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La vedova Socrate

Lella Costa porta sul palcoscenico il testo di Franca Valeri

di Mirco Zani
11 ago 2020
La vedova Socrate

Tutti più o meno sappiamo chi era Socrate, che mestiere faceva e quello che ci ha lasciato dopo la sua scomparsa.Ripassino per i più distratti: è stato un filosofo greco antico, uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale.Questo è lui, e la moglie? che stava a casa mentre lui era in giro a esporre la sua filosofia?E' il pensiero che ha fatto anche Franca Valeri, donna dotata di una intelligenza davvero grandiosa e accompagnata dall'ironia sottile e pungente che ha regalato fino all'ultimo istante. Il monologo si intitola "La vedova Socrate"e a portarlo in teatro non poteva che essere Lella Costa. Un passaggio di testimone che non poteva essere diverso, la Costa infatti è secondo chi vi scrive l'unica attrice a poter raccogliere l'eredità della centenaria e da poco scomparsa "signora Cecioni". Il testo da lei scritto ed interpretato la prima volta nel 2003. Un concentrato di ironia corrosiva e analisi sociale, rivendicazione disincantata e narrazione caustica. Liberamente ispirato a "La morte di Socrate" nato dalla mano  dello scrittore svizzero Friedrich Durrenmatt,a seguito dell’intuizione di Giuseppe Patroni Griffi che glielo suggerì, il monologo è ambientato nella bottega di antiquariato ed oggettistica di Santippe, dove si trova la moglie del filosofo, tramandata dagli storici come una delle donne più insopportabili dell’antichità. Nello spettacolo si sfoga per tutto quello che le hanno fatto passare gli amici di Socrate, come Aristofane e Alcibiade, un gruppetto di buoni a nulla: a cominciare dal filosofo Platone, principale bersaglio polemico dello spettacolo. Santippe non sopporta, infatti, che abbia usurpato le idee del consorte: e così lo degrada a un semplice copista e si mette in testa di chiedergli i diritti d’ autore; e alla fine pensa di poter scrivere lei un dialogo, sullo stile di quelli platonici: protagoniste, questa volta, le donne.


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