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Presentazione del Calendario Storico e dell’Agenda Storica 2016 dell’Arma dei Carabinieri

10 nov 2015
Presentazione del Calendario Storico e dell’Agenda Storica 2016 dell’Arma dei Carabinieri
Presentazione del Calendario Storico e dell’Agenda Storica 2016 dell’Arma dei Carabinieri
Nella mattinata, presso l’Aula Magna della Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma, alla presenza del Ministro della Difesa Sen. Roberta Pinotti e del Comandante Generale dell’Arma Tullio del Sette, si è svolta la cerimonia di presentazione del Calendario Storico 2016 dell'Arma dei Carabinieri, ispirato dal tema “I Carabinieri e le arti”, e dell’Agenda dedicata al centenario della Grande Guerra e a “I Carabinieri nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione”.
Il notevole interesse da parte del cittadino verso il Calendario Storico dell’Arma, quest’anno con una tiratura di 1.200.000 copie, di cui 8.000 in lingue straniere (inglese, francese, spagnolo e tedesco), è indice sia dell’affetto e della vicinanza di cui gode la Benemerita, sia della profondità di significato dei suoi contenuti, che ne fanno un oggetto apprezzato, ambito e presente tanto nelle abitazioni quanto nei luoghi di lavoro, quasi a testimonianza del fatto che “in ogni famiglia c’è un Carabiniere”.
Nato nel 1928, dopo l’interruzione post-bellica dal 1945 al 1949, la pubblicazione del Calendario venne ripresa regolarmente nel 1950 e da allora è stata puntuale interprete, con le sue tavole, delle vicende dell’Arma e, attraverso di essa, della Storia d’Italia. Il Calendario ha una rilevanza importante per la famiglia dell’Arma, momento di coesione ed unità attorno ad un oggetto semplice, ma ispirato da grandi valori comuni, nel quale si riconoscono tutti i carabinieri e i loro comandanti, dalle grandi città ai più piccoli paesi.
Le tavole artistiche dell’edizione 2016 del Calendario Storico, ideate e realizzate sotto la direzione artistica di Silvia di Paolo, e l’Agenda sono state presentate al pubblico da Massimo Giletti.
Presenti in qualità di relatori Mario Calabresi, Aldo Cazzullo, Philippe Louis Daverio e Ferruccio De Bortoli.
La presentazione ha avuto inizio con il saluto del Generale DEL SETTE alle Autorità presenti e ai gentili ospiti, cui ha fatto seguito un breve excursus sul Calendario Storico e sull’Agenda.
Il Generale del Sette ha in particolare sottolineato come l’annuale presentazione abbia “ormai raggiunto il fascino e la valenza di una tradizione… giunta alla 71^ edizione”. “Il primo calendario – ha proseguito – vide la luce a Firenze nel 1928” rievocando le “tante immagini susseguitesi nel tempo sulle sue pagine dalle opere d’arte recuperate alle imprese sportive dei carabinieri atleti; dai giovani alle donne; dalla storia alla Bandiera dell’Arma, dalle missioni all’estero alle manifestazioni d’epoca...”. Ha evidenziato come nell’anno del Centenario della prima guerra mondiale e nel settantennale della liberazione si sia “voluto rendere omaggio all’Arma e all’arte pittorica, inserendo in alcuni capolavori di grandi pittori italiani ed europei immagini di carabinieri che risaltano nella bellezza e nella originalità di tali opere” grazie “alla tecnica sopraffina di pittura digitale di Silvia Di Paolo”. Il Generale Del Sette ha sottolineato come il percorso celebrativo delle due importanti ricorrenze storiche sia proseguito ”in maniera più esplicita e approfondita con le immagini e i testi“ dell’Agenda.

Descrizione del Calendario Storico dell’Arma 2016

Il filo conduttore che lega i mesi dell'anno è costituito dal tema “Il Carabiniere e le Arti”.

