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Giustizia: opposizioni convocano la stampa

27 ott 2005
Giustizia: opposizioni convocano la stampa
Gli esponenti d'opposizione Sinistra Unita, Gruppo Federativo e AP contestano, come prima cosa, la decisione di discutere il comma straordinario in seduta segreta: 'C’e’ stata la volontà – dichiara Tito Masi – di non rendere note ai cittadini come sono andate le cose. I fatti emersi dalla stampa sono stati confermati: il 18 ottobre il magistrato dirigente è stato convocato a Palazzo Begni alla presenza di tre segretari di stato e di due capigruppo. Non hanno negato né la riunione, né che l’argomento discusso fosse la rotazione degli incarichi sulle rogatorie. Regole che spettano al magistrato dirigente con l’ approvazione del consiglio giudiziario. Non al potere politico. Oggi – proseguono – si sono arrampicati sugli specchi, sostenendo che si trattava di una riunione preparatoria alla commissione di giustizia del giorno dopo. Cosa c’entrano allora i segretari di stato alle finanze e all’industria e i capigruppo Pdcs e Pss? Ci hanno raccontato delle bugie – aggiungono le 4 forze politiche – ormai prassi del governo straordinario. Un comportamento ingiustificabile e grossolano, che getta una luce sinistra anche sulla presenza dei due capigruppo: erano lì a titolo personale o dei rispettivi partiti? Si e’ chiesto Augusto Casali. 'Qual e’ il rapporto all’ interno del congresso di stato e all’interno del mio ex partito' - la domanda di Francesca Michelotti. 'Le regole hanno sancito la separazione dei poteri - le fa eco Antonio Putti - chiediamo che vengano rispettate. Valeria Ciavatta rimarca l’incapacità del governo straordinario di gestire certe situazioni: vedi caso patente. Paolo Bollini invece chiede che, nonostante la seduta segreta odierna, la gente si informi e reagisca. Se i padroni convocano il magistrato dirigente, secondo Mario Venturini 'il tribunale e’ diviso tra giudici ordinari e giudici speciali: quelli che lavorano per sollevare dall’imbarazzo i membri di governo o della maggioranza'. 'Hanno parlato anche di Telekom Serbia – conclude Tito Masi – ma non hanno né spiegato i contorni della vicenda, né il collegamento con quella attuale'.

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