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Rimini-Avellino: 3-3

12 mar 2006
Esultare per un pari interno, seppure in rimonta, proprio no. Anche se classifica alla mano è il punto più importanti di un anno con troppe x. Due mesi e mezzo senza vincere sono una vita, ma i problemi e i patemi seppure inattesi vanno affrontati. Nell’emergenza il Rimini salva il margine di sicurezza sulla zona minata. In un periodo in cui nulla va bene, bene così. E bene anche un monumentale Ricchiuti, bravo a irridere lo sciagurato Abruzzese e a tagliare come un coltello la difesa di un Colomba che, per quanto preoccupato di cucire e di coprirsi, non riesce mai a dare certezze ad un reparto scarso e balbettante. Di là è quasi uguale. Le contemporanee assenze di Milone e Peccarisi, più di quella di D’Angelo, costringono Acori ad arrangiarsi come può. Potremmo salvare tutti con un giro di parole, meglio farsi qualche nemico e non risparmiare i nomi per amor di verità. Dei in porta, Mastronicola, Digao, Porchia e Bravo. Questa difesa non è presentabile in serie B e quando la si presenta si soffre. Lo dicono i gol presi, il terzo dei quali è un vero capolavoro di quell’armadio di Biancolino. Palla che scende e conclusione al volo: perdere per una roba del genere, autorizzerebbe pensieri cattivi su come la ruota dovrebbe e invece si rifiuta di girare. Poi però quel grande professionista di Di Giulio, che ha già pianificato a Verona il proprio futuro, si inventa una cosa alla Van Basten che paga il prezzo del biglietto e ricaccia i play out più giù. Sabato c’è il Pescara, il digiuno deve necessariamente finire.

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