguitate, in fuga…
Un’accoglienza che non è il gesto eroico di una singola persona ma il frutto di una sorta di “complotto”, del lucido agire di un’intera organizzazione statale: istituzioni, cittadini, associazioni insieme hanno reso possibile restituirle quello che altri – sono le stesse parole di Nidaa – le avevano solo augurato: la libertà.
Leggere queste parole fa sentire a me, cittadino italiano e tedesco, l’orgoglio di essere parte della Comunità Sammarinese.
Antonio Kaulard

questo il discorso di NIDAA BADWAN
Non è facile per me parlare di San Marino.
Non è semplice trovare parole per esprimere il concetto di libertà e, di conseguenza, di raccontare la terra della libertà.
Credo che non ci sia arte che possa esprimere il senso di questo Stato, lo puoi ammirare con delle fotografie e con gli occhi di un artista. Puoi vedere quanto è bello questo Paese, però non puoi capirlo.
Questo può succedere solamente se si viene a viverlo personalmente e a connettersi con la gente di San Marino


Quando il Segretario Morganti mi invitò a fare un progetto per raccontare il file rouge che lega San Marino alla libertà, e a me stessa, all’epoca risposi immediatamente di sì, entusiasta. Ma nello stesso tempo mi rendevo conto della difficoltà dell’impresa, sentivo e sapevo che non era possibile raccontare di più.
Come posso esprimere la libertà con l’arte? Mi chiedevo.
La risposta è che non è possibile esprimere questa esperienza, la può capire solamente chi la vive in prima persona.


Tutto il mondo mi supporta, tutti speravano che un giorno io potessi essere libera. Però non c’è stato nessuno che mi ha aiutata davvero ad essere libera come San Marino. San Marino non mi ha semplicemente augurato di essere libera, lo ha reso possibile, lo ha fatto concretamente. Questo episodio può far capire molto bene il perché questa Repubblica è chiamata “la terra della libertà”.


Ho dipinto San Marino non come la vedo, non come la gente la vede, ma ho provato a dipingerla come la sento. Questo Paese per me è magico, basta trovarmi dentro i suoi confini e posso sentire libertà.
Non posso spiegarlo a parole ma posso sentirlo.
Quando esco da San Marino e sono sulla strada mi rendo conto di quanto sia splendido questo Paese. Da dentro si può percepire, sentire San Marino.


Da fuori invece puoi solamente vederla, specialmente di sera, con tutte quelle meravigliose luci.
Quanto è romantica, come una donna che dopo aver lavorato tutto il giorno, la sera si prepara per poter essere vista in tutta la sua femminilità.
Ho provato a mettere tutto ciò nel dipinto.


Non so quale sarà il suo destino una volta finita la mostra, di certo arriverà in una stanza, e in quella stanza arriverà il buio, e la sera arriverà, assieme alle luci.
Voglio che la gente veda sempre San Marino come Luce, perché è vero, San Marino emana luce anche quando non c’è luce.
Grazie Repubblica di San Marino, grazie a tutte le persone di San Marino che mi hanno aiutata, un ringraziamento speciale va a Peppe, Marina, Cinzia, Sandro, (*Faraone), e grazie a tutti quelli che hanno lavorato per la mia libertà e magari non conosco.
Grazie per la libertà.
Ecco, non voglio parlare di più, vi lascio vedere la mostra, sperando che vi piaccia.


Ah, ho detto al Segretario Morganti prima che ci sarebbe stata una sorpresa molto grande… per me questo è il minimo che posso fare per San Marino: voglio donare queste opere presenti dei “100 Giorni di Solitudine” a San Marino, ho fatto queste opere in prigionia ed ora le consegno a San Marino per la Libertà.

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