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Infarto: dopo la morte improvvisa di un giovane, l'esperto ci spiega come riconoscerlo e prevenirlo

19 ott 2019
Infarto: dopo la morte improvvisa di un giovane, l'esperto ci spiega come riconoscerlo e prevenirlo

Non ce l'ha fatta Luca Petitti, il 28enne riminese che martedì 8 ottobre si era sentito male durante una partita di calcetto con gli amici. Il suo cuore ha smesso di battere dopo una settimana di agonia. 

Benedetta de Mattei ha incontrato il Prof. Michele Gulizia – Presidente della Fondazione per il Tuo cuore dei Cardiologi Ospedalieri Italiani e Direttore Cardiologia Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania - per parlare dell’arresto cardiaco, che in molti casi può essere evitato.

Professore la cosiddetta “morte improvvisa” colpisce sempre più spesso anche i giovani. Quanto è importante in questi casi la prevenzione?

Questi tragici eventi devono fare accendere con potenza i riflettori dell’opinione pubblica e dei gestori della sanità sulla necessità di una prevenzione cardiovascolare efficace, precoce e senza sconti, che deve prevedere screening cardiologici a tappeto soprattutto nell’età giovanile, perché spesso idealmente associata ad assenza di patologie. Occorre dunque una salvaguardia dello stato di salute cardiovascolare dei nostri ragazzi attraverso un controllo cardiologico accurato anche, e soprattutto, in pieno benessere. E quando praticano sport agonistico questi controlli vanno ripetuti alla minima avvisaglia anche in coloro che hanno già ricevuto l’idonea certificazione, per le continue sollecitazioni, assai spesso eccezionali, che il sistema cardiovascolare subisce per la complessità del gesto sportivo agonistico. La prevenzione cardiovascolare, effettuata attraverso semplici screening e corretti stili di vita, è importantissima e in molti casi può salvare una vita poiché permette il riconoscimento precoce di cardiopatie misconosciute, come la fibrillazione atriale o quelle a ereditarietà genetica, che possono provocare una morte cardiaca improvvisa. La visita cardiologica con elettrocardiogramma, il rilievo della pressione arteriosa, del peso corporeo, della colesterolemia e l’esecuzione di un ecocardiogramma sono esami semplici, non invasivi e alla portata economica di tutti. Forse sarebbe il caso di inserirli in un percorso di prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari al pari della vaccinazione obbligatoria in età pediatrica.


La causa più comune di un arresto cardiaco è l’infarto. In cosa consiste?

L’infarto al cuore avviene con la chiusura di una coronaria, decretando un insufficiente apporto di sangue al cuore. Questo causa la morte delle cellule del cuore colpite, mentre l’estensione della sede determina la gravità dell’infarto. L’arteria può anche essere riaperta ma non sempre le cellule colpite ricominceranno a vivere. Alcune di queste saranno irrimediabilmente morte, altre fortemente stordite dalla mancanza di ossigeno, ma nel tempo potranno riprendersi.

Quale è il primo sintomo?

Il sintomo principale è il dolore al petto, che insorge in maniera ingravescente, man mano che si compie uno sforzo o improvvisamente. Questo dolore può anche iniziare dallo stomaco, irradiarsi a una o entrambe le braccia, dietro lo sterno o ai denti. Questo tipo di dolore, soprattutto se associato a senso di angoscia e sudorazione, deve far pensare ad un probabile infarto miocardico per cui il soggetto deve immediatamente chiamare il 112, nuovo numero unico di emergenza. La tempestività è infatti la prima cura per l’infarto, poiché agire nell’immediato può salvare la vita e sicuramente salva il muscolo cardiaco. Nei soggetti diabetici il dolore può non essere presente poiché la malattia come un tarlo rosicchia i nervi attorno alle fibre muscolari cardiache per cui lo stimolo doloroso che arriva al cervello viene attenuato e quindi spesso il soggetto non sente il dolore cardiaco. La prevenzione resta la migliore arma per combattere le malattie cardiovascolari.

Quali sono i maggiori fattori di rischio?

Vi sono dei fattori di rischio non modificabili come l’età, il sesso e la familiarità. Esistono però delle condizioni modificabili importanti che aumentano notevolmente il rischio cardiovascolare, come ad esempio: la sedentarietà, il fumo di sigaretta, l’obesità, la glicemia, l’ipertensione arteriosa, l’alimentazione e l’ipercolesterolemia. Le malattie cardiovascolari rappresentano circa il 40 % di tutte le morti in Italia e nella fascia di età tra 35 e 75 anni, colpiscono il 51% degli uomini e il 37% delle donne. L’incidenza della fibrillazione atriale tra i 18-40enni italiani, rilevata dall’analisi del database del Progetto Nazionale di Prevenzione Cardiovascolare “Banca del Cuore” che la Fondazione per il Tuo cuore dei cardiologi ospedalieri porta avanti dal 2015, è risultata di 5 volte superiore al dato conosciuto in letteratura, e quella per scompenso cardiaco 4 volte maggiore. Una dieta non corretta e l’uso, ma soprattutto l’abuso, di bevande energizzanti rappresentano un serio pericolo per il nostro cuore. In ogni lattina si trovano dosi di caffeina da 2 a 4 volte superiori a quelle di una tazzina di caffè e il mix di queste sostanze se assunto in modo eccessivo può portare ad aritmie ed alterazioni dell’eccitabilità cardiaca.

Quali sono le principali analisi del sangue per valutare la salute del nostro cuore?

Glicemia Profilo Lipidico: colesterolo totale, LDL, HDL, trigliceridi Creatinina Uricemia Elettroliti sierici (sodio, potassio, cloro, calcio e magnesio)

Benedetta de Mattei




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