Il calendario, “nell’anno in cui la Bandiera dell’Arma dei Carabinieri è stata decorata dalla Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte, per la meritoria opera svolta a salvaguardia del Patrimonio Culturale Italiano e internazionale”, rende omaggio all’Arma “rivisitando alcuni capolavori di sommi rappresentanti della pittura italiana ed europea che hanno preceduto, accompagnato e immediatamente seguito il periodo delle immani tragedie delle due guerre mondiali, in un percorso immaginario lungo gli oltre duecento anni di storia dell’Arma”.
Il tema del calendario è stato ispirato “dalla celeberrima opera impressionista di Claude Monet “I papaveri”; è bastato inserire una pattuglia di Carabinieri nel paesaggio solare immaginato dal pittore francese per infondere quel profondo senso di sicurezza e serenità che la vigilanza dell’Arma da sempre trasmette alle nostre comunità. E’ così che, ricevuto dagli enti preposti il necessario assenso a reinterpretare le immagini delle opere prescelte con la tecnica della pittura digitale, ha preso forma questo progetto culturale, coerente con la finalità della pubblicazione di contribuire a diffondere la conoscenza dell’Arte e del Carabiniere nella sua evoluzione storica e nella sua dimensione umana e sociale “..
In copertina, “l’emblematico segno distintivo dei Carabinieri - la fiamma - si staglia tra le volute geometriche e nitide d’ispirazione futurista, segno della solidità istituzionale nel tempo, riprese da un’opera di Giacomo Balla, nei colori che contraddistinguono la Bandiera italiana - il verde, il bianco e il rosso - l’Arma dei Carabinieri - il blu e ancora il rosso - l’azzurro del vessillo europeo e il celeste dell’ONU”.
Nella II di copertina troviamo due commenti all’opera, di Ferruccio De Bortoli, che sottolinea come “non stupisce vedere” i Carabinieri “in nessuna situazione, sono i nostri insostituibili compagni di viaggio, anche nell'arte come nella letteratura, nei racconti di Sciascia, di Soldati, di Carofiglio e tanti altri” e di Philippe Louis Daverio che evidenzia come l’Arma, in questa edizione, abbia “deciso di dialogare con il mondo dell’arte…con un intento ben preciso, quello di trasmettere il messaggio d’una sensibilità per il mondo delle arti che dell’Italia è un fondamento imprescindibili”.
“Il percorso immaginario delle tavole del Calendario interpreta l’evoluzione dell’Arma dei Carabinieri nel tempo, disancorato dalla rigidità cronologica delle opere. Parte da Giovanni Boldini, con una composizione intima, evocativa di un momento storico ottocentesco, nella quale, alla giovane donna e al figlio dipinti dall’artista, si affianca la figura caratteristica di un Carabiniere, marito e padre, espressione di eleganza e di composta proprietà formale. Con Amedeo Modigliani, l’operazione assume dimensioni quotidiane: le sue figure esili e allungate, che esaltano tutti i valori umani, ci riconducono alla bellezza e alla semplicità delle forme tipiche dell’arte rinascimentale. Nelle tinte forti di Henri de Toulouse-Lautrec è stato incastonato l’elemento uniformologico più caratterizzante del Carabiniere, il mantello foderato di rosso, coincidente con una lettura fatta già negli anni ‘20 del secolo scorso dalla rivista “L’Arma Fedele”: nella cornice di una riunione mondana il Carabiniere assiste impassibile alla coinvolgente festosità. La figura del Maresciallo, attento e paterno tutore del territorio, con i colori intensi della campagna e i protagonisti della serena vita di provincia, caratterizza invece i personaggi e le atmosfere di Vincent Van Gogh. Ecco, poi, il musicante visto col candore arcaico di