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Repubblica Futura: Il cortocircuito

18 dic 2019
Repubblica Futura: Il cortocircuito

L’elettricità va maneggiata con cura, non si deve giocare con le prese di corrente. Tutti i genitori fanno, prima o poi, questa raccomandazione ai propri figli. Evidentemente gli improvvisati elettricisti di LIBERA, quelli che hanno staccato la spina al Governo uscente, non hanno mai dato ascolto a questi avvertimenti. Come spiegare diversamente il cortocircuito, un vero e proprio disastro politico, causato dai funambolici capi di LIBERA? Ovviamente questo problema “elettrico” non ha provocato subito il buio ma si è palesato progressivamente nel tempo, con il solerte impegno degli apprendisti stregoni. Le prime tensioni (elettriche) nella maggioranza hanno cominciato a manifestarsi il 2 ottobre 2018 (curiosa la data!), sotto traccia come si conviene in questi casi, per dilatarsi gradualmente e poi diffondersi in più direzioni. Qualche chiacchierata in Via del Voltone, qualche votazione strana in Consiglio Grande e Generale, qualche richiesta di rilancio e allargamento delle “responsabilità”, qualche viaggio romano, qualche impegno preso e qualche promessa strappata in via riservata. Si sono visti Segretari di Stato abdicare al proprio ruolo appellandosi alla necessità di scelte “stracondivise” e alla concordia universale, diventata di fatto un paravento per fuggire dalle responsabilità (o dalle incapacità?). Abbiamo assistito alla soluzione della vicenda Banca CIS che, a parte la salvaguardia dei risparmiatori, ha lasciato un'altra voragine nei conti pubblici. E’ stata varata urgentemente una Commissione d’Inchiesta per indagare sulle responsabilità politiche di tutti i dissesti bancari, peraltro avversata dalle ex opposizioni, che in un mese e mezzo non ha combinato assolutamente nulla. Si è dato corso, a fine estate, ad una delle più confuse fasi finali di legislatura di tutti i tempi, scrivendo in fretta e furia una nuova legge elettorale in agosto, riscrivendola a settembre e tuttora con manifeste incongruenze. E’ stato varato il “tavolo istituzionale” che, come facilmente prevedibile, si è dimostrato un completo fallimento decretato in prima istanza dalle forze sociali e dalle associazioni di categoria, che dovevano essere coinvolte con la formula della “condivisione armoniosa”ma senza contenuti. E’ stato votato in Consiglio Grande e Generale un bilancio “tecnico”, con un notevole disavanzo a carico di tutti i sammarinesi, compiendo quello che un illustre esponente della Democrazia Cristiana ha definito “una colossale forzatura istituzionale”. E’ stata sabotata la presa d’atto del reclutamento di due nuovi magistrati d’appello, in palese contrasto con le leggi vigenti, da parte delle forze dell’ex opposizione con la complicità di SSD e Civico 10, sdoganando la politica che sceglie i magistrati come nei famigerati anni novanta. Infine ciò che doveva diventare la forza motrice del “cambio di passo” e della condivisione nazionale, la prima forza politica del Paese per quanto variegata, cioè LIBERA,è stata ridotta a partito marginale con la dissoluzione di Civico10 e la lacerazione profonda di SSD, scaricata dagli ambitissimi alleati e frustrata nelle tante smanie personali, che ha perso per strada un sacco di elettori nonostante gli innesti, uno dei quali (ReS) non ha nemmeno attecchito. Insomma, dopo avere visto gli “elettricisti” archiviare malamente un’esperienza di Governo, che certamente ha prodotto errori peraltro poco riconosciuti da alcuni Segretari di Stato protagonisti di “sviste” clamorose ma che ha prodotto anche risultati positivi; dopo aver visto gli elettricisti vivere nell’illusione di potersi riciclare in altre ammucchiate politiche che non li hanno ritenuti affidabili, rimane il peso degli errori compiuti e la consapevolezza di un pericolo molto concreto di restaurazione di un passato quasi fatale per il nostro Paese e di molti grandi problemi da affrontare. Repubblica Futura rimane coerente al proprio percorso politico, e, nel ruolo di opposizione, lavorerà nell’interesse del Paese, nell’essere propositiva, e dura se occorre, senza lasciarsi andare alla becera demagogia e agli insulti che abbiamo visto mettere in campo nella legislatura passata.


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