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Chiesa San Martino, 2000 anni di storia

Un progetto per ottenere fondi per il restauro, valorizzarla e renderla utilizzabile dalla collettività.

di Davide Gresta Zucchi
1 lug 2022
A sinistra: una parte del grande quadro dietro l'altare della Chiesa, ora in restauro a Urbino. A destra: in alto Oliviero Pacassoni, in basso Ernesto Paleani.
A sinistra: una parte del grande quadro dietro l'altare della Chiesa, ora in restauro a Urbino. A destra: in alto Oliviero Pacassoni, in basso Ernesto Paleani.

Lo scorso 25 giugno, si è tenuta la presentazione del libro Chiesa San Martino in Foglia scritto dallo storico Ernesto Paleani e edito dalla sua casa editrice, in cui fa un'indagine sull'antica Pieve e l'area archeologica romana. Nel testo è racchiusa la presentazione del Sindaco di Tavullia Francesca Paolucci, del critico d'arte Vittorio Sgarbi e della figlia del proprietario della Chiesa, Michela Pacassoni. Un evento ricco di cultura che ha messo sotto i riflettori un luogo affascinante, proveniente da epoche lontane. Si tratta della Chiesa San Martino in Foglia situata nella frazione di Rio Salso del comune di Tavullia, tutt'oggi ancora consacrata e legalmente dichiarata come “Oratorio ecclesiastico privato” che non rientra nella Diocesi e nemmeno nella Pubblica Amministrazione. Due i millenni di storia che interessano questa incredibile struttura, la cui mononavata della Chiesa va a ricoincidere con l'atrio di una villa romana.

PER VOLERE DI UN BAMBINO

L'attuale proprietario del luogo è un privato: Oliviero Pacassoni, classe 1947, proveniente da una famiglia che lavorava la terra, andava a caccia e si occupava di agricoltura. Ha il merito di essere riuscito a mantenere l'attuale Chiesa in questione presso la sua famiglia. Quando era solo un bambino, infatti, condizionò i famigliari a non vendere il podere. Oggi, Pacassoni, racconta: “I miei genitori volevano vendere tutto, mentre mio nonno era contrario, così era sorta una diatriba. Nonostante ciò, mio nonno stava per cedere e quindi acconsentire alla vendita, ma quando arrivò il momento, mi sono alzato in piedi e ho urlato 'Noo!!' dalla tristezza, poi sono scappato via. Quando tornai a casa, mio nonno batté il pugno sul tavolo” e disse: “Non vuole neanche quel bambino!” E così non firmò più l'atto di vendita.

Un gesto spontaneo di un bimbo determinato, si è rivelato decisivo anche per il futuro della Chiesa. Oggi, infatti, Pacassoni e i suoi familiari stanno facendo di tutto per portare nuova vita a un luogo che purtroppo nel 2012, in seguito alla grandissima nevicata di allora e al terremoto, la Chiesa è stata dichiarata inagibile. “Già nel 2007”, spiega Pacassoni, “ho costituito un comitato dal notaio per la Chiesa di San Martino” di cui è Presidente la figlia Michela. “Siamo partiti da lì e adesso abbiamo molti iscritti. Questo consente di raccogliere dei finanziamenti. Abbiamo aperto un conto corrente apposito da dedicare a questa causa”, ossia al restauro e alla valorizzazione della Chiesa per renderla fruibile anche alla collettività. Da quando è diventata sua in seguito all'eredità, se ne è sempre occupato, “mettendo in sicurezza tutto il possibile, tra cui il quadro, l'altare e altre cose”.




UN GRANDE VALORE STORICO

Dal punto di vista storico, la Chiesa San Martino e l’area archeologica romana annessa “hanno un’importanza enorme”, spiega Paleani, “Abbiamo la fortuna di avere delle fonti archivistiche estese sul quale è stato possibile documentarsi”, cosa non sempre possibile quando si ha a che fare con millenni di storia. “I documenti li ho trovati sparsi in vari archivi, ma ho potuto visionarli e questo mi ha confortato. Il primo l’ho trovato a Ravenna e risale al 1127”. Il dottor Paleani è riuscito a dare un’identità a tutto il percorso: “Prima quel luogo era una Pieve, poi è diventata Chiesa, poi nel ‘700 è diventata proprietà privata dei Conti Palma, poi passata a una serie di proprietari nel corso dei secoli, fino ad arrivare tutt’oggi ad essere oratorio privato, ma aperto al pubblico”. Nel suo libro, corredato da documenti, è possibile scoprire i vari passaggi di proprietà, nonché la storia, le curiosità e le scoperte del posto (archeologiche, numismatiche, artistiche, culturali...)

I FONDI DA OTTENERE

Sull'ottenimento di tutti i finanziamenti necessari, Paleani ha consigliato un percorso allo scopo di superare l'incertezza e farla diventare concretezza: “Basta una delibera comunale per dichiarare antiquarium il sito. Quindi, se il Comune, - in questo caso di Tavullia - avesse una titolarità sopra questo bene privato, ma aperto al pubblico potrebbe ottenere anche dei fondi. Io ho dato ampia disponibilità ad intervenire. È come se l’itinerario così diventasse un bene turistico-culturale-archeologico da parte dell’amministrazione, però inserito in altre comunità”. Paleani fa notare che “i fondi in Europa ci sono e vanno finalizzati in un certo modo perché il meccanismo per ottenerli c’è. Bisognerebbe inserirsi nell’itinerario europeo di San Martino. Chiaramente possono pure essere coinvolte altre amministrazioni, altri Stati e privati”. Paleani precisa che non è solo un problema politico, quello dei finanziamenti dedicati all'arte e ai reperti storici, ma “soprattutto culturale”.

IN CONCLUSIONE

La Chiesa San Martino è un meraviglioso luogo dove si respira cultura, arte e storia. Ed è oggetto di uno scopo nobile, la cui fase embrionale partì da un bambino che si impuntò per evitarne la vendita. Nessuno può sapere come sarebbe finita questa storia se il podere con inclusa la struttura religiosa fosse stato venduto a terzi. Quel che è certo, è che grazie alla Famiglia Pacassoni con l'importante contributo dello storico Ernesto Paleani, è stata imboccata la buona strada per ottenere i fondi per il restauro, inserirla in un percorso di valorizzazione e consentire alla comunità di usufruirne. Pacassoni specifica che una volta ultimati i lavori, “potrà tornare anche ad essere usata per tenere la messa” e dunque renderla nuovamente un ambiente anche di preghiera e in aggiunta un punto di incontro per i fedeli.






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