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Conto Mazzini: Roberti propone legge per evitare ritorsioni personali a imprenditori e politici disposti a raccontare la verità

5 apr 2017
Conto Mazzini: Roberti propone legge per evitare ritorsioni personali a imprenditori e politici disposti a raccontare la verità
Conto Mazzini: Roberti propone legge per evitare ritorsioni personali a imprenditori e politici disposti a raccontare la verità - Col processo Conto Mazzini si torna in aula il 12 aprile quando è annunciata la deposizione di Roman...
Col processo Conto Mazzini si torna in aula il 12 aprile quando è annunciata la deposizione di Romano Lenzi, mentre Gian Luca Bruscoli depositerà una memoria scritta come ha fatto ieri Giuseppe Roberti.

Gian Luca Bruscoli, ex amministratore Fin Project, e Fiorenzo Stolfi. Sono loro due, coimputati nel processo Conto Mazzini, i più bersagliati nella memoria scritta depositata da Giuseppe Roberti che attacca anche l'inquirente Buriani e salva, invece, Gabriele Gatti che viene citato, anche se non coinvolto nel procedimento.
Roberti narra la sua verità e, tra le tante circostanze riferite, afferma che Bruscoli versò 3 miliardi di lire a Stolfi e 500 milioni sia al Pdcs che al Pss, quando Banca Commerciale potè iniziare ad operare. Solo ieri, Stolfi, ha affermato in aula di non aver mai preso nulla, in cambio della concessione di una licenza e di non essere mai stato al soldo dei poteri forti.
Chi dice la verità? Spetterà al giudice del dibattimento Felici stabilirlo. In ogni caso gli imputati, quando fanno dichiarazioni, non le fanno sotto giuramento, e anche qualora affermassero il falso non potrebbero essere accusati di falsa testimonianza.
Roberti, a cui diversi testimoni hanno attribuito la primogenitura del Conto Mazzini, afferma anche che fu l'ex direttore Bcs Canuti ad aprire quell'anagrafica, su indicazione di una dipendente della Fin Project.
“Gatti – si legge sul memoriale – non mi chiese mai soldi e io non diedi mai soldi a lui”. Un passaggio del memoriale è riservato anche all'inquirente Buriani “magistrato a San Marino – scrive Roberti – grazie al sostegno degli imputati Marcucci, Menicucci, Roberti, Stolfi”.
Infine Roberti, che negli anni novanta e duemila è stato ispiratore della formazione e della caduta di diversi governi, dà un suggerimento al Segretario Celli e al nuovo esecutivo, per affrontare la crisi di bilancio senza indebitarsi con l'estero: una legge concordata con il Tribunale che consenta agli imprenditori e ai politici di testimoniare quanto loro noto sulla tangentopoli sammarinese, senza il rischio di ritorsioni personali. Per Roberti l'effetto sarebbe il rientro nelle casse dello stato di una somma tra i 100 e i 300 milioni di euro nascosti in Austria e Svizzera.

l.s.

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