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Rete sull'incontro per Bcsm

8 set 2015
Rete sull'incontro per Bcsm
Lunedì è stata convocata una riunione con i gruppi consiliari per discutere della nomina del nuovo presidente di Banca Centrale.
Tutto parte dall’ordine del giorno 26 giugno 2015 adottato dalla maggioranza che pone il mese di ottobre come termine ultimo della nomina e impegna ad un “costante dialogo” con le altre forze. Il dialogo è stato così costante che da giugno si è aspettato settembre per iniziarlo.
L’odg conteneva: la necessità di una selezione internazionale per avere una lista di candidati entro settembre, una “congruità dei compensi” ( per derogare il tetto massimo di stipendio stabilito in 150.000 euro) e, tra i requisiti, una certa dose di entrature e relazioni in ambito finanziario internazionale.
RETE continua a sostenere che per la nomina nuovo Presidente occorre prima sapere quali siano i binari da seguire per rafforzare e rilanciare il sistema finanziario e bancario.
BCSM deve avere un ruolo centrale e primario oltre che nel capo della vigilanza, fondamentale per garantire il sistema e gli stakeholder (cittadini, imprenditori, imprese, istituzioni, azionisti e obbligazionisti) anche in quello del riposizionamento del settore nel suo complesso.
Fino ad ora è mancata una visione di insieme e pare che ogni realtà del sistema viaggi autonomamente: Banca Centrale può fare da collante in modo da creare un circuito virtuoso di collaborazione con i vari organismi creando non solo regole formali, ma una vera cultura della trasparenza e della legalità. Per questo vanno affrontate anche le incompatibilità del sistema, come quelle tra persone politicamente esposte con i ruoli di vigilanza.
Quale modello si intende perseguire? Il sogno della piazza finanziaria e dell’ internazionalizzazione aprendosi all’intero mercato e pensando di essere concorrenziali su tutto? Oppure, come noi crediamo, occorre agire per gradi specializzandosi in nuove nicchie, (raggiungendo l’eccellenza nel servizio alla clientela) con un’ottica realistica e sostenibile, in sinergia con l’identificazione di settori strategici di sviluppo, in modo da collezionare e saper comunicare la certezza di successi e azioni virtuose? Questo può servire alla credibilità internazionale più di tanti protocolli.
Un ulteriore punto che andrebbe inserito nel profilo è la necessità di coinvolgere il personale occupato (si parla di 872 occupati in tutto il settore finanziario-assicurativo) nella conversione di questo modello, per evitare quell’ondata di disoccupazione che rischia invece di prefigurarsi.
Inoltre vi è la formazione di futuri vertici sammarinesi, perché siamo convinti che molte delle potenzialità interne siano ancora inespresse.
Per riassumere, occorre da una parte avere le idee chiare su cosa si vuole e gli step per raggiungere gli obiettivi, dall’altra un cambio radicale che pretenda che le banche non siano più casseforti di capitali di dubbia provenienza ma divengano un vivo ingranaggio inserito nel tessuto sociale del paese. Le future nomine devono anche essere consapevoli delle situazioni più critiche, anche in vista degli effetti della voluntary disclosure.
Purtroppo invece l’unica novità è l’introduzione nel processo di nomina, prima di sottoporre al Consiglio Grande e Generale una rosa di nomi (cosa certamente positiva), del vaglio tecnico da parte o di una commissione appositamente creata oppure di una società specializzata con tecnici a cui affidarsi per la scrematura dei curriculum che potrebbero arrivare facendo pubblicizzare l’avviso di selezione anche in questo caso ad una ditta esterna.
Il tutto entro ottobre?
Alle critiche di RETE su questo passaggio le risposte non ci sono apparse lineari: chi voleva che i tecnici fossero chiamati solo in caso di necessità, chi affermava che quello dei tecnici è un parere di cui la politica potrà anche non tenere conto (e quindi la politica smaschererebbe i propri tecnici?), e chi afferma che il ruolo dei tecnici sarà quello di controllare la veridicità di ciò che è scritto sui curriculum (significa che, in mancanza di un preciso organismo tecnico, nessuno controlla?).
Per RETE la questione è chiara: anziché delegare ai tecnici occorre che le traiettorie di un
modello bancario e finanziario che si basi su cultura della trasparenza e sostenibilità degli obiettivi siano espressione di una politica altrettanto trasparente e sostenibile.

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