Logo San Marino RTV

Medio Oriente: inascoltati gli appelli a “pause umanitarie”. Cresce la pressione di Tsahal su Gaza City

Sempre più critica la situazione nella Striscia. Ai minimi termini le relazioni fra Stato Ebraico e Turchia

4 nov 2023

Nessuno, a quanto pare, è uscito oggi dalla Striscia. Non i 700 stranieri attesi in giornata in Egitto; e neppure i feriti avrebbero varcato il valico di Rafah: unica via di fuga dall'inferno. Sarebbe stata Hamas, in questa occasione, a sbarrare il passo; ponendo come condizione il passaggio garantito dei mezzi di soccorso lungo la Striscia. E ciò dopo quanto avvenuto all'esterno dell'ospedale Al-Shifa di Gaza City; quando le stesse forze israeliane avevano ammesso di aver colpito un'ambulanza, sostenendo fosse utilizzata da una cellula terroristica. Episodio stigmatizzato dall'ONU, e definito “crimine di guerra” dalla Mezzaluna Rossa palestinese.

Continua dal canto suo ad invocare “pause umanitarie” nell'exclave, il Segretario di Stato americano Blinken; ormai quotidiane le sue visite in Medio Oriente, per fare in modo si “raffreddi” la crisi. Ma è senza compromessi la risposta dello Stato Ebraico allo scempio del 7 ottobre. Strike senza sosta – dal mare e dal cielo – contro obiettivi dei gruppi armati; e inevitabili conseguenze sui civili, vista la densità abitativa della Striscia. Le autorità locali parlano di almeno 15 morti e decine di feriti, nell'attacco ad una scuola delle Nazioni Unite dove pare si rifugiassero migliaia di sfollati.

E pur trattandosi di cifre prive di conferme indipendenti colpisce il bilancio di quasi 9.500 vittime, a Gaza, dall'inizio delle ostilità. Civili come scudi umani, ribadisce dall'altra parte Tsahal; che ha accusato oggi Hamas di aver sparato alle persone in fuga lungo la strada Salah al-Din: indicata dallo Stato Ebraico per l'evacuazione. Perché a Gaza City la situazione pare stia precipitando. Blindati dell'esercito israeliano sarebbero entrati in uno dei quartieri a sud, riferisce Hamas; nei combattimenti sarebbero coinvolti anche reparti della Jihad islamica. Forse non è ancora la vera e propria spallata; toccherà infatti alla fanteria dello Stato Ebraico farsi largo fra le macerie del centro più popoloso dell'exclave, e inoltrarsi nei cunicoli: dove potrebbero trovarsi gli ostaggi. In stand-by invece – viste le dichiarazioni di ieri del leader di Hezbollah – un allargamento del conflitto con l'apertura di un nuovo fronte al confine libanese; che resta comunque “caldo”, visti i quotidiani scontri a fuoco.

Ai minimi termini, nel frattempo, le relazioni con Ankara, un tempo improntate al pragmatismo. Netanyahu “non è più una persona con cui parlare”, ha tuonato Erdogan. Richiamato in patria l'ambasciatore a Tel Aviv. “Un altro passo” del Presidente turco per schierarsi con Hamas, è stata la dura replica delle autorità israeliane.





Riproduzione riservata ©