Henri Rousseau. Quindi, la pattuglia che vigila sul tranquillo pomeriggio festivo della gente, come concepito da Georges Seurat. Per Giorgio De Chirico, una scelta che certo sarebbe piaciuta anche a lui: nelle vesti di un Generale dei Carabinieri dell’800 è lo stesso pittore in sella ad uno dei suoi cavalli riccioluti, un autoritratto virtuale che va ad aggiungersi ai tanti da lui dipinti nel corso degli anni, in costume da torero o da gentiluomo del settecento. Nella doppia pagina centrale la già citata opera “I papaveri” di Monet, uno dei massimi rappresentanti dell’Impressionismo, è rivisitata, come detto, con la semplice aggiunta di una pattuglia di Carabinieri, la cui presenza appare protettiva e rasserenante. Con Salvador Dalì solleviamo i piedi da terra e ci portiamo con la fantasia al livello del Surrealismo; la pittura del grande artista spagnolo è sembrata la più valida a essere coniugata, nella chiave delle sue invenzioni oniriche, con la figura del Carabiniere sposata al concetto dell’eroismo a difesa dei cittadini. A seguire, una serie di tavole ispirate alle opere degli eredi della Scapigliatura, i Futuristi, che si proponevano di adeguare ogni espressione d’arte al dinamico divenire della civiltà industriale e delle sue città. Il “trionfante progresso delle scienze” ha trovato la sollecita risposta dell’Arma dei Carabinieri che, da allora, ha ancor più dato slancio allo sviluppo delle proprie strutture, con l’adozione di sempre nuovi procedimenti, strumenti e mezzi operativi. Il vivace dinamismo è rievocato, in queste pagine, con le successive interpretazioni dell’aderenza e della tempestività dell’azione dell’Arma. Ecco, quindi, la caotica realtà metropolitana di Umberto Boccioni che, nella rivisitazione, si svolge sotto lo sguardo amico, protettivo e vigile di due Carabinieri, cui seguono le immagini, dipinte nel tipico stile futurista, di un’autoradio e di un Carabiniere motociclista, tratte da un’altra opera di Balla e da una di Mario Guido Dal Monte. Conclude Carlo Carrà, il più ermetico, ma anche il più discretamente simbolista della pittura italiana: al suo stile è affidata l’evocazione di un’Arma che, dotata dei mezzi della modernità, opera nel presente e guarda al domani con il saldo spirito di sempre”.
“Infine, il sereno e sognante surrealismo di René Magritte onora, con l’immagine più alta, l’Arma e i suoi Decorati: attraverso una porta sospesa nello spazio, una pattuglia di Carabinieri procede serena verso il futuro nell’adempimento del proprio dovere. E’ leggera e sicura, perché trae forza e determinazione dall’esempio di tutti quegli Eroi con gli stessi alamari che, evocati dalle decorazioni indicate nel cielo etereo, hanno tanto contribuito a dare lustro all’Arma e sicurezza agli italiani”.

Nel dettaglio nel Calendario sono riprodotte:

IMMAGINE DI COPERTINA
“Omaggio a Giacomo Balla”
In copertina, l’emblematico segno distintivo dei Carabinieri - la fiamma - si staglia tra le volute geometriche e nitide d’ispirazione futurista, segno della solidità istituzionale nel tempo, riprese da un’opera di Giacomo Balla, nei colori che contraddistinguono la Bandiera italiana - il verde, il bianco e il rosso - l’Arma dei Carabinieri - il blu e ancora il rosso - l’azzurro del vessillo europeo e il celeste dell’ONU. Poi le tavole interne che, dalle atmosfere ottocentesche di una famiglia dell’Arma, attraverso i mesi dell’anno, ci portano alla visione moderna e tecnicista della tavola di dicembre, per concludere con il foglio finale, evocativo dello stato dell’Istituzione che si è già avviata, resa più ricca dalla presenza femminile, verso un luminoso futuro.
