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Medio Oriente: colloqui fra Blinken e Abu Mazen. Impegno USA per la creazione di uno “Stato palestinese”

Dal leader dell'ANP disponibilità ad assunzione di responsabilità per la Cisgiordania, Gerusalemme est e Gaza nel quadro di una “soluzione politica globale”. Continua nel frattempo a crescere il numero delle vittime nella Striscia

5 nov 2023

Chiede tacciano le armi, il Papa; che si liberino gli ostaggi e si faccia fronte alla catastrofe umanitaria di Gaza. Appelli che tuttavia si perdono, nella spirale di violenze che sta avviluppando il Medio Oriente. Alimentata anche da dichiarazioni estreme come quelle del ministro per la tradizione ebraica Eliyahu, che in un'intervista non aveva escluso il ricorso ad armi atomiche nella Striscia. Parole definite “oltraggiose” dallo stesso Premier israeliano, che lo ha sospeso dalle proprie funzioni.

Durissima la reazione dell'ANP. Il cui leader, Abu Mazen, aveva incontrato oggi Anthony Blinken a Ramallah. Alla ricerca di una sorta di quadratura del cerchio, a livello diplomatico, il Segretario di Stato americano. Da una parte la conferma del supporto allo Stato Ebraico; dall'altra l'impegno – dichiarato – a lavorare sulla formula due Popoli due Stati; la richiesta di uno stop a quella che ha definito la “violenza estremista” contro i palestinesi in Cisgiordania. Ed il “no” agli esodi forzati nella Striscia.

L'Autorità nazionale palestinese - ha replicato dal canto suo Mahmud Abbas - “si assumerà tutte le sue responsabilità” per la Cisgiordania, Gerusalemme est e Gaza nel quadro “di una soluzione politica globale”. Pura utopia, al momento. Si rischia piuttosto una catastrofica escalation, leggendo le prese di posizione di Teheran. Il cui Ministro della Difesa avrebbe posto un aut aut: se non vi sarà un cessate il fuoco a Gaza gli Stati Uniti saranno “colpiti duramente”. Nell'exclave il numero di vittime sarebbe intanto cresciuto a 9.770; è quanto riferisce Hamas, che con la mattanza del 7 ottobre innescò il conflitto. L'esercito israeliano accusa i gruppi armati di utilizzare ospedali per le proprie attività militari.

Ma quanto sta avvenendo a Gaza ha comunque un peso – a livello internazionale – sull'immagine dello Stato Ebraico. Stando a fonti palestinesi oltre 50 persone sarebbero rimaste uccise in un raid aereo sul campo profughi di Maghazi. Senza contare le recenti polemiche per lo strike su un'ambulanza, che secondo Tsahal era utilizzata da una cellula terroristica. Episodio che avrebbe indotto Hamas a bloccare anche oggi l'uscita di stranieri dal valico di Rafah; e ciò fino a quando non sarà garantito il passaggio di feriti palestinesi provenienti dal nord della Striscia. Dove Gaza City è ormai completamente accerchiata; e teatro di combattimenti ravvicinati tra le forze in campo.





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