Una notizia secca, di quelle che ti colpiscono allo stomaco, come un pugno inaspettato.
Ognuno di noi ricorda dov'era in quel momento, come nelle grandi tragedie.
Molti erano al bar, altri intenti a chiacchierare, altri ancora a leggere i giornali
Buona Domenica, diceva Antonello Venditti, ma quella domenica è stata cattiva. Segnata da pochi immagini che in meno di un minuto hanno fatto il giro del mondo. Uno squarcio improvviso in un cielo sereno. Fotogrammi in cui un ragazzo simpatico e spensierato di provincia, lascia in un attimo quella vita che sapeva assaporare senza ritegno. Aveva 24 anni ed era già un mito. Lo era per come guidava una moto rabbiosa, per come sapeva ridere e scherzare, per quella chioma inconfondibile, per quella freschezza di romagnolo verace.
Marco Simoncelli è morto!
Nessuno ci vuole credere. E allora tutti lì, a guardare e riguardare quelle immagini, fino alla paranoia. Tutti a cercare, inutilmente, un filo di speranza, magari nascosta in una frazione di secondo. Inutile!
In pochi minuti sale l'onda della commozione; è un tam tam che arriva in ogni angolo del pianeta. Ti toglie il respiro, ti spegne il sorriso, ti fa scendere un velo di tristezza che difficilmente svanirà: perchè a Marco volevamo bene, era impossibile non farlo.
Quel guascone dai ricci sparati era, per molti, l'erede naturale di Valentino Rossi, e non solo in pista. Era nato il 20 gennaio del 1987, aveva solo 24 anni ma era già un leader. Campione del Mondo classe 250 nel 2008.
Difficile non farsi prendere dalla retorica, che rischia di travolgere in queste situazioni. Noi, che lo abbiamo conosciuto personalmente, vogliamo ricordarlo così!
Lorenzo Giardi
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Ognuno di noi ricorda dov'era in quel momento, come nelle grandi tragedie.
Molti erano al bar, altri intenti a chiacchierare, altri ancora a leggere i giornali
Buona Domenica, diceva Antonello Venditti, ma quella domenica è stata cattiva. Segnata da pochi immagini che in meno di un minuto hanno fatto il giro del mondo. Uno squarcio improvviso in un cielo sereno. Fotogrammi in cui un ragazzo simpatico e spensierato di provincia, lascia in un attimo quella vita che sapeva assaporare senza ritegno. Aveva 24 anni ed era già un mito. Lo era per come guidava una moto rabbiosa, per come sapeva ridere e scherzare, per quella chioma inconfondibile, per quella freschezza di romagnolo verace.
Marco Simoncelli è morto!
Nessuno ci vuole credere. E allora tutti lì, a guardare e riguardare quelle immagini, fino alla paranoia. Tutti a cercare, inutilmente, un filo di speranza, magari nascosta in una frazione di secondo. Inutile!
In pochi minuti sale l'onda della commozione; è un tam tam che arriva in ogni angolo del pianeta. Ti toglie il respiro, ti spegne il sorriso, ti fa scendere un velo di tristezza che difficilmente svanirà: perchè a Marco volevamo bene, era impossibile non farlo.
Quel guascone dai ricci sparati era, per molti, l'erede naturale di Valentino Rossi, e non solo in pista. Era nato il 20 gennaio del 1987, aveva solo 24 anni ma era già un leader. Campione del Mondo classe 250 nel 2008.
Difficile non farsi prendere dalla retorica, che rischia di travolgere in queste situazioni. Noi, che lo abbiamo conosciuto personalmente, vogliamo ricordarlo così!
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