Il percorso immaginario delle tavole interpreta l’evoluzione dell’Arma dei Carabinieri nel tempo, disancorato dalla rigidità cronologica delle opere. Parte da Giovanni Boldini, con una composizione intima, evocativa di un momento storico ottocentesco, nella quale, alla giovane donna e al figlio dipinti dall’artista, si affianca la figura caratteristica di un Carabiniere, marito e padre, espressione di eleganza e di composta proprietà formale. Con Amedeo Modigliani, l’operazione assume dimensioni quotidiane: le sue figure esili e allungate, che esaltano tutti i valori umani, ci riconducono alla bellezza e alla semplicità delle forme tipiche dell’arte rinascimentale. Nelle tinte forti di Henri de Toulouse-Lautrec è stato incastonato l’elemento uniformologico più caratterizzante del Carabiniere, il mantello foderato di rosso, coincidente con una lettura fatta già negli anni ‘20 del secolo scorso dalla rivista “L’Arma Fedele”: nella cornice di una riunione mondana il Carabiniere assiste impassibile alla coinvolgente festosità. La figura del Maresciallo, attento e paterno tutore del territorio, con i colori intensi della campagna e i protagonisti della serena vita di provincia, caratterizza invece i personaggi e le atmosfere di Vincent Van Gogh. Ecco, poi, il musicante visto col candore arcaico di Henri Rousseau. Quindi, la pattuglia che vigila sul tranquillo pomeriggio festivo della gente, come concepito da Georges Seurat. Per Giorgio De Chirico, una scelta che certo sarebbe piaciuta anche a lui: nelle vesti di un Generale dei Carabinieri dell’800 è lo stesso pittore in sella ad uno dei suoi cavalli riccioluti, un autoritratto virtuale che va ad aggiungersi ai tanti da lui dipinti nel corso degli anni, in costume da torero o da gentiluomo del settecento. Nella doppia pagina centrale la già citata opera “I papaveri” di Monet, uno dei massimi rappresentanti dell’Impressionismo, è rivisitata, come detto, con la semplice aggiunta di una pattuglia di Carabinieri, la cui presenza appare protettiva e rasserenante. Con Salvador Dalì solleviamo i piedi da terra e ci portiamo con la fantasia al livello del Surrealismo; la pittura del grande artista spagnolo è sembrata la più valida a essere coniugata, nella chiave delle sue invenzioni oniriche, con la figura del Carabiniere sposata al concetto dell’eroismo a difesa dei cittadini. A seguire, una serie di tavole ispirate alle opere degli eredi della Scapigliatura, i Futuristi, che si proponevano di adeguare ogni espressione d’arte al dinamico divenire della civiltà industriale e delle sue città. Il “trionfante progresso delle scienze” ha trovato la sollecita risposta dell’Arma dei Carabinieri che, da allora, ha ancor più dato slancio allo sviluppo delle proprie strutture, con l’adozione di sempre nuovi procedimenti, strumenti e mezzi operativi. Il vivace dinamismo è rievocato, in queste pagine, con le successive interpretazioni dell’aderenza e della tempestività dell’azione dell’Arma. Ecco, quindi, la caotica realtà metropolitana di Umberto Boccioni che, nella rivisitazione, si svolge sotto lo sguardo amico, protettivo e vigile di due Carabinieri, cui seguono le immagini, dipinte nel tipico stile futurista, di un’autoradio e di un Carabiniere motociclista, tratte da un’altra opera di Balla e da una di Mario Guido Dal Monte. Conclude Carlo Carrà, il più ermetico, ma anche il più discretamente simbolista della pittura italiana: al suo stile è affidata l’evocazione di un’Arma che, dotata dei mezzi della modernità, opera nel presente e guarda al domani con il saldo spirito di sempre.
GENNAIO
Elaborazione di un particolare di “La Signora in Rosa” (1816) e, in alto, “Consuelo Duchessa di Marlborough, con il figlio Ivor Spencer Churchill” (1906) di Giovanni Boldini.
