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Deep learning, minaccia alla categoria dei doppiatori

di Davide Gresta Zucchi
28 feb 2022
Intervista al doppiatore Enrico Chirico e al Presidente dell'Anad Daniele Giuliani
Intervista al doppiatore Enrico Chirico e al Presidente dell'Anad Daniele Giuliani

L'apprendimento profondo, ossia il deep learning, è una nuova tecnologia che sfrutta l'intelligenza artificiale per riprodurre la voce umana in più lingue diverse con grandi risultati. Sembra tutto magnifico, ma cosa succederebbe a chi vive della propria voce? Lo abbiamo chiesto a un doppiatore professionista di Roma, Enrico Chirico, con alle spalle numerosi doppiaggi per il cinema, film d'animazione, film per la TV e miniserie, telefilm e cartoni animati.

Parlando del deep learning ci dice: “I doppiatori non hanno accolto con grande entusiasmo la notizia. Qualcuno dei miei colleghi che ha avuto modo di osservare da vicino quella tecnologia correlata a un documentario, hanno detto che è impressionante. Riesce a riprodurre quasi fedelmente la voce di un narratore. Forse per quanto riguarda i prodotti di film, fiction, cinema e altro dove si richiede l'interpretazione e la presenza di un attore che riproduca la recitazione originale, è ancora difficile raggiungere la perfezione, ma non escludo che prima o poi ci si arrivi. È impossibile fermare la tecnologia. Quello che possiamo fare è impegnarci a fare il nostro lavoro con un'attenzione artigianale, che è sempre difficile da riprodurre”.

Chirico è sicuro che le emozioni che si vivono al microfono davanti al leggio appartengono a un essere umano e quindi difficilmente sostituibili. Ha poi sottolineato che non gli risulta che la categoria dei Sindacati abbia preso in considerazione la cosa e si stia muovendo per tutelare la categoria: “Ci sono altre battaglie forse più importanti che vanno avanti da tempo come il rinnovo del contratto collettivo nazionale e quella del deep learning è una cosa che si aggiunge alle altre”. Non è una notizia che lo rincuora e che gli fa piacere, ma non vede ancora un pericolo imminente. “Speriamo che l'essere umano continui a esistere come tale e non si faccia sostituire dalle macchine in tutto. Ci sono delle cose dove è un bene che sia una macchina a svolgere quel lavoro, mentre altre situazioni, soprattutto in campo artistico è un po' più difficile accettarlo anche da un punto di vista etico”.




Abbiamo chiesto un parere sul deep learning anche a Daniele Giuliani, il Presidente dell'Anad, l'Associazione Nazionale Attori Doppiatori e ribadisce che “il tema è molto caldo, quasi bollente”. Ha detto: “Sappiamo che l'Unione europea ha investito molto sull'intelligenza artificiale e la sta incentivando. Ciò che ci lascia perplessi è il campo di applicazione, perché il nostro è un lavoro che ha a che fare con l'arte a tutti gli effetti e pensare che l'intelligenza artificiale possa replicare qualcosa di artistico non può che portarci ad avere delle perplessità”. Giuliani fa poi un paragone interessante con Bohemian Rhapsody: “La parte più bella di quel film è quella in cui Freddy Mercury sgrana un po' la voce. Sono le imperfezioni nell'arte che la rendono unica a tutti gli effetti. Una batteria campionata l'abbiamo sentita tutti, non sbaglia mai un colpo, ma non ci emozionerà mai quanto un batterista in un concerto dal vivo”.

Sulla questione del deep learning, l'Anad ha avuto diversi incontri e ha intrapreso un percorso verso la Commissione europea per far capire che ci sono molte problematiche e incertezze anche a livello legale e di diritti. “Non esiste un diritto regolamentato in materia” - riferisce Giuliani - “e questo è molto pericoloso”.





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