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Bambini e tv, un binomio pericoloso

7 mag 2004
Bambini e tv, un binomio pericoloso
Bambini e tv un binomio che in certi casi può diventare molto pericoloso soprattutto quando lo schermo sostituisce la vita sociale o peggio quando i genitori lo utilizzano come una sorta di baby sitter. Trascorrendo gran parte del tempo davanti al video il piccolo può impigrirsi e chiudersi in se stesso. Capita anche che genitori poco presenti non controllino a dovere i programmi scelti dai loro figli con il pericolo che facciano il pieno di banalità e trasmissioni diseducative. In Italia, da tempo si dibatte il problema del rapporto media e minori e si è tentato di regolamentare la materia anche attraverso codici di autoregolamentazione che sono proliferati nel corso di questi anni: dalla Carta di Treviso del 1990 sino al nuovo codice sulla televisione firmato dal Ministro delle Comunicazioni italiano Gasparri. Emerge dunque la necessità di avere regole sempre più attente e puntuali e, laddove queste non ci siano, è indispensabile il buon senso degli adulti. La tutela dei minori, non deve solo riguardare il bambino quando è protagonista della notizia ma anche in qualità di fruitore del mezzo televisivo. Il proliferare di Pubblicità ingannevole, messaggi cruenti , reality show diffondono modelli negativi, violando le norme disposte a tutela dei minori, fondamentale in una società in cui le comunicazioni assumono un ruolo sempre più importante. Se invece presa a piccole dosi e inserita all’interno di una giornata ricca di interessi come sport, lettura e giochi con amici, la tv può diventare il mezzo per approfondire le proprie conoscenze e sviluppare la fantasia. Importante è che i programmi dedicati ai più giovani li aiutino a crescere nel nome del rispetto e della serietà. Una tv per bambini deve essere fatta a misura di bambino e non rivolgersi ad un futuro adulto. Nella corsa all’audience si rischia di perdere per strada quello che deve essere il valore di una tv che faccia informazione educando, divertendo senza trivialità, senza cadere nei luoghi comuni. Per rispondere a quelle domande alle quali, a volte, dagli adulti i minori non trovano risposte.

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