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"Più Europa e soprattutto un'Europa migliore" che risponda anche ai problemi locali

1 ott 2016
Antoni Martí Petit"Più Europa e soprattutto un'Europa migliore" che risponda anche ai problemi locali
"Più Europa e soprattutto un'Europa migliore" che risponda anche ai problemi locali - Oratore Ufficiale il Capo del Governo del Principato di Andorra Antoni Martí Petit
”Il presente e il futuro dei Piccoli Stati d'Europa” il tema dell'orazione ufficiale del Capo del Governo del Principato di Andorra, Antoni Martì Petit.

Le storie parallele, nei secoli, di San Marino ed Andorra e le prospettive legate all'accordo di associazione con l'Europa che stanno negoziando i due piccoli stati insieme al Principato di Monaco: questo il filo conduttore dell'orazione ufficiale.
Antoni Martì Petit ha sottolineato la lunga tradizione parlamentare, la continuità istituzionale, la neutralità che accomunano San Marino e Andorra, due piccoli paesi che – ha detto – sono profondamente europei nel loro Dna ed è proprio per questo, forse, che finora non era stata avvertita la necessità di progredire verso un'Europa piu' integrata. Oggi negoziare l'accordo di associazione con l'Ue, per accedere al mercato interno, rientra nell'evoluzione logica dei nostri paesi, non solo per salvaguardare ciò che siamo – ha detto Martì – ma anche per aprire le porte a ciò che possiamo diventare. Non è un buon momento per l'Ue, ma secondo il capo del governo andorrano, la reazione non dev'essere “meno Europa”, ma più Europa e soprattutto un'Europa migliore. E l'Unione Europea deve mostrarsi sensibile alle realtà diverse, come quelle di San Marino, Andorra e Monaco, rispondendo ai problemi locali al servizio dei cittadini. Gli sforzi di coordinamento per la negoziazione dell'accordo devono quindi proseguire o addirittura aumentare “per far si che l'associazione con l'Unione Europea sia un successo per tutte le parti”.

l.s.

L'orazione ufficiale di Antoni Martì Petit

IL PRESENTE E IL FUTURO DEI PICCOLI STATI IN EUROPA

Eccellentissimi Capitani Reggenti,
Onorevoli Membri del Congresso di Stato,
Onorevoli Membri del Consiglio Grande e Generale,
Illustri Membri del Corpo Diplomatico e Consolare,
Signore e Signori,

desidero iniziare il mio intervento ringraziando i Capitani Reggenti per il loro invito a partecipare, in qualità di Oratore Ufficiale, all’odierna Cerimonia di Investitura. Sono consapevole del valore simbolico e della portata di questi eventi nella vita pubblica di San Marino. E’ per questo motivo che desidero esprimere, a nome del Governo e del Popolo del Principato di Andorra, il mio più sincero e caloroso ringraziamento.

