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Crac da 500 milioni di euro

1 mag 2004
Crac da 500 milioni di euro
I dipendenti del gruppo riminese Giacomelli misurano le parole ma non nascondono la preoccupazione. Da un anno a questa parte si è passati dall’amministrazione controllata a quella straordinaria. Lo stipendio arriva regolarmente ma non ci sono garanzie occupazionali. In alcuni punti vendita, ci dicono, la cassa integrazione e’ arrivata in mezz’ora, con una semplice telefonata.
Al blitz della Guardia di Finanza che ha portato agli arresti 5 amministratori e consulenti del gruppo e’ sfuggita solo Gabriella Spada, moglie del vice presidente Emanuele Giacomelli, che al momento e’ in vacanza alle Maldive ma che, appresa la notizia, avrebbe annunciato ai suoi legali l’intenzione di un ritorno anticipato per difendersi. Le ipotesi di reato sono associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa, emissione di fatture per operazioni inesistenti. Le manette sono scattate ai polsi di Emanuele Giacomelli, arrestato nella sua abitazione di Rimini, Antonio Giacomelli, Vittorio Fracassi, Stefano Pozzobon e Domenico Libri. Le catture arrivano al culmine di un biennio in cui si sono susseguite inchieste che hanno portato all’amministrazione straordinaria della società, quotata in borsa e ormai al centro di un dissesto da 500 milioni di euro.
Secondo quanto accertato dalle indagini, supportate da 3mila ore di intercettazioni telefoniche e ambientali, e’ dal 97 che i vertici della Giacomelli sport avrebbero iniziato a falsificare i bilanci per ottenere quei crediti indispensabili ad aprire 171 negozi in 9 paesi europei e in grado di assicurare, con 3mila dipendenti, un fatturato consolidato di 312 milioni di euro. La strategia del gruppo, entrato in crisi definitiva dopo l’acquisizione della Longoni sport da cui e’ stata fondata la Giacomelli group, era aprire punti vendita per acquisire denaro fresco dalle banche. Per farlo gli arrestati avrebbero falsificato i bilanci, alla voce giacenze di magazzino, con l’emissione di false fatturazioni. Nel registro degli indagati compaiono anche i nomi di un noto avvocato civilista riminese e del direttore di banca di un istituto di credito emiliano, con le accuse di calunnia in concorso per la falsa denuncia di furto di 3.650 assegni per un valore di quasi 140 milioni di euro, Il lavoro delle fiamme gialle non e’ finito: rogatorie internazionali dovrebbero consentire di ricostruire, nel dettaglio, tutti i passaggi di denaro. Per il momento si hanno tracce di 468mila euro che sarebbero finiti nelle tasche di Emanuele Giacomelli, mentre una altra consistente somma sarebbe stata rintracciata nella disponibilità della moglie Gabriella Spada.

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