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Terrorismo: Giulio Lolli condannato a 9 anni di carcere

1 mar 2022
Giulio Lolli
Giulio Lolli

La prima Corte d'Assise di Roma ha condannato 9 anni di carcere l'ex imprenditore Giulio Lolli, estradato dalla Libia nel 2019, e accusato dai pm di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo e traffico d'armi internazionale. I giudici hanno accolto l'impianto accusatorio del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco che aveva sollecitato una condanna a 8 anni di carcere. Secondo i pm di piazzale Clodio, Lolli aveva un "ruolo direttivo" in una organizzazione terroristica di matrice islamica in cui militava in Libia.

Nell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip capitolino nel dicembre di tre anni fa, sono citati anche i risultati di una rogatoria internazionale dalla quale emerge che l'italiano era "detenuto dal 17 dicembre 2017 nel carcere di Mitiga (Tripoli) con l'accusa di terrorismo per la collaborazione fornita al gruppo armato denominato Shura di Bengasi oltre che di detenzione illegale di una pistola e trattenimento illegale in Libia". Secondo il capo di imputazione Lolli, al fine di favorire l'organizzazione terroristica, ha introdotto in Libia "cedendole a terzi armi da guerra destinate al rifornimento di unità combattenti della prima linea d'assalto".Lolli, inoltre, è coinvolto anche in una altra vicenda giudiziaria a Rimini per l'accusa di associazione a delinquere. Nell'ottobre scorso i giudici di secondo grado di Bologna hanno confermato per lui una condanna a quattro anni e sei mesi.

Sulle tracce di Lolli in Libia, c'erano arrivati per primi i carabinieri di Rimini, coordinati dal sostituto procuratore, Davide Ercolani, titolare dell'indagine sulle truffe e il fallimento della Rimini Yacht. Lolli, imprenditore oggi condannato a Roma, era sparito dopo una fuga rocambolesca nel Mediterraneo e numerose truffe milionarie; era ricercato dagli inquirenti riminesi in mezza Europa, dalla Svizzera a San Marino, fino al Nordafrica. La svolta era arrivata con la scoperta di un bonifico bancario che dalla Svizzera portava a un intestatario domiciliato in residence in Tunisia e ad un conto chiamato "papero", intestato ad Elenio Arcifa, 45 anni, (condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi per favoreggiamento e riciclaggio) uomo d'affari nonché uno degli uomini fidati di Giulio Lolli. Le successive verifiche, su una decina di numeri di telefono, portano quindi i carabinieri all'utenza di Lolli che venne intercettato mentre prendeva accordi per un appuntamento a Tripoli. Al telefono Lolli dava indicazioni precise e chiedeva "cash", soldi contanti dall'Italia. Era il gennaio del 2011, e su segnalazione della Procura di Rimini, Lolli fu arrestato dalle forze dell'ordine del colonnello Gheddafi. È da quel momento, con la detenzione, la rivolta in carcere, la militanza con i ribelli e resistenza che inizia l'avventura di Lolli in Libia che lo porterà all'estradizione per traffico di armi.





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