FEBBRAIO
Amedeo Modigliani, Modì per gli amici che abbreviano così il suo cognome e “maudit” nel senso vero dei poeti maledetti, non ebbe vita facile e morì a Parigi giovane trentasettenne come l’altro Amedeo, il sommo musicista Mozart. Era in verità figlio d’una buona famiglia ebraica livornese d’origine romana e di stampo risorgimentale. Suo fratello maggiore Giuseppe Emanuele fu eletto deputato nel 1913 e finì in esilio dopo l’affare Matteotti.
Giuseppe in onore di Garibaldi, Emanuele e Amedeo in onore dell’Italia e di casa Savoia. E sicuramente in casa Modigliani sarebbe stato apprezzato il Carabiniere che ha preso il posto di Leopold Sborowski, mercante mecenate del pittore, visto che l’Arma era stata fondata sotto il regno di Vittorio Emanuele, figlio di Vittorio Amedeo III, e che le sue “carabine” furono essenziali nella spedizione di Garibaldi e dei Mille.
“Ritratto di Leopold Zborowski”(1916) e, sullo sfondo, elaborazione di “Lunia Czechowska” (1819) di Amedeo Modigliani.
MARZO
Questa composizione contiene la combinazione di varie fra le più note affiches di Toulouse Lautrec, quella che raffigura il noto cantautore dell’epoca Aristide Bruand con la sua immancabile sciarpona rossa e quelle che rappresentano la ballerina di cancan Jane Avril.
Sono queste immagini il sunto della parte al contempo popolare e colta della Belle Epoque. Il gioco dell’elaborazione però non si ferma qui: non siamo a Parigi perchè la linea d’orizzonte lascia apparire la Mole Antonelliana, il grande edificio torinese che celebrava gli entusiasmi per l’Unità d’Italia in quel Piemonte che aveva visto appunto nascere l’Arma dei Carabinieri.
Sopra, “Aristide Bruant” (1892) e, sullo sfondo, un particolare elaborato di “Danza al Moulin Rouge” (1890) di Henri de Toulouse-Lautrec.
APRILE
Vincent van Gogh, l’ansioso artista dei Paesi Bassi, tentò di trovare la pace dell’anima nel solleone del mezzogiorno francese.
La pace non la trovò ma vi scoprì l’incanto dei colori e la bonarietà delle genti che erano ben meno angosciate di quelle che aveva conosciuto nelle miniere del Belgio, quelle dove aveva vissuto inizialmente come predicatore prima di darsi esclusivamente alla pittura. Dal 1888 Van Gogh è ad Arles dove si mette a dipingere con entusiasmo, paesaggi, campi, luce.
E si prende d’amicizia con un personaggio centrale della vita locale, il postino Joseph Roulin, che ritrae quasi con ossessione, lui e poi la moglie e i figli. La pacatezza di quell’uomo in uniforme che rappresenta lo Stato nel decentramento totale della provincia lo rassicura.
“Il postino Joseph Roulin” (1888) e, sullo sfondo, particolare elaborato di “Notte Stellata” (1889 circa) di Vincent Van Gogh.
MAGGIO
Henri Rousseau, detto il Doganiere Rousseau perché lavorava nell’ufficio del dazio di Parigi, era assolutamente consapevole della potenza della sua arte, e benché sia passato alla Storia
come l’inventore del dipingere Naïf, era egli tutt’altro che ingenuo.
Pare avesse detto a Pablo Picasso che erano loro due i maggiori pittori dell’epoca, lui nello stile moderno e lo spagnolo in quello egizio.
Il che provocava nel doganiere un forte senso dell’ironia che ne spiega assai bene la rasognata visione della natura in fiore e quella sospensione estatica delle sue invenzioni. Sembrava egli già intuire le responsabilità future della salvaguardia d’un ambiente senza il quale la vita in terra perde ogni poesia, e forse ogni possibile sopravvivenza.
