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Dopo una notte in coma è morto Justin Wilson

25 ago 2015
IndyCar, morto il pilota britannico Justin WilsonDopo una notte in coma è morto Justin Wilson
Dopo una notte in coma è morto Justin Wilson - Colpito da un detrito di un vettura che lo precedeva, il 37enne pilota britannico è morto nottetempo...
È tra gli sport più pericolosi del mondo, tra i meno comprensibili e chi accetta di assumersi il rischio di partecipare alla pazzia di 200 giri – avete capito bene: 200, per chi riesce a portare a termine la gara – in una pista ovale, bhé, sa che una prova tanto estenuante in pista può avere risvolti tragici.
Gli incidenti nel mondo della Indycar sono all'ordine del giorno, per lo più non fatali, ma in alcuni casi – come è stato per lo sfortunatissimo Justin Wilson – la morte attende dietro l'angolo, dietro la curva numero 1 affrontata a tutto gas per rimontare da una qualifica non esaltante. Il destino beffardo ha travolto il 37enne di Sheffield nella maniera più subdola, innescando l'effetto domino a partire dalla sbandata del rookie Sage Karam, che a 21 giri dal termine incoccia il muretto perdendo pezzi della sua vettura. Uno di questi – un detrito del musetto della sua Honda Dallara DW12 – dopo qualche rimbalzo in pista è andato a colpire il casco di Justin Wilson, che in questo momento esatto perde i sensi. Il trasporto in elisoccorso all'ospedale di Allentown è immediato, ma la celerità dei soccorsi non è sufficiente. Come non bastano le migliaia di tifosi che si sono strette attorno alla famiglia del britannico.
Arrivato in coma in ospedale, le sue condizioni erano parse fin da subito critiche. Una situazione simile a quella che capitò a Felipe Massa a Budapest nel 2009: e pensare che il brasiliano allora fu raggiunto al sopracciglio da un bullone, mentre Wilson è stato colpito sul casco.
Sulle piste scorrono benzina e sangue, questo è risaputo. Non si può parlare in questo caso di mancanza di sicurezza, anche se il discorso – in senso ampio – è più che dibattuto nell'ambiente Indycar. Stavolta però solo il fato è autore di quanto successo.
A Mark Miles – CEO di Human & co. a cui spetta la paternità del Tricky Triangle di Pocono – l'ingrato compito di renderne l'ufficialità ai microfoni: “La grande abilità di Justin in pista era pari solo alla sua gentilezza, al suo carattere ed alla sua umiltà, qualità che lo hanno reso uno dei piloti più rispettati in pista”. Un epitaffio che nessuno avrebbe mai voluto sentir pronunciare. Chi più di altri lo ha amato lo ricorda come padre amorevole e marito devoto. Alla moglie Julia e alle due figlie il fardello di dover condividere con il mondo il ricordo del pilota e custodire gelosamente quello dell'uomo.

LP

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