Brusco stop per “Badia del vento”, il progetto, proposta da Fera srl, di un impianto eolico - formato da sette turbine alte 180 metri, con rotori di diametro pari a 136 metri inseriti su mozzo alto 112 metri – da installare nel comune di Badia Tedalda, in provincia di Arezzo. La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Arezzo e Grosseto ha infatti espresso “parere negativo”, in quanto “non compatibile col contesto di pregio dell’intera zona dell’alta Valtiberina così come riconosciuto dal Piano Paesaggistico della Regione Toscana, e non conforme al quadro delle tutele paesaggistiche sancito dal medesimo”.
La Soprintendenza, il cui parere è necessario e vincolante ai fini dell’autorizzazione paesaggistica, dopo aver esaminato la documentazione integrativa, ha inviato il proprio documento alla Regione Toscana, che ha convocato per il 10 ottobre la conferenza dei servizi con tutti gli enti competenti a rilasciare autorizzazioni e permessi. Per conoscenza il parere è stato inviato al Ministero della Cultura e alla Soprintendenza di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Fra i portatori d'interesse, vista la vicinanza dal confine con l'Emilia-Romagna, ci sono anche i Comuni di Verghereto e Casteldelci, le Unioni dei Comuni Valle del Savio e Valmarecchia, le province di Forlì-Cesena e Rimini, la Regione Emilia-Romagna.
Nel parere della Soprintendenza anche il riferimento all'altitudine dell'installazione, che si svilupperebbe oltre quota 1200 metri. Un aspetto che assume rilevanza “con riferimento al vincolo di tutela che impone in Appennino la tutela dai 1200 metri; tale aspetto si ritiene essere elemento impattante circa le visuali”. Evidenziata anche la necessità di “trasporti eccezionali con mezzi oltre i 40 metri di lunghezza e quattro metri di larghezza con molteplici interventi sul percorso stradale che diventano rilevanti e particolarmente impattanti in corrispondenza dei percorsi montani, anche a forte pendenza e prospicienti alle aree di installazione”.
In bilico anche gli altri progetti di impianti eolici previsti in zona, giudicati “estremamente impattanti”, come quello a Poggio Tre Vescovi, a Passo di Frassineto e il limitrofo “Badia Wind". Impianti che con “Badia del vento” creerebbero “una barriera visiva sul crinale fra l'Emilia-Romagna e la Toscana, percepibile a distanza di notevoli chilometri”.
Fra le ragioni del sì – aveva scritto il sindaco di Badia Tedalda, Alberto Santucci -, “la produzione di circa 30 megawatt di energia pulita di cui l’Italia ha tanto bisogno”; inoltre le pale eoliche saranno installate – ha aggiunto – in una zona dove "c’è effettivamente tanto vento costante e che da oltre dieci anni è oggetto di studi anemometrici che dimostrano la particolare intensità e costanza del vento". Il sindaco toscano nella lettera alla Regione sottolineava poi "l’importanza della creazione di un grande indotto socio-economico di durate pluriennale derivante dalla costruzione, gestione e manutenzione del parco eolico in zone montane marginali, spopolate ed economicamente depresse". Ultimo motivo è quello economico, legato alle misure compensative in favore dei comuni fino ad un massimo del 3% dei proventi derivanti dalla valorizzazione dell’energia elettrica prodotta annualmente dall’impianto.