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Troviamo un linguaggio comune!

26 giu 2016
Troviamo un linguaggio comune!
L’ultimo articolo di Carlo Franciosi, pubblicato il 22 giugno su l’Informazione, traccia un’analisi politica che in larga parte condividiamo. Al contrario suo, però, non riteniamo la confusioni di linguaggi un elemento di preoccupazione, quanto la normale conseguenza di quello che lo stesso Franciosi ha definito “la fine di un regime”. Per tutta l’epoca del gattismo, o se vogliamo per tutta l’epoca in cui San Marino ha pratica l’economia offshore, la dialettica politica era stata ridotta a un orpello di legittimazione democratica. Ora che quell’epoca è al tramonto, la dialettica torna a essere ciò che è: battaglia delle idee. Ci troviamo, pertanto, di fronte ad una reale opportunità di cambiamento.
Attenzione però! Si può cambiare per il meglio; ma anche per il peggio.
In questa fase di passaggio, il maggior pericolo cui il Paese incorre, l’ha ben esposto un’altra figura senatoriale della politica sammarinese, Fausta Morganti: il possibile ritorno ad uno stato di pre-fascismo oligarchico.
In molti si sono chiesti: perché un’affermazione così grave? Lo strumento primario attraverso cui il gattismo ha costruito il proprio consenso - il clientelismo - si basava su un “dare” e un “avere”. Il “dare” corrispondeva al riconoscimento di un diritto attraverso la forma della concessione: il posto di lavoro, il rilascio di una licenza, lo sblocco di un terreno, eccetera. L’avere, all’obbedienza del voto. Questa odiosa e degenere cultura dello scambio, ha corrotto ogni cosa. Per quel che ci riguarda l’abbiamo condannata e continuiamo a condannarla senza possibilità d’appello. Ma ciò che in questo momento più ci preoccupa sono altri e più temibili strumenti di consenso, che il perdurare della crisi sta mettendo nelle mani della sedicente “nuova politica”: la disoccupazione e il debito. Chiediamo ai lettori: una politica che si reggesse sulla paura e sul ricatto, quale altra definizione dovrebbe assumere, se non quella di fascista e oligarchica?
Che fare?
I tempi straordinari richiedono misure straordinarie. Bene fa, allora, Franciosi a insistere per un “governo di emergenza […] analogo al consiglio di stato nominato nel settembre 1943”. Anche noi, nel corso dell’attuale legislatura, a più riprese abbiamo provato ad indicare misure straordinarie, come l’Arengo e il governo della Reggenza. Se sono cadute nel vuoto per certo è anche per nostro demerito. Però possiamo assicurare a Franciosi il sentimento di macchinazione, congiura e di lotta per la sopravvivenza personale e di gruppo, che si percepisce a Palazzo, rende molto, molto difficile l’instaurarsi di un senso di responsabilità istituzionale.
In ogni caso, che proceda il normale corso della politica rappresentativa o che si attuino misure di carattere straordinario, senza il coinvolgimento, la partecipazione e il supporto di una parte larga e trasversale di Cittadini, sarà ben difficile che San Marino possa guarire dai suoi molti mali.
Una delle colpe più gravi della “politica di regime” è stata quella di avere cancellato le memorie familiari nel tempo di una sola generazione, ovvero di aver fatto vivere il Paese in un eterno presente di effimera abbondanza, di avere divelto le radici dell’identità e di aver messo da parte il patrimonio di saggezza e di esperienza di quelle donne e di quegli uomini che negli anni precedenti avevano saputo esprimere una “buona politica”.
A loro e a tutti i Sammarinesi di buona volontà chiediamo di prestare il proprio contributo per trovare insieme un nuovo linguaggio che riporti la Repubblica a stare lì dove merita di stare.

Comunicato stampa
Agostino Corbelli
Tarcisio Corbelli
Pietro Faetanini
Augusto Gasperoni
Luca Lazzari
Movimento RETE
Alessandro Rossi
Lazzaro Rossini
Federico Pedini Amati
Emanuele Santi
Massimo Valentini
Alberto Zafferani


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