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Sulle confische si prenda una decisione, i "mazziniani" chiedono di metterci un punto

Gli avvocati: "Lesi diritto fondamentali della difesa"

9 ago 2023

Sul processo Mazzini, che per dimensioni e risonanza mediatica non ha avuto uguali a San Marine, la parola fine slitta ancora un po'. Tutto ruota attorno alle confische decise in Appello dal giudice Francesco Caprioli, nonostante professionisti ed ex politici coinvolti nella cosiddetta “tangentopoli sammarinese” siano stati assolti o prosciolti. Cosa che ha spianato la strada, com'è noto, al ricorso in terza istanza, dichiarato inammissibile del giudice Oliviero Mazza per l'impossibilità di entrare nel merito. E così, un anno fa, la palla è passata al giudice per l'Esecuzione e lì al momento resta sospesa, con l'unica novità che anche l'ex Segretario di Stato Fiorenzo Stolfi, l'unico “big” che non ricorse in terza istanza, ha scelto di accodarsi per quest'ultimo step, spinto dalla volontà di mettere un punto ad una vicenda che, come sottolineano gli avvocati, “lede diritti fondamentali” dal momento che due anni fa una sentenza aveva tra le altre cose annullato la confisca per equivalente, e che a tutt'oggi Stolfi e Roberti per esempio, abbiano l'intero patrimonio “congelato”. Il giudice Vico Valentini ha incaricato la polizia giudiziaria di una sorta “di ricognizione”, un rapporto di sintesi che dia conto dell'elenco dei beni intestati agli imputati, del compendio e della modalità di sequestro. Il rapporto, contenuto in una decina di pagine, è già nella disponibilità del giudice e sulla base di questo “perimetro di massima” gli avvocati si augurano di avere presto risposta. Se ritenuta equa, la decisione - spiegano i legali - metterà l'agognata parola fine alla vicenda. In caso contrario rimane la carta, ventilata nella sua sentenza dallo stesso giudice Mazza, legata alla possibile illegalità, e quindi non applicabilità, della pena.   





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