“Il Sogno” (1910) e, sullo sfondo, elaborazione di “Paesaggio esotico” (1910) di Henri Rousseau.
GIUGNO
Le signore dell’Ottocento affrontavano l’estate con l’ombrellino: non era ancora di moda l’abbronzatura. Gli italiani lo chiamano così perché dovrebbe offrire l’ombra mentre i francesi lo distinguono dal “parapluie” che ripara dalla pioggia.
E’ quindi evidente che nei dipinti estivi francesi non possa mancare, sia che serva alla mamma che passeggia nella campagna fra i campi nel dipinto impressionista di Claude Monet “I papaveri” (nella pagina centrale) sia che appaia fra le signore parigine che vanno a prendere il fresco lungo la Senna nel dipinto puntinista di Georges Seurat.
Ma in un quadro come nell’altro, i Carabinieri vigilano e camminano secondo la consegna, in due.
“Una domenica pomeriggio alla Grande Jatte”(1883-85) e, sullo sfondo, elaborazione di un particolare di “La Grande Jatte” (1884-86) di Georges Seurat.
LUGLIO
Giorgio de Chirico, il padre della metafisica in arte, è anche noto per la passione che aveva nell’autoritrarsi: si poneva indiscutibilmente al centro del proprio mondo creativo. I suoi autoritratti subiscono sempre l’influenza della sua arte che tende a celare l’apparente per dare rilievo alla metafisica recondita delle cose. Molto legato a suo fratello che prenderà lo pseudonimo di Alberto Savinio spesso si presenta con lui, ovviamente in modo
misterioso e celato: ecco il motivo delle tante coppie di cavalli sulle rive della Tessalia greca dove trascorsero la loro infanzia. Corrono e si esaltano fra le rovine d’un mondo antico che in loro si perpetua e si rigenera, oppure appaiono come i dioscuri Castore e Polluce, quelli della mitologia greca ma pure quelli archeologici ritrovati negli scavi durante il Rinascimento e posti a montare la guardia a Roma dinnanzi al Quirinale e sulla scalinata del Campidoglio.
“Cavalli in riva al Mar Egeo”(1963) e, sullo sfondo, particolare elaborato di “Piazza d’Italia” (1913) di Giorgio de Chirico.
AGOSTO
Uno degli spiriti innegabilmente più eccentrici del XX secolo, Salvador Dalì, disegnatore eccellente amico dei poeti e del grande regista Luis Buñuel, va oltre il surrealismo parigino a navigare nella fantasia totale del suo immaginario di dandy catalano.
Uno dei suoi dipinti più drammatici è quello che descrive “La tentazione di Sant’Antonio”, realizzato nel 1946, l’anno successivo alla fine della Seconda Guerra, quando l’ansia era tangibile in tutta Europa, anche in una Spagna che era rimasta estranea al conflitto perché aveva già pagato il suo tributo di sangue con la guerra civile.
Nella reinvenzione per il mese di agosto i ruoli si invertono ed è il prode cavaliere a controllare la scena. D’altronde ben si sa che i Carabinieri a cavallo fanno sempre un’eccellente figura.
“La tentazione di Sant'Antonio” (1946), di Salvador Dalì.

SETTEMBRE
E’ nella città che sorge la modernità ed è la città che affascina Umberto Boccioni sin da quando dipinge ancora da divisionista i quartieri nuovi che sorgono a Milano. Il pulsare e le tensioni che questa città nuova generano saranno uno dei temi suoi preferiti quando diventa uno dei protagonisti della pittura futurista. Il suo primo capolavoro assoluto è “La città sale”, una grande esaltazione dei lavori in corso negli edifici che stanno allargando Milano. L’anno successivo, nel 1912, dipinge le “Visioni simultanee”, quelle che il turbinio della città offre allo sguardo moderno che ne contempla dall’alto le strade, il traffico e le case.
Tutto è movimento, colore e materia; tutto appare nondimeno coordinato.