Il grande onore che fate a me personalmente, e attraverso la mia persona alle istituzioni andorrane, testimonia inoltre gli stretti legami di amicizia che uniscono la Repubblica di San Marino al Principato di Andorra.
Ieri sera, durante il mio intervento in occasione dell’Udienza concessami dagli Eccellentissimi Capitani Reggenti, ho affermato che San Marino e Andorra hanno vissuto vite parallele. Infatti, sebbene le relazioni diplomatiche ufficiali tra i due paesi risalgano a pochi decenni fa, i numerosi aspetti in comune che caratterizzano i nostri rispettivi percorsi storici sono quantomeno sorprendenti.
San Marino e Andorra hanno in comune una lunga tradizione parlamentare, la stabilità e la continuità istituzionale - che celebriamo oggi attraverso questa cerimonia d’investitura - l'impegno a favore della pace e della soluzione negoziale dei conflitti, la neutralità e la capacità di adeguarsi e di mantenere la propria identità in un contesto europeo che ha subito profondi cambiamenti - non sempre in maniera pacifica - nel corso dei secoli.
Oggi, nel XXI secolo ormai inoltrato, San Marino e Andorra condividono - con il Principato di Monaco - la sfida di giungere ad un Accordo di associazione stabile con l’Unione europea. Mai prima d’ora la concertazione tra questi tre Stati è stata così intensa. Sono certo che nel corso degli attuali incontri politici e tecnici scopriremo non solo che abbiamo dei punti in comune nella nostra storia e nel nostro passato, ma anche che abbiamo dinnanzi a noi un futuro condiviso.
Quando si parla di relazioni tra l’Unione Europea e questi tre Stati di ridotte dimensioni territoriali, la prima domanda che possiamo porci è la seguente: perché dovremmo prevedere un rapporto diverso da quello già esistente? Perché andare oltre?
Prima di rispondere a questa domanda, occorre constatare un fatto evidente. Nessuno dei nostri paesi è, o può essere, estraneo al progetto di costruzione europea. I Sammarinesi e gli Andorrani sono profondamente europei, proprio in ragione di ciò che ho affermato in precedenza: perché siamo un punto di riferimento in termini di parlamentarismo, difesa dei diritti e delle libertà, rispetto dello stato di diritto e stabilità istituzionale.
Tutto ciò che il mondo ammira dell’Europa è da secoli contenuto nel DNA della Repubblica di San Marino e del Principato di Andorra.
Paradossalmente, proprio per il fatto che i Sammarinesi e gli Andorrani sono stati europei e europeisti ante litteram, finora non abbiamo avvertito, con sufficiente intensità, la necessità di progredire verso un’Europa più integrata. Permettetemi di chiarire meglio questo concetto: per i sei paesi fondatori dell’attuale UE, la costruzione europea significava lasciarsi alle spalle un passato segnato da conflitti armati. Per paesi come Irlanda, Grecia, Spagna o Portogallo, l’ingresso nel mercato comune equivaleva ad un progresso economico. Per i paesi dell’Europa Orientale, l’adesione all'UE era sinonimo di democratizzazione.
I nostri Paesi, al contrario, hanno una tradizione consolidata di pace, parlamentarismo e democrazia, e le nostre rispettive popolazioni hanno vissuto in un notevole benessere economico e sociale. Dove vanno pertanto ricercate le ragioni per cui San Marino e Andorra desiderano intensificare le loro relazioni con l’Unione Europea e accedere al mercato interno?
Innanzitutto, in una caratteristica comune ai Sammarinesi e agli Andorrani che ho menzionato all’inizio del mio intervento: la capacità di adattarsi al contesto. Ieri ho menzionato la visione storica di San Marino quando ha dovuto negoziare il mantenimento della propria sovranità con Napoleone Bonaparte.
Potrei dire la stessa cosa sulla vostra capacità di mantenere l’indipendenza nel processo di unificazione italiana. Anche nella storia di Andorra potremmo trovare episodi analoghi, o anche paralleli.
Attualmente il contesto di riferimento è l’Unione Europea. La realtà europea non ci è estranea poiché siamo circondati dal territorio comunitario: San Marino, dalla nascita delle Comunità Europee, e Andorra dall’ingresso della Spagna nel mercato comune, più di 30 anni fa. La maggior parte delle nostre relazioni esterne, a livello istituzionale, economico, sociale o culturale, sono relazioni con paesi membri e con cittadini dell’Unione Europea. Produrre beni, fornire servizi o svolgere una qualsiasi attività economica nei nostri rispettivi territori senza rispettare le norme comunitarie è oggi impensabile, considerato che i nostri clienti e i nostri fornitori - attuali e potenziali - sono per la maggior parte europei. Anche chi, oltre i confini dell’Europa, desidera investire, concludere affari e creare ricchezza nel nostro paese, ci chiede di poter accedere al mercato interno dell’UE.
Di conseguenza, pretendere di vivere ai margini del processo di costruzione europea è per noi - Sammarinesi e Andorrani - una chimera.
Negoziare un Accordo di associazione con l’Unione europea e accedere al mercato interno rientra nell’evoluzione logica dei nostri paesi. Si tratta di un ulteriore passo in avanti nella nostra lunga storia di costante adeguamento. Ma non si tratta solo di evolvere e adeguarsi per salvaguardare ciò che siamo, bensì di aprire le porte a ciò che possiamo diventare.
La storia economica di ogni paese dimostra che l’apertura è sempre preferibile all’isolamento. Questa affermazione, valida per qualsiasi paese, è tanto più vera nel caso di Stati di ridotte dimensioni territoriali. La prosperità economica di San Marino e di Andorra è stata possibile grazie all’accesso a mercati più grandi del nostro piccolo mercato interno. I settori che si sono potuti distinguere nelle nostre economie - turismo, attività bancaria, commercio al dettaglio, industria leggera, ecc. - lo hanno fatto grazie a clienti internazionali, per la maggior parte europei. E’ giunto dunque il momento di offrire ai nostri cittadini e alle nostre imprese l’opportunità di accedere al mercato transnazionale più importante al mondo: il mercato interno dell’Unione Europea.
I modelli di crescita economica di San Marino e Andorra sono modelli maturi; questo è almeno il caso di Andorra, senza voler impartire lezioni a nessuno. I settori tradizionali delle nostre economie non possono più - da soli - garantire la crescita e il benessere futuri delle nostre società. E la tanto necessaria diversificazione passa attraverso una maggiore integrazione nel contesto europeo. Proprio per questo motivo ho affermato che non si tratta solo di evolvere e di adattarsi per continuare ad essere, ma per riuscire ad essere ciò che possiamo ambire ad essere.
I nostri paesi, che si distinguono per il loro dinamismo economico, la certezza del diritto e un contesto imprenditoriale agevole, possiedono un potenziale ben superiore nel mercato interno europeo che non al di fuori dello stesso.
Qualche anno prima che la Commissione europea desse mandato di negoziare un Accordo di associazione con Monaco, San Marino e Andorra, nel 2014 la stessa Unione europea aveva già previsto questa possibilità nel Trattato di Lisbona, che apre la strada all’ingresso dei piccoli Stati nel mercato interno, rispettando determinate peculiarità. Infatti, il Trattato di Lisbona ha messo nero su bianco la possibilità di un accordo come quello che l’Unione europea aveva già in atto con il Liechtenstein, nell’ambito dello Spazio Economico Europeo.

