Disarticolare la catena di comando delle milizie, prima della battaglia finale fra le macerie e i cunicoli di Gaza City. Obiettivo tattico fondamentale, per le forze israeliane. Che sul punto pare non intendano scendere a compromessi, con raid senza sosta. Rivendicati da Tsahal danni significativi alle infrastrutture di Hamas; e l'uccisione di capi militari nascosti nei tunnel. Ne sarebbero stati eliminati più di una dozzina, fino ad ora. Ma vista l'abnorme densità abitativa della Striscia, tutto ciò ha conseguenze pesanti sui civili. Nell'exclave le autorità sanitarie – diretta emanazione di Hamas – parlano di più di 200 palestinesi uccisi, la notte scorsa. E oltre 10.000, complessivamente, dall'inizio delle ostilità. Cifre prive di conferme indipendenti, ma che comunque pesano sull'immagine dello Stato Ebraico; pur ferito nel profondo dalla tragica mattanza del 7 ottobre. Compatte le Agenzie dell'ONU nel richiedere un cessate il fuoco. I militari israeliani sollecitano piuttosto lo spostamento dei civili verso il sud della Striscia, ormai divisa in due sacche.
Per gli stranieri, oggi – dopo 3 giorni di stop -, la possibilità di fuggire da questa trappola tramite il valico di Rafah. E' quanto ha annunciato Hamas, perlomeno; che in cambio del via libera chiedeva l'evacuazione sicura dei feriti dal nord di Gaza: già teatro di aspri combattimenti ravvicinati, dopo l'accerchiamento. Conflitto che si prospetta di lunga durata; con rischi crescenti di un'escalation su scala regionale. E non solo per gli scontri a fuoco al confine con il Libano, dove cresce l'assertività di Hezbollah. “La più grande preoccupazione del mondo islamico in questo momento sono i crimini contro i palestinesi”, ha tuonato il Presidente iraniano Raisi, al termine del colloquio con l'omologo iracheno al-Sudani.
Ieri, a Baghdad, il faccia a faccia fra quest'ultimo ed il Segretario di Stato americano Blinken; che ha proseguito poi l'ennesima missione mediorientale recandosi ad Ankara, per un incontro con l'omologo turco Fidan. Avrebbero concordato sulla necessità dell'invio di aiuti umanitari a Gaza, e sulla formula dei due Stati per risolvere in modo strutturale il conflitto. Ben diversa, però, la realtà; come dimostrano i continui scontri in Cisgiordania, dove un altro giovane palestinese ha perso la vita. Tensione alle stelle anche a Gerusalemme: accoltellata a morte una poliziotta israeliana 20enne, nella Città Vecchia; ucciso poi l'attentatore.