Il tema dell’Imposta Generale sui Consumi, va affrontata in relazione al nuovo modello di sviluppo, basato sull’economia reale e nell’interesse generale del paese.
La Segreteria di Stato per le Finanze non ha mai affermato che l’introduzione dell’IGC derivasse da una richiesta proveniente dall’UE, ha invece sempre affermato con convinzione che l’introduzione del sistema IVA offre una posizione di maggiore forza nei confronti della Unione europea in funzione della richiesta della semplificazione doganale e della parificazione dei nostri operatori economici a quelli europei che, appunto, operano tutti in un regime “IVA”.
Il testo del Progetto di Legge è stato giudicato “eurocompatibile” dalla Commissione Europea che sulle aliquote afferma di prendere atto che la definizione delle aliquote applicabili avverrà in deroga all’articolo 97 e ss. della direttiva 2006/112/CE, mediante un altro provvedimento rispetto al quale si riserva la possibilità di una futura valutazione, al fine di escludere potenziali distorsioni della concorrenza in pregiudizio agli operatori europei.
Ciò significa che San Marino può applicare proprie aliquote in base alle proprie esigenze senza che i prezzi finali possano creare distorsioni di mercato. Appare evidente che il rischio di distorsione è praticamente nullo, dal momento che attualmente in un sistema monofase i nostri prezzi sono pressoché allineati a quelli praticati nel circondario e che addirittura, gli operatori del commercio evidenziano lo scenario, con l’introduzione dell’IGC, di aumento dei prezzi.
L’argomentazione è evidentemente pretestuosa, sia sul fronte della libertà di adozione di proprie aliquote, sia in merito allo spettro inflattivo.
Inoltre le affermazioni fatte da Giorgetti secondo cui con l’IGC aumenterebbe l’evasione e la burocrazia, non hanno basi. Per fare valutazioni sull’evasione di un’imposta occorre prima introdurla, monitorarne l’applicazione ed implementare il sistema dei controlli, poi è possibile fare valutazioni ed eventualmente mettere in campo accorgimenti a seguito di un adeguato periodo transitorio.
Sul piano della burocrazia vale la pena ribadire ancora una volta che il modello è quello dei paesi europei basati sulla semplificazione e l’uso di piattaforme telematiche per ridurre le procedure amministrative, mutuando le migliori pratiche internazionali.
Altra informazione non corretta data da Giorgetti riguarda le dichiarazioni del Fondo Monetario. Intanto si deve precisare che la monofase per San Marino ammonta a circa 64 milioni e non a 50 milioni e che il FMI suggerisce un aumento delle entrate del ½ -1 per cento del PIL, da raggiungere in un periodo pluriennale, ponendo l’aliquota a un livello appena più alto a quella che manterrebbe invariato il gettito.
Conti alla mano, considerando le attuali transazioni si ottiene il mantenimento dell’attuale gettito applicando un aliquota ordinaria pari al 12%, se si volessero seguire i suggerimenti del FMI, l’aliquota dovrebbe attestarsi al 14%.
Analisi completamente condivisa quella che riguarda la necessità di mantenere una fiscalità di vantaggio e, sempre dati alla mano, potrebbe addirittura applicare un’aliquota ordinaria del 10%, anziché del 12%, qualora il volume delle transazioni passasse dai 640 milioni del 2015 a 760 milioni.
Infine, non è corretto affermare che le imposte indirette deprimono i consumi, per il semplice motivo che a livello globale sono applicate nella quasi totalità dei paesi compreso San Marino (cfr monofase).
In astratto è corretto affermare che le imposte riducono il potere di spesa delle famiglie che trasferiscono risorse alle “casse comuni” per garantire lo stato sociale, scuola, sanità, servizi sociali, servizi pubblici e che la gestione di queste risorse va fatta nella maniera più oculata possibile e con le giuste priorità nell’interesse generale della collettività.
La Segreteria di Stato per le Finanze non ha mai affermato che l’introduzione dell’IGC derivasse da una richiesta proveniente dall’UE, ha invece sempre affermato con convinzione che l’introduzione del sistema IVA offre una posizione di maggiore forza nei confronti della Unione europea in funzione della richiesta della semplificazione doganale e della parificazione dei nostri operatori economici a quelli europei che, appunto, operano tutti in un regime “IVA”.
Il testo del Progetto di Legge è stato giudicato “eurocompatibile” dalla Commissione Europea che sulle aliquote afferma di prendere atto che la definizione delle aliquote applicabili avverrà in deroga all’articolo 97 e ss. della direttiva 2006/112/CE, mediante un altro provvedimento rispetto al quale si riserva la possibilità di una futura valutazione, al fine di escludere potenziali distorsioni della concorrenza in pregiudizio agli operatori europei.
Ciò significa che San Marino può applicare proprie aliquote in base alle proprie esigenze senza che i prezzi finali possano creare distorsioni di mercato. Appare evidente che il rischio di distorsione è praticamente nullo, dal momento che attualmente in un sistema monofase i nostri prezzi sono pressoché allineati a quelli praticati nel circondario e che addirittura, gli operatori del commercio evidenziano lo scenario, con l’introduzione dell’IGC, di aumento dei prezzi.
L’argomentazione è evidentemente pretestuosa, sia sul fronte della libertà di adozione di proprie aliquote, sia in merito allo spettro inflattivo.
Inoltre le affermazioni fatte da Giorgetti secondo cui con l’IGC aumenterebbe l’evasione e la burocrazia, non hanno basi. Per fare valutazioni sull’evasione di un’imposta occorre prima introdurla, monitorarne l’applicazione ed implementare il sistema dei controlli, poi è possibile fare valutazioni ed eventualmente mettere in campo accorgimenti a seguito di un adeguato periodo transitorio.
Sul piano della burocrazia vale la pena ribadire ancora una volta che il modello è quello dei paesi europei basati sulla semplificazione e l’uso di piattaforme telematiche per ridurre le procedure amministrative, mutuando le migliori pratiche internazionali.
Altra informazione non corretta data da Giorgetti riguarda le dichiarazioni del Fondo Monetario. Intanto si deve precisare che la monofase per San Marino ammonta a circa 64 milioni e non a 50 milioni e che il FMI suggerisce un aumento delle entrate del ½ -1 per cento del PIL, da raggiungere in un periodo pluriennale, ponendo l’aliquota a un livello appena più alto a quella che manterrebbe invariato il gettito.
Conti alla mano, considerando le attuali transazioni si ottiene il mantenimento dell’attuale gettito applicando un aliquota ordinaria pari al 12%, se si volessero seguire i suggerimenti del FMI, l’aliquota dovrebbe attestarsi al 14%.
Analisi completamente condivisa quella che riguarda la necessità di mantenere una fiscalità di vantaggio e, sempre dati alla mano, potrebbe addirittura applicare un’aliquota ordinaria del 10%, anziché del 12%, qualora il volume delle transazioni passasse dai 640 milioni del 2015 a 760 milioni.
Infine, non è corretto affermare che le imposte indirette deprimono i consumi, per il semplice motivo che a livello globale sono applicate nella quasi totalità dei paesi compreso San Marino (cfr monofase).
In astratto è corretto affermare che le imposte riducono il potere di spesa delle famiglie che trasferiscono risorse alle “casse comuni” per garantire lo stato sociale, scuola, sanità, servizi sociali, servizi pubblici e che la gestione di queste risorse va fatta nella maniera più oculata possibile e con le giuste priorità nell’interesse generale della collettività.
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