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Referendum Giustizia del 12 giugno: ecco su cosa si vota

di Davide Gresta Zucchi
19 mag 2022
Referendum Giustizia del 12 giugno: ecco su cosa si vota

I cittadini italiani saranno chiamati alle urne domenica 12 giugno 2022 dalle ore 7.00 alle 23.00 per esprimersi su cinque referendum popolari abrogativi. Possono votare i cittadini maggiorenni iscritti alle liste elettorali del proprio Comune di residenza, muniti di un documento di riconoscimento e della tessera elettorale. Possono votare anche gli italiani iscritti all'AIRE (l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero). Questi ultimi riceveranno una lettera informativa e dovranno seguire le indicazioni contenute al suo interno.

Il testo del Referendum prevede i seguenti cinque quesiti:

1) Abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.

Questo primo quesito punta ad eliminare la Legge Severino che attualmente consente alle persone condannate per reati gravi quali per esempio mafia e terrorismo di non essere candidati ed eleggibili. Inoltre prevede anche la decadenza automatica dalla carica per i parlamentari, i membri del governo, i consiglieri regionali, i sindaci e gli amministratori locali se vengono condannati durante l'incarico.

2) Limitazione delle misure cautelari: abrogazione dell'ultimo inciso dell'art. 274, comma 1, lettera c, codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.

Il secondo quesito mira ad eliminare la motivazione della "possibile reiterazione del reato" per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini e quindi prima del processo. Un'arma a doppio taglio: potrebbe essere utile per evitare che possibili sospettati commettano dei reati in attesa del processo oppure potrebbe tenere in detenzione dei soggetti che a fine processo risultano innocenti.

3) Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati.

Il terzo quesito ha lo scopo di eliminare il cambio di carriera tra giudicanti e requirenti che tutt'ora è concessa. Dunque punta a far scegliere al magistrato all’inizio della carriera e non dopo se vuole essere PM (pubblico ministero) o giudice. Inoltre non potrà cambiare le sue funzioni. Oggi è possibile fino a quattro volte.

4) Partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Abrogazione di norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte.

In sostanza il quarto quesito punta ad includere anche gli avvocati e i professori universitari a partecipare in modo attivo alla valutazione dell’operato dei magistrati e quindi ad eliminare la loro attuale esclusione. Adesso infatti è lo stesso Csm (Consiglio superiore di magistratura) a fare le valutazioni sulla professionalità e la competenza dei magistrati.

5) Abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura.

Per questo ultimo quesito è necessario fare una premessa. All'interno del Csm ci sono delle "correnti". Queste fanno sì che il Csm sia una sorta di parlamentino distinto in partiti, e dunque sono gli orientamenti politici che indirizzano il processo decisionale in modo sostanziale. Oggi, un magistrato che si vuole candidare al Csm deve riuscire a raggiungere da 25 a 50 firme. Il quinto quesito dunque punta ad eliminare la norma che obbliga a presentare queste firme non rendendole più necessarie.






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