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La storia (vera) dell'Isola delle Rose

di Gilberto Gattei

16 dic 2020
La storia (vera) dell'Isola delle Rose

La storia inizia nel 1956 quando l’ingegnere italiano Giorgio Rosa (nato a Bologna il 7 maggio 1925, iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bologna al n° 1032) avendo finito un cantiere edile in Via del Pilastro a Bologna e avendo avuto molti contatti con la burocrazia ebbe una fantastica idea. Confortato dalle risposte ottenute da vari Procuratori della Repubblica, magistrati, ufficiali di Marina, giureconsulti e soprattutto dal Prof. Angelo Piero Sereni, docente di Diritto Internazionale presso l’Università degli Studi Alma Mater di Bologna tradusse la sua idea nel Brevetto per Invenzione Industriale dal titolo “Sistema di costruzione di isole in acciaio e cemento armato per scopi industriali e civili” e l’idea codificata nel Brevetto ebbe inizio nel 1958, quando il Rosa cominciò a pensare di costruire un telaio di tubi in acciaio ben saldati, ma a terra, e poi, chiuse le bocche dei tubi, trasportarlo in galleggiamento fino al punto prescelto (ovviamente fuori dalle acque territoriali italiane) ed installarlo.

La prima ispezione del punto prescelto, al largo di Rimini, a circa 11.500 metri dalla linea di costa, avvenne tra il 15 luglio ed il 16 luglio 1958, utilizzando un sestante ed allineandosi con il faro del grattacielo di Rimini, Fu chiamato “Z“, aveva una profondità (in alta marea) di 13,40 metri e fu segnalato con una boa luminosa fornita di campana per la nebbia e miraglio radabile, nonché le carte nautiche della zona furono aggiornate. Nell’estate del 1962 però, per problemi finanziari ed ingegneristici, l’impresa si bloccò anche perché nell’ottobre fu intimato dalle Autorità italiane di rimuovere qualsiasi ostacolo alla navigazione, cosa che avvenne. Il 30 maggio 1964 le Capitanerie di Porto di Rimini, Ravenna e Pesaro, diedero il loro assenso rispettivamente per opzionare gli spazi in banchina, per i rifornimenti di gasolio e per la costruzione della struttura dell’isola presso i Cantieri Navali e per la pubblicazione dell’avviso ai naviganti per la segnalazione della presenza di strutture. La costruzione dell’isola era iniziata!


La struttura fu varata e trasportata via mare da tre rimorchiatori sul Punto “Z”: venerdì 31 luglio 1964 la struttura toccò il fondale. Per tutto il 1965 ed il 1966 proseguirono i lavori di armamento della struttura, ma molto lentamente, poiché per le avverse condizioni meteomarine si poteva operare per non più di circa tre giorni a settimana. . Il 20 agosto 1967 l’isola si aprì al pubblico. Intanto sull’isola i lavori continuavano: sui pali fu gettato un piano in laterizio armato alto 8 metri sul livello del mare su cui si eressero dei muri che limitavano dei vani. L’area a disposizione era di 400 m².

L’isola artificiale dichiarò l’indipendenza l’1 maggio 1968, con Giorgio Rosa come Presidente. La notizia dell’indipendenza fu resa pubblica con una conferenza stampa solo lunedì 24 giugno 1968. L’estate riminese del 1968, come la precedente , vide grande traffico marino dalla costa italiana verso l’Isola delle Rose e viceversa, destando crescente preoccupazione da parte delle forze dell’ordine italiane che vi assistevano impotenti. 55 giorni dopo la dichiarazione d’indipendenza, martedì 25 giugno 1968 alle 07:00 del mattino, una decina di pilotine della Polizia con agenti della DIGOS, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza che circondarono l’isola e la occuparono di fatto militarmente, prendendone possesso, senza alcun atto di violenza, con un’azione ai limiti del diritto internazionale, non contestando alcun reato o illecito, né violazioni alcune sulle leggi di polizia doganale, fiscale, sanitaria o di immigrazione. Le azioni di Rosa furono viste dal governo italiano come uno stratagemma per raccogliere i proventi turistici senza il pagamento delle relative tasse, supponendo che l’Isola delle Rose fosse in acque territoriali italiane.




Presto la Repubblica Italiana dispose un pattugliamento di motovedette della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto vicino la piattaforma, impedendo a chiunque, costruttori compresi, di attraccarvi, di fatto ottenendo un blocco navale. Il 29 novembre 1968 arriva a Rimini un pontone della Marina Militare Italiana, che sbarca a terra tutto quanto vi era di trasportabile dall’isola. Sul pontone si preparano anche le cariche di esplosivo che dovranno essere collocate sull’isola per la demolizione. Il 22 gennaio 1969 il Pontone della Marina Militare Italiana salpa per l’Isola delle Rose, per la posa dell’esplosivo per la distruzione e il 13 febbraio 1969 vengono applicati per ogni palo 120 kg di esplosivo (ben 1.080 kg totali), ma la nuova esplosione fa solo deformare la struttura portante dell’isola, che non cede.


Mercoledì 26 febbraio 1969 una burrasca fa inabissare l’Isola delle Rose. L’atto finale viene comunicato nel Bollettino dei Naviganti della Emilia – Romagna. A Rimini “gli abitanti della Costa Romagnola” affiggono manifesti a lutto. L’affondamento, ed il successivo smantellamento, durato una quarantina di giorni, fino a circa metà aprile 1969, decretano la fine, anche fisica, della Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose, anche se per qualche tempo il Governo operò in esilio.

L’Isola delle rose, assieme ad altre idee realizzate negli anni ’60 il Grattacielo di Rimini (1960), i grandi magazzini Omnia (1963), il primo pub italiano (Rose & Crown, 1964), l’imitazione riminese a Disneyland, ovvero Fiabilandia (1967) e l’Italia in Miniatura (1970) venivano definite dai riminesi più anziani “ americanedi”

L’Isola delle Rose si pone proprio tra questi fenomeni romagnoli peculiari e modernisti, a cavallo tra un territorio provinciale – ma sensibile ai grandi fenomeni culturali internazionali grazie a un milione di presenze turistiche (1967) – e il fascino dei simboli e dei totems occidentali, proiettati soprattutto in un’ottica commerciale totale, spesso borderline, orientata comprensibilmente e inevitabilmente allo sfruttamento dello smisurato indotto estivo romagnolo di quegli anni.

Il film con un bravissimo Elio Germano protagonista, trae spunto da questa storia: la storia della nazione durata una sola estate.



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