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Giornata mondiale degli Oceani: 65% dei rifiuti su spiagge del Mediterraneo sono plastica

di Monica Fabbri
8 giu 2022

È stata indetta dall'Onu trent'anni fa per sensibilizzare sull'elemento da cui dipende la vita sulla Terra. Eppure, troppo poco è stato fatto a salvaguardia dell'ecosistema marino. Il 65% dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge del Mediterraneo è costituito da plastica: cicche di sigaretta, bottiglie, tappi, bicchieri e frammenti eterogenei. Su oltre il 45% delle spiagge ripulite sono stati ritrovati guanti, mascherine o rifiuti legati alla cattiva gestione dei dispositivi di protezione individuale. Addirittura si stima che, entro il 2050, in mare ci sarà più plastica che pesci. Senza dimenticare gli enormi danni provocati da pesticidi e reflui non trattati. Nella Giornata mondiale degli oceani torna il tema della transizione ecologica, ma passeranno anni prima che si possano apprezzarne i risultati. Nel frattempo cresce l'allarme per l'aumento della temperatura degli oceani, diretta conseguenza dei cambiamenti climatici.




Preoccupano gli effetti sui cicli biologici delle specie marine, sempre più soggette a malattie e il progressivo innalzamento del livello del mare, che mette a rischio gli ambienti costieri, già aggrediti dall'uomo. Tema su cui il WWF lancia l'allarme nel dossier “Coste, il profilo fragile dell'Italia”, che apre la campagna di generazione del mare. Il 51% dei paesaggi costieri italiani – avvertono gli ambientalisti - è degradato, e siamo ancora lontani dalla protezione efficace del 30% dei mari richiesta dalla strategia UE sulla biodiversità al 2030. Il WWF ricorda poi il fenomeno illegale della raccolta dei datteri di mare, le attività illegali di pesca a strascico sotto-costa, e sottolinea i danni delle ancore che arano i fondali. Le Nazioni Unite ricordano che oltre tre miliardi di persone dipendono dalla biodiversità marina e costiera per il loro sostentamento e, a livello globale, il valore di mercato delle risorse e delle industrie marine e costiere è stimato a 3.000 miliardi di dollari all'anno, circa il 5% del Pil globale.

Un'azione immediata a difesa dell'oceano, ammonisce l'Onu, è quindi necessaria per affrontare alcune delle questioni più importanti del nostro tempo come cambiamento climatico, insicurezza alimentare, malattie e pandemie, diminuzione della biodiversità, disuguaglianza economica, conflitti e lotte.





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