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In Italia il cancro colpisce meno. Parte la rubrica di Benedetta de Mattei con uno dei massimi esperti: Francesco Cognetti

E' Professore di Oncologia Medica presso Università La Sapienza di Roma – Direttore di Oncologia Medica presso Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma

5 ott 2019
In Italia il cancro colpisce meno. Parte la rubrica di Benedetta de Mattei con uno dei massimi esperti: Francesco Cognetti

Arriva una buona notizia dal report dell’Aiom: per la prima volta diminuiscono i nuovi casi di cancro in Italia: 2.000 diagnosi in meno rispetto al 2018. Le neoplasie più diffuse nel nostro Paese risultano quelle che colpiscono il seno (53.500), il colon-retto (49.000), il polmone (42.500), la prostata (37.000) e la vescica (29.700). In diminuzione il tumore al colon-retto, allo stomaco, al fegato, alla prostata e solo per gli uomini le neoplasie del polmone, che risultano invece in aumento tra le donne.


Benedetta de Mattei
ha incontrato uno dei massimi esperti di Oncologia: Francesco Cognetti

Professore a cosa è dovuta questa diminuzione dell’incidenza di tumori in Italia?

Questa novità favorevole è una stima per la conclusione 2019 in cui risultano 2000 nuove diagnosi in meno rispetto all’anno precedente. La prima causa è sicuramente la maggiore attenzione rivolta alla prevenzione primaria e all’adozione di corretti stili di vita che in qualche modo riducono il rischio di andare incontro a questa malattia. Il primo tra tutti è il fumo di sigaretta, che è in forte diminuzione tra gli uomini ma non tra le donne dove si registra un aumento dell’incidenza del tumore al polmone conseguente al fatto che le donne continuano a fumare. Stili di vita più virtuosi, come l’attività fisica costante, l’alimentazione regolare e il controllo del peso sono importantissimi. Vi sono poi, soprattutto al nord, dei sistemi di diagnosi precoce e dei programmi di screening grazie ai quali la diagnosi viene effettuata prima che la lesione possa trasformarsi in maligna. I tumori del grosso intestino, anche questi in calo, ne sono un esempio.


Quali sono gli screening ai quali gli italiani non dovrebbero rinunciare?

Gli italiani non dovrebbero rinunciare agli screening classici come:
- la mammografia o i sistemi di diagnosi precoce del tumore della mammella
- l'esame del sangue occulto nelle feci o la colonscopia, a secondo della valutazione del rischio individuale per il tumore del colon-retto
- il Pap-Test e l’HPV test (papilloma virus) per la prevenzione dei tumori del collo dell’utero. In Italia il tumore del collo dell’utero, con circa 3000 casi all’anno, ha subito una diminuzione importantissima che potrebbe addirittura essere azzerato completamente attraverso la prevenzione secondaria e quindi l’applicazione del Pap-Test, dell’HPV test e della vaccinazione anti HPV.

Purtroppo il quadro del nostro Paese è un quadro disomogeneo dove ci cono regioni virtuose del Nord che invitano molto i cittadini a fare prevenzione, ricevendo cosi molte adesioni, e regioni del Centro Sud che dove l’attenzione agli screening regionali risulta minore.

Si sente oggi parlare spesso di tumore tra i giovani. Anche i casi di Nadia Toffa e Emma Marrone sono stati ultimamente al centro dell’attenzione.

Il fatto che si senta parlare più spesso di cancro tra i giovani è dovuto probabilmente al fatto che oggi vi è una maggiore diffusione delle notizie attraverso i social media, perché in realtà non se ne registra un aumento. Quello che invece preoccupa nei giovani è l’aumento dell’incidenza del fumo di sigaretta, che si riscontra anche nelle donne.

C’è un boom della sigaretta elettronica, limita realmente i danni del fumo?

Il mondo delle sigarette elettroniche è una giungla piena di tante tipologie. Quelle che sono state analizzate e che hanno avuto anche un riconoscimento della riduzione del danno indotto dal fumo di sigaretta hanno certamente un contenuto molto più basso di sostanze cancerogene. Si parla di una riduzione di circa il 90% e quindi hanno un impatto sull’insorgenza dei tumori nettamente inferiore.

Si parla di sopravvivenza più alta dopo i 5 anni, a cosa è dovuta?

L’aumento della sopravvivenza è legato a diagnosi più precoci che portano a guarigioni più frequenti ma anche all’efficacia delle terapie. Oltre alla chemioterapia si aggiungono le terapie biologiche, l’immunoterapia - che ha cambiato la prognosi di tumori che prima erano considerati assolutamente incurabili, la radioterapia - diversa da quella di qualche anno fa - e la chirurgia. Questi trattamenti possono essere utilizzati singolarmente o in combinazione e di volta in volta è possibile decidere quale sia il miglior trattamento da destinare a ogni singolo paziente. Questi sono dunque i fattori che hanno determinato un aumento della sopravvivenza a 5 anni e per alcuni tumori, come quello della mammella, la sopravvivenza a 5 anni avviene nel 90% dei casi. In tumori come il melanoma è importantissima la diagnosi precoce poiché in questi casi la chirurgia è un elemento fondamentale ed ha successo quando le lesioni sono iniziali. Nel nostro paese sono circa 3 milioni e mezzo i cittadini che vivono dopo una diagnosi di cancro. Non tutti guariranno ma circa un milione di questi avranno la stessa aspettativa di vita di soggetti che non hanno mai avuto il cancro.

Quali sono i consigli che si sente di dare per mantenere uno stato di salute sano?

Gli elementi più importanti che possono ridurre il rischio di andare incontro a queste malattie sono:
- Mangiare in modo equilibrato. La dieta mediterranea è stata fortemente rivalutata anche per i suoi effetti anti-cancerogeni
- Evitare di prendere peso
- Non fumare assolutamente
- Evitare di contrarre le due infezioni che possono produrre il cancro: infezione da papilloma virus e il virus dell’epatite, contro le quali c’è un ottimo sistema di vaccinazione. Il carcinoma del fegato è diminuito infatti di incidenza in ragione di migliori e più diffusi sistemi di vaccinazione
- Evitare di esporsi prolungatamente al sole, soprattutto per i soggetti di fototipo chiaro, poiché c’è un aumento di incidenza del melanoma maligno, che è una malattia aggredibile e curabile se iniziale ma più difficile da gestire in fase avanzata.
- Attività fisica costante, che non deve essere necessariamente competitiva ma regolare 


Benedetta de Mattei


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