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Montegiardino: riconsegnata la magnifica opera d’arte di Francesco Zugno

9 dic 2016
“Un evento che resterà nella memoria per almeno cento anni”, così si esprimono i rappresentati della comunità di Montegiardino che hanno assistito ieri, alla presenza degli Ecc.mi Capitani Reggenti, alla riconsegna della magnifica opera d’arte di Francesco Zugno, destinata a diventare un vero e proprio attrattore per gli studiosi di storia dell’arte e per il pubblico che ama la pittura veneta del XVIII secolo. Sono due gli elementi di mistero che hanno generato grande interesse intorno all’opera: il primo è quello dovuto al suo ritrovamento. Il dipinto della Madonna della Misericordia era infatti celato dietro ad una pesante ridipintura effettuata a metà del 1800. L’abile mano della restauratrice Serena Brioli ha messo invece in luce ciò che si nascondeva dietro a colori e a disegni non certo eccelsi, ma di cui restava unica memoria. Un’opera dell’arte veneta datata intorno al 1740/50 realizzata dal più abile allievo di Giovan Battista Tiepolo, che nasconde i segni allegorici di uno degli eventi storici più drammatici ed entusiasmanti della Repubblica di San Marino, quello della liberazione dall’occupazione del Cardinale Giulio Alberoni.
Dal presupposto che il quadro venisse usato come icona da esporre durante le processioni come penitenza e monito nei confronti di chi aveva accettato senza opporsi, l’ingresso delle truppe del Cardinale, è partita l’indagine relativa al significato politico del dipinto sempre più legato alla identità storica sammarinese. Per la comunità di Montegiardino recuperare all’epoca un rapporto di fiducia con l’autorità centrale dopo i tragici fatti che avevano fatto correre il rischio di perdere in via definitiva la sovranità, diventava impellente e la realizzazione dell’opera chiesta alla bottega del Tiepolo che, all’epoca, risultava essere una delle più quotate nell’Italia divisa, significa certamente che le potenzialità economiche della committenza potevano supportare una spesa ingente. Nelle ipotesi dei professori Favilla e Rugolo, massimi esperti di arte veneta, uno dei soggetti che chiede misericordia è proprio il vescovo Calvi all’epoca protagonista dei fatti alberoniani.
C’è poi un’altra suggestiva ipotesi: gli abitanti di Montegiardino rivolgendosi ad una scuola della Repubblica di Venezia, che rappresentava per ideali e forma politica la maggiore vicinanza con l’antica Repubblica, dichiarano con il quadro i propri sentimenti e definiscono un segno identitario che, dopo anni di incertezze amministrative, segnate anche dal decadimento istituzionale e dalla conseguente perdita del senso di comunità, andasse alla ricerca di valori espressi dalle suggestioni che si respiravano a Venezia, mito dei viandanti, dei liberi commerci e della protezione del libero pensiero.
Un evento straordinariamente importante quello dell’8 dicembre 2016 che non può che essere ben augurante per le sorti di un Paese che ieri come allora, ha bisogno di fondare il proprio futuro su valori condivisi.

Comunicato stampa
Segreteria di Stato Istruzione e Cultura

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