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Crisi occupazionale: industriali gettano acqua sul fuoco

1 nov 2003
Crisi occupazionale: industriali gettano acqua sul fuoco
La crisi economica è generale, non legata alla situazione particolare di San Marino, ma in Repubblica il problema si avverte forse di più, perché il sistema si è fermato: mentre oltre confine creano nuove condizioni per favorire gli investimenti, l’appetibilità di San Marino è venuta un po’ meno e le imprese in territorio investono all’estero, dove conviene di più. L’Associazione degli industriali getta acqua sul fuoco delle polemiche legate alla crisi economica ed occupazionale: la ragione per cui le aziende chiudono, sostengono gli imprenditori, sono diverse, per alcune il mercato di riferimento attraversa momenti di difficoltà, per altre si tratta di riorganizzare l’attività in base alle strategie impartite dal gruppo di cui l’azienda fa parte. Ma in ogni caso, sostiene l’Anis, i disoccupati dall’inizio dell’anno ad oggi sono diminuiti di almeno 200 unità. Un totale di 450 in attesa di un posto di lavoro, su 18.000 dipendenti, significa un tasso di disoccupazione del 3%, per gli imprenditori del tutto fisiologico. Non è vero, aggiungono gli industriali, che le imprese non assumono sammarinesi: a volte non c’è corrispondenza tra domanda ed offerta, quando le aziende chiedono personale sempre più specializzato, che conosca almeno una lingua straniera e sia disposto a compiere trasferte fuori territorio, incontrano resistenze e titubanze: i sammarinesi, per l’Anis, pensano ancora di poter scegliere il lavoro a loro più congeniale.
Sulle cifre dell’occupazione c’è invece polemica all’interno della Commissione di collocamento, dopo le dimissioni del rappresentante della CDLS Gian Carlo Felici, rigettate dalla sua Confederazione. Felici, in una lettera aperta afferma di non avere nessuna intenzione di ritirare le proprie dimissioni e punta il dito contro le aziende che preferiscono assumere personale forense, e qui snocciola i dati: nelle liste di attesa, dice, al 24 ottobre sono iscritti 63 laureati, 135 diplomati, 210 generici, ma nell’ultima riunione della Commissione sono stati impiegati 11 sammarinesi, contro 83 frontalieri, e almeno altri 19 posti avrebbero potuti essere concessi a sammarinesi. I dati che lui stesso fornisce vengono però duramente contestati dall’altro rappresentante della CDLS in Commissione, Giorgio Felici, che parla di cifre false e di comportamenti strumentali da parte del collega che, a suo dire, ne farebbe solo una questione personale e legata al suo partito.

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