Eccellenze,
Signore e Signori,
La negoziazione di un Accordo di associazione con l’Unione europea giunge in un momento in cui San Marino e Andorra, così come molti altri paesi, stanno completando un lungo percorso di riforme verso la trasparenza e la cooperazione economica internazionale.
Anche se a volte si è voluto porre l’accento o mettere sotto i riflettori alcuni piccoli Stati europei, la necessità di maggiore trasparenza, conformità e cooperazione riguarda ormai tutte le economie sviluppate. Per decenni abbiamo costruito un'economia globale senza dotarci di regole globali ed eque, come peraltro ha dimostrato l'ultima crisi finanziaria.
Negli ultimi cinque anni e mezzo, il Governo che ho l’onore di presiedere si è impegnato in modo particolare per portare a termine riforme importanti, già avviate dai governi precedenti: avviare un modello fiscale conforme, negoziare e firmare una rete di accordi per evitare la doppia imposizione, aprire la nostra economia agli investimenti esteri, concedere pieni diritti economici a tutti i residenti internazionali e preparare il nostro sistema finanziario allo scambio automatico delle informazioni fiscali.
Questo processo - che potremmo sintetizzare come un percorso dalla eccezionalità alla competitività - trova logico seguito nell’accesso al mercato interno dell’Unione europea.
Ho parlato di un processo che va dall’eccezionalità alla competitività perché il benessere dei nostri cittadini e la prosperità delle nostre imprese in futuro passa attraverso la possibilità di partecipare e, di conseguenza, di competere in un’economia globale. E non saremmo in grado di partecipare a un’economia globale da una posizione di isolamento e di eccezionalità.
Ancora una volta si tratta di difendere ciò che siamo, ma anche di difendere ciò che possiamo divenire. Si tratta anche - in tutta umiltà - di contribuire al momento storico che ci è dato vivere. A mio avviso, il grande dibattito della nostra era non riguarda più, come qualche decennio fa, la sinistra e la destra, ma piuttosto l’apertura e la chiusura; il dibattito tra coloro che vorrebbero un mondo più aperto, più integrato, più cooperativo e con legami sociali ed economici più forti e coloro che vorrebbero un mondo chiuso, fatto di piccoli isolamenti e segnato dal protezionismo. E’ quanto ho detto, solo dieci giorni fa, in occasione del mio intervento innanzi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La recente crisi economica ha in qualche modo messo un freno all’ottimismo e allo spirito di apertura dei due decenni successivi alla guerra fredda e ha sostituito l’ottimismo con la paura e la chiusura.
25 anni fa in Europa e nel mondo si parlava di eliminare muri e barriere. Oggi, sempre più voci, a mio avviso populiste, vorrebbero erigere nuove barriere e nuovi muri.
La reazione giusta non è mai la paura bensì scommettere sulla cooperazione, l’integrazione, le istituzioni internazionali e il multilateralismo; riformare e migliorare gli standard globali e far sentire la nostra voce.
L’Unione europea non è estranea a questa dialettica tra coloro che sostengono l’apertura e coloro a favore della chiusura. Lo vediamo nella politica interna di molti Paesi membri dell’Unione. Ritengo, tuttavia, che la reazione appropriata non sia meno Europa, bensì il contrario, più Europa e soprattutto un’Europa migliore. E il nostro modo per contribuire a fare di più e meglio in Europa - in questo momento - è negoziare un buon Accordo di associazione con l’Unione europea.