Ed è su questa città d’una Italia rinnovata che vigila una coppia di Carabinieri, anche loro coinvolti nella sua potente energia.
“Visioni simultanee” (1911) e, sullo sfondo, elaborazione di un particolare di “Stati d’animo II - Gli Addii” (1911) di Umberto Boccioni.
OTTOBRE
I Carabinieri, si sa, sono sempre stati all’avanguardia
e condividono il mito della macchina e della velocità, inconsapevolmente forse, con il Futurismo. Quale miglior riferimento allora di quello con “Velocità astratta”, la tela dipinta da Giacomo Balla nel 1913, la quale sembra già anticipare il Pronto Intervento d’oggi! Le linee forza che scandiscono l’immagine sono quelle della vettura che penetra l’aria e del suono che emette. Balla fu della velocità un cantore supremo e quando, ormai tranquillo padre di famiglia negli anni Quaranta del secolo scorso, guarderà le figlie che si preparano ad uscire, lui con l’evolversi dei tempi e dei modi tornato ad una pittura ben più figurativa, non potrà esitare ad intitolare il suo dipinto “Presto che è tardi!”.
di Giacomo Balla “Velocità astratta (è passata l’automobile)” del 1913 e, sullo sfondo, elaborazione di un particolare della stessa opera.
NOVEMBRE
L’arte talvolta anticipa i tempi. Quella futurista ha questo destino segnato nel proprio nome addirittura.
L’autodromo Enzo e Dino Ferrari ad Imola è del 1953: eppure nell’antivigilia di Natale del 1906 nasceva ad Imola Mario Guido Dal Monte che diventa pittore futurista giovane ventenne dopo avere visitato la Biennale di Venezia del 1926 e s’innamora dei motori e delle motociclette. Erano gli anni nei quali le competizioni su due ruote a motore iniziavano ad entusiasmare tutta la gioventù. I Carabinieri hanno in dotazione le motociclette sin dagli esordi del secolo ventesimo e già nel 1912 il Ministero aveva autorizzato gli ufficiali a guidarle per motivi di servizio.
Dopo la Prima Guerra marche italiane come Bianchi, Guzzi e Gilera divennero strumento quotidiano per l’espletamento delle funzioni.
La moto iniziava a sostituire il cavallo.
“Il motociclista” (1927) di Mario Guido dal Monte.
DICEMBRE
Di otto anni più anziano di De Chirico, Carlo Carrà di quest’ultimo subisce l’influenza che gli fa dimenticare la pittura futurista e già prima quella divisionista per farne uno dei protagonisti di quella metafisica. Fu fondamentale il loro incontro nelle retrovie all’infermeria militare di Ferrara nel 1917: è lì che nacque il movimento che passerà alla storia come “Metafisica”. Carrà diventerà successivamente famoso per i suoi paesaggi urbani ma già in quest’opera rappresenta il rapporto fra l’essere umano e la città, le piazze e i loro misteri. Dalla visione pulsante e caotica della città futurista si passa così ad una rappresentazione sospesa e silente di quella metafisica dove il Carabiniere inserito nel quadro restituisce il senso di sicurezza che la solitudine sembra avere cancellato.
“Ovale delle apparizioni” (1918) e, sullo sfondo, elaborazione di un particolare di “La loggia” (1942) di Carlo Carrà.
ULTIMA PAGINA
Infine, il sereno e sognante surrealismo di René Magritte onora, con l’immagine più alta, l’Arma e i suoi Decorati: attraverso una porta sospesa nello spazio, una pattuglia di Carabinieri procede serena verso il futuro nell’adempimento del proprio dovere. E’ leggera e sicura, perché trae forza e determinazione dall’esempio di tutti quegli Eroi con gli stessi alamari che, evocati dalle decorazioni indicate nel cielo etereo, hanno tanto contribuito a dare lustro all’Arma e sicurezza agli italiani. “La risposta inaspettata” (1933) di René Magritte.

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