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Ddl diffamazione, Fnsi: “Il carcere per i giornalisti è una misura incivile”

Fanno discutere gli emendamenti presentati dal relatore Gianni Berrino che spiega: “Togliamo le pene detentive per la diffamazione generica, le manteniamo per la diffamazione che si consuma con l'addebito del fatto preciso e falso”

11 apr 2024
Palazzo Madama (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)
Palazzo Madama (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)

Il giornalista rischia il carcere fino a 4 anni e mezzo. È l'effetto di uno degli emendamenti presentati dal relatore Gianni Berrino al ddl sulla diffamazione. Si introduce di fatto un nuovo articolo: il 13-bis alla legge sulla stampa. "Chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all'altrui reputazione, attribuisce a taluno con il mezzo della stampa" fatti "che sa essere anche in parte falsi è punito con il carcere da 1 a 3 anni e con la multa da 50mila a 120mila euro. Se si sa che l'offeso è innocente la pena aumenta da un terzo alla metà, cioè fino a 4 anni e mezzo di carcere”.

Berrino, capogruppo di Fratelli d'Italia in Commissione Giustizia, spiega e commenta gli emendamenti presentati al ddl sulla diffamazione ora all'esame del Senato: "Togliamo le pene detentive per la diffamazione generica, le manteniamo per la diffamazione che si consuma con l'addebito del fatto preciso e falso, a tutela dell'onorabilità sociale del cittadino e della corretta informazione. Nessuno ha diritto di inventarsi fatti falsi e precisi per ledere l'onore delle persone. Quello non è diritto di informazione ma orchestrata macchina del fango, che lede anche il diritto alla corretta e veritiera informazione".

Fra i primi commenti, quelli della segretaria generale della Federazione nazionale stampa italiana, Alessandra Costante: “Gli emendamenti presentati in commissione Giustizia dal senatore di FdI Gianni Berrino al ddl Diffamazione dimostrano che qualcuno non ha capito molto delle sentenze della Corte costituzionale in materia. Il carcere per i giornalisti è un provvedimento incivile e denota la paura di questo governo nei confronti della libertà di stampa. Questa è l'orbanizzazione del Paese”.

E aggiunge: “Parlare di carcere in caso di quella che viene considerata 'diffamazione grave' significa voler mettere il silenziatore a molte inchieste giornalistiche. Appare, inoltre, del tutto pretestuosa e funzionale a un disegno liberticida la confusione tra fake news e diffamazione a mezzo stampa. Con queste norme faremo un altro salto indietro nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione. L'auspicio – prosegue – è che in Parlamento anche pezzi della maggioranza sappiano reagire di fronte a questo ennesimo sfregio all'articolo 21 della Costituzione”.





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