Eccellenze,

Signore e Signori,

All’inizio del mio intervento ho affermato che San Marino e Andorra, ma anche Monaco, condividono la sfida di negoziare un Accordo di associazione con l’Unione europea. Abbiamo innanzi a noi la sfida dell’adeguamento. Commetteremmo tuttavia un errore se pensassimo che questa sfida riguardasse esclusivamente noi, una sfida solo per gli Stati terzi. Questa sfida è anche dell’Unione europea. Se è vero, infatti, che spetta a noi trovare il nostro posto nel processo di costruzione europea, è altrettanto vero che le istituzioni europee, coerentemente a ciò che l’Unione europea rappresenta, hanno il dovere di trovare una soluzione che si adatti e che risponda a realtà come quella sammarinese o andorrana.
Noi siamo infatti i portatori dei valori europei più autentici e l’Unione europea deve rimanere fedele al suo motto In varietate concordia, unità nella diversità.
A differenza di altri tentativi di unificazione europea avvenuti in passato - tutti basati sulla forza delle armi e tutti falliti - l’Unione europea non è in alcun modo un progetto omologatore che punta alla scomparsa della diversità. Al contrario l’unità si costruisce partendo dalla diversità.
L’Unione europea e le altre organizzazioni internazionali devono inoltre mostrarsi sensibili alle realtà diverse, comprese quelle di San Marino, Andorra e Monaco. Dobbiamo inoltre far sì che queste istituzioni internazionali rispondano anche ai problemi locali e siano al servizio dei cittadini.
Negli ultimi due anni, abbiamo fatto progressi significativi nel coordinare la negoziazione tra San Marino, Monaco, Andorra e l’Unione Europea. Si tratta di una questione che va ben al di là delle contingenze politiche interne di un determinato momento e quindi questi sforzi di coordinamento devono proseguire, o addirittura aumentare in futuro, per far sì che l’associazione con l’Unione europea sia un successo per tutte le parti e abbia effetti positivi per tutti i nostri cittadini.
Partecipare al processo di costruzione europea significa raccogliere una sfida condivisa. La sfida è quella di costruire un’Europa e un mondo più interconnessi, più aperti, più collaborativi e più solidali. Perché in fin dei conti, esistono solo due tipi di paesi: paesi piccoli e paesi che non si sono ancora resi conto di essere piccoli.
Fortunatamente, la Repubblica di San Marino e il Principato di Andorra fanno parte del primo gruppo.
Grazie.

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