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La "Tassa sulla Fortuna", quanto perdi se vinci

di Davide Gresta Zucchi
7 apr 2022
@pixabay
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È cronaca di questi giorni la vincita di 500mila euro a San Marino avvenuta con un gratta e vinci dal taglio di cinque euro. Il cliente baciato dalla dea bendata, si vedrà sottrarre ben 100mila euro alla somma conquistata, perché deve fare riferimento alla tassazione italiana sulle vincite in denaro che è del 20% per gli importi superiori a 500 euro. Fino a quella cifra sono esentasse. Per le slot machine si applica già per cifre maggiori di 200 euro. Sul Titano non c'è infatti un sistema di lotterie di Stato, anche se l'ipotesi è passata al vaglio del Consiglio Grande e Generale.

Questa trattenuta, chiamata anche “tassa sulla fortuna” è stata rafforzata dal governo Conte, che l'ha modificata nel 2019 con decorrenza da marzo 2020. Stimarono un introito per le casse dello Stato di circa 308 milioni di euro l'anno. Decenni fa le trattenute erano del 3%, poi si sono alzate in maniera graduale aggiungendo sempre vari punti percentuali ogni tot di anni, fino ad arrivare al 20% di oggi. Prima dello scoppio della pandemia da Covid-19 era in discussione un ampliamento futuro sulla tassa in questione a scaglioni fino al 25%.

L'ultimo aumento applicato viene percepito in modo diverso dall'opinione pubblica, “una punizione per chi vince”, “un disincentivo al gioco d'azzardo”, “una manovra dello Stato per accaparrarsi altri soldi”. A ognuno le sue considerazioni. Quel che è certo è che subito dopo la modifica al 20%, sono spuntati i fondi per realizzare la lotteria degli scontrini.




L'iniziativa prevede questo meccanismo: quando si paga con la carta in vari esercizi commerciali del territorio italiano, si può partecipare mostrando il “codice lotteria” e ogni euro speso vale un biglietto. Questa speciale lotteria che disincentiva l'uso del denaro contante e già presente in altri Paesi come il Giappone, mette a disposizione ogni settimana per chi compra premi da 25.000 euro, ogni mese da 100.000 euro e ogni anno da 5 milioni. Inoltre vince anche chi vende, seppur cifre inferiori. Un'iniziativa che fa gola a molti, ma soddisfa pochi visto che i premi sono limitati e vincere è molto improbabile. Ancora oggi non tutti i negozi hanno l'attrezzatura necessaria per far partecipare gli acquirenti.

Diversa è la prassi per chi vince ai quiz televisivi. La normativa italiana regolamenta il gioco d'azzardo e lo amministra in modo esclusivo detenendone il monopolio. Questa è la ragione per cui non si può dare denaro effettivo nei giochi a premi del piccolo schermo. Le cifre vinte vengono veicolate in modo indiretto tramite i gettoni d'oro, consegnati ai vincitori solo dopo sei mesi.

Va ricordato che l'oro è esente iva in tutto il mondo e quindi la tassazione del 22% applicata sui gettoni d'oro non va allo Stato; l'importo viene trattenuto dalla rete televisiva in questione. E non è tutto: l'oro subisce la quotazione di mercato, dunque il valore della vincita si può anche abbassare. Chi decide di non tenere i gettoni, ma cambiarli in soldi veri, subirà un ulteriore decurtamento del 5% applicato dal banco metalli. In aggiunta se ci si rivolge a un banco metalli diverso da quello che ha coniato i gettoni d'oro, o a Banca d'Italia, la percentuale lievita ulteriormente.




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