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Ricercatori sottopagati in fuga all'estero. La ministra Bernini: "Per farli tornare creiamo centri di ricerca"

di Maria Letizia Camparsi
17 gen 2024
Nel video l'intervista a Anna Maria Bernini, ministra dell'Università e della Ricerca
Nel video l'intervista a Anna Maria Bernini, ministra dell'Università e della Ricerca

La spinta di un Paese nasce dalla capacità di stare al passo con i tempi. E l'innovazione parte dalla ricerca. Un peccato allora che l'Italia lasci fuggire i suoi cervelli all'estero: almeno in 33mila hanno salutato la penisola per carriere e stipendi migliori. Nell'ultimo decennio solo negli Stati Uniti sono stati assunti tremila professori universitari italiani. Ed è proprio da lì, dalla California, Università di Berkeley, che arriva uno studio per confrontare i mondi accademici di Italia, Francia, Germania e Regno Unito. Fin dall'inizio il percorso nel Bel Paese risulta lungo e sottopagato: prima di diventare ricercatore bisogna fare il dottorato, che significa nemmeno 1200 euro netti al mese.

E pensare che fino al 2022 lo stipendio era anche inferiore: 800 euro. Un ricercatore, invece, percepisce tra i 1400 e i 1900 euro. Neanche a dirlo, il confronto con l'estero è disarmante. L'Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia sostiene che per tornare in linea con i Paesi europei le borse dovrebbero aumentare di 1500 euro al mese. Le differenze restano anche con l’avanzamento di carriera. Se si diventa professore associato in Italia si guadagna fino a 41mila euro netti all'anno. Poco di più in Francia. Ma gli inglesi e i tedeschi arrivano a circa 70mila euro. Un professore ordinario italiano, poi, si ferma a 57mila, poco più dei colleghi francesi, ma molto meno di tedeschi (83mila) e inglesi (92mila).

"È vero, i nostri ricercatori sono sottopagati - commenta Anna Maria Bernini, ministra dell'Università e della Ricerca -, ma non è un problema che si risolve con la bacchetta magica. Abbiamo però la fortuna di avere a disposizione i fondi del Pnrr, che stiamo usando per creare dei centri di ricerca nazionali su materie molto sfidanti, come il supercalcolo, le tecnologie quantistiche, l'intelligenza artificiale, le terapie geniche e l'agricoltura tecnologica. E se si creano filoni e centri di ricerca, i ricercatori tornano". La volontà dunque c'è, ma rimane l'allarme fuga di cervelli e a dirlo sono i dati: mentre all'estero aumenta la presenza di docenti under 40, in Italia crolla del 28%.

Nel video l'intervista a Anna Maria Bernini, ministra dell'Università e della Ricerca





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