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L'anno della pandemia visto dall'Istat: cresce la povertà assoluta ma meno divario digitale

Internet sempre più strumento di lavoro e ricerca. Nel 2020 crollo di matrimoni e nascite: mortalità soprattutto tra le fasce più basse della popolazione

di Francesca Biliotti
9 lug 2021

Un anno certamente drammatico, il 2020, ma non mancano alcuni dati positivi, evidenziati dall'Istituto di Statistica. L'occupazione, con 900mila circa posti di lavoro perduti, vede già una ripresa nei primi cinque mesi del 2021, con 180mila occupati. L'inflazione inoltre cresce meno che nel resto d'Europa. Ma dove la pandemia ha dato una mano è stato nel recupero del divario tecnologico. I ragazzi indubbiamente sono divenuti più digitali, con la Dad internet è oggi strumento di lavoro e ricerca e non solo di svago. Per la fascia 6-10 anni l'aumento è stato del 21%. Il telelavoro nel 2019 era al 4%, lo scorso anno è arrivato al 14% con picchi del 20% nel secondo trimestre dell'anno. Considerando che i lavori intellettuali sono del tutto fattibili da remoto, l'Italia che era fanalino di coda europeo nel digitale, ha compiuto un grande balzo nel presente, nemmeno nel futuro, dicono i responsabili Istat, e le imprese che hanno saputo acquisire competenze grazie alla tecnologia e nell'uso dei servizi online sono cresciute esponenzialmente.



Certo l'economia non si era ancora ripresa dalla crisi precedente, che è sopraggiunta questa: il Pil nel 2020 si è ridotto dell'8,9%, essenzialmente per il crollo della domanda interna, specie dei consumi, ma nel primo trimestre 2021 ha recuperato uno 0,1%. Cresce la povertà assoluta, che interessa oltre 2 milioni di famiglie (7,7% dal 6,4% del 2019) e più di 5,6 milioni di individui (9,4% dal 7,7%). Gli effetti sanitari e demografici sono stati disastrosi: non solo nel 2020 si è raggiunto il nuovo minimo storico di matrimoni e nascite, ma c'è il numero drammatico della mortalità, lo scorso anno superato ogni record rispetto ai periodi precedenti, con almeno 100mila morti in più. La mortalità ha colpito soprattutto le fasce più basse della popolazione, sia per titolo di studio che per status sociale.




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