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Giuliano Tamagnini (CSdL): “Superficiali, ipocriti e demagoghi sarete voi!”

9 feb 2011
Il Governo di San Marino, con uno sconcertante comunicato, ha illustrato compiacendo se stesso il contenuto dei decreti legge d’urgenza e dei decreti delegati varati per realizzare, diversamente dalla legge finanziaria, quello che l’Esecutivo si era prefissato, ma che non era stato capace di realizzare con la finanziaria. Infatti, con il decreto sul taglio delle indennità, previsto dalla legge di bilancio, è stata parecchio mitigata la ricaduta sui lavoratori, come a suo tempo chiesto dal sindacato, per ridurre le conseguenze di un intervento sleale e vigliacco che vanifica il valore della contrattazione collettiva. Gli effetti comunque non sono ancora tangibili, vista l’incertezza con cui sono stati concepiti i tagli; li vedremo direttamente applicati sulle retribuzioni di coloro che li subiranno e, nel caso, li contesteremo.
Il decreto sui pensionamenti obbligatori non era previsto dalla legge di bilancio, ma il Governo, colto da sindrome compulsiva da decretazione, ne ha dovuto fare uno d’urgenza per correggere quello che la legge finanziaria non aveva chiarito, ma che il sindacato aveva ampiamente preventivato e scritto; e cioè che i pensionamenti obbligatori, oltre che ledere un diritto legittimo stabilito da un’altra legge dello Stato, avrebbero creato malcontenti, disservizi, senza far risparmiare alcunché. Il Governo all’epoca aveva tirato dritto, accusando il sindacato di non fare proposte ed oggi, costretto a smentire sé stesso, emette un decreto legge d’urgenza, allo scopo di “evitare discrepanze in sede applicativa, nonché rendere la norma più aderente ai principi di equità, considerati, inoltre, i conseguenti effetti sull’organizzazione di taluni servizi”. Questo è quanto l’Esecutivo dice oggi, ma questo noi lo dicevamo prima dell’approvazione della legge finanziaria che il Governo testardamente ha voluto blindare, e che oggi è costretto a cambiare con un’altra legge perché inapplicabile.
Si dice poi, nello stesso comunicato del Governo, che nessuno ha capito la portata dei problemi che sta vivendo il nostro paese. Questo significa che solo il Governo sarebbe riuscito a farlo; ci sarebbe riuscito al punto che gli unici interventi che ha saputo fare sono quelli sui redditi dei lavoratori, sia in maniera diretta, con la tassa iniqua sui frontalieri e l’addizionale straordinaria sui redditi 2010, sia in maniera indiretta, con la tassa straordinaria sui servizi. Alla faccia, sono proprio dei fenomeni, hanno colpito solo i redditi fissi e non coloro che hanno rovinato questo paese! Quindi, recuperare quel 30% di minori introiti e continuare a finanziare lo stato sociale, secondo il Governo, spetterebbe solo a chi in questo paese ha sempre fatto il proprio dovere, e cioè tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, sammarinesi e frontalieri, che come contribuenti non evadono neppure un centesimo e non hanno nessuna responsabilità nella difficilissima situazione economica e di rapporti con il resto del mondo in cui ci troviamo.
I Segretari di Stato sono di memoria corta quando dicono che il sindacato ha rifiutato il confronto; il sindacato aveva chiesto proprio ai due segretari che scrivono nel comunicato, Finanze e Interni, la disponibilità a trattare sulle scelte che il Governo aveva effettuato nella finanziaria. Ma i due i segretari, nell’incontro dello scorso 17 gennaio a Palazzo Begni, hanno seccamente rifiutato il confronto, affermando che non avrebbero cambiato nulla della finanziaria, scegliendo invece la strada dell’autoreferenzialità politica della loro sempre più ridotta maggioranza.
Poi la questione della odiosa e discriminatoria tassa sui frontalieri; continuano a dire - dopo 25 anni di vigenza della nostra legge tributaria, quindi per la prima volta nella storia recente del paese - che non è una tassa, ma un intervento che toglie una detrazione d’imposta ai lavoratori non residenti fiscalmente a San Marino. Ma il Governo non spende una parola sui principi costituzionali e di diritto individuale che stabiliscono che, alla stessa mansione lavorativa, deve corrispondere lo stesso trattamento economico e normativo. L’Esecutivo bolla come ipocrite e superficiali tutte le posizioni che non tengono conto delle sue motivazioni, come se, per la loro ragion di stato, il fine deve sempre “giustificare i mezzi”; oppure, poiché c’è una situazione di difficoltà economica interna ed internazionale, si devono accettare passivamente tutti i tipi di vessazione verso i lavoratori… Noi sosteniamo invece che si esce dalla crisi salvaguardando i diritti e non riducendo le retribuzioni dei lavoratori, oltre che individuare precise politiche di sviluppo per realizzare un nuovo modello economico sul quale San Marino deve investire per il futuro.
Poiché siamo convinti che il diritto costituzionale e individuale debba essere sempre salvaguardato, visto che il Governo con la finanziaria ha deciso di violarlo, la CSU ha chiesto ai partiti presenti in Consiglio Grande e Generale, su due articoli specifici - pensioni coatte dei pubblici dipendenti e sovrattassa discriminatoria ai frontalieri - di ristabilire una condizione di legalità. All’appello hanno risposto, con grande soddisfazione, tutti i partiti dell’opposizione, con l’aggiunta graditissima degli Eps che ad oggi stanno ancora al Governo. Questo segnale è colto dal sindacato con grande positività perché segna finalmente un cambio di passo ed una volontà nuova, almeno di una parte della politica del nostro paese; una volontà che tende a condividere e dare rappresentanza politica alla parte più sana della società. Con queste premesse e con la grande volontà di cambiamento che i lavoratori hanno dimostrato, riteniamo che questo paese abbia la possibilità di tornare a sperare in un futuro più sereno.

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