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Le motivazioni del referendum contro la libera professione del personale ISS

6 dic 2013
Le motivazioni del referendum contro la libera professione del personale ISS
Le motivazioni del referendum contro la libera professione del personale ISS
Il comitato promotore per il Referendum si propone di abrogare la Legge n° 150 del 2013 (la cosiddetta legge sull’attività delle libere professioni per il personale sanitario dell’ISS) poiché si tratta di un testo che concede privilegi e chi ne ha già molti e gode di ottima retribuzione, a scapito della popolazione che viene chiamata sempre a maggiori sacrifici e a scapito di quello che è sempre stato l’orgoglio del nostro paese, un sistema sanitario pubblico unico, libero e gratuito per tutti.
Le spinte che ci hanno mosso a promuovere questo Referendum sono quindi in primis di giustizia sociale: viviamo un momento in cui il lavoro nero è fermamente e giustamente contrastato, in cui, a causa delle diffuse difficoltà, anche i collaboratori che prestano lavoro a titolo gratuito nell’azienda di famiglia non sono più tollerati e pesantemente sanzionati. In tale scenario si inserisce una legge che consente ai sanitari, regolarmente impiegati presso l’ISS e pienamente e largamente retribuiti, di esercitare una doppia professione, aumentando il divario fra le diverse categorie di lavoratori e inserendo nuovi elementi di disuguaglianza.
Il testo approvato non è chiaro in diversi punti: non si riesce a capire, ad esempio, a chi è destinato il fondo di perequazione istituito dalla legge, fondo che andrebbe in buona parte a compensare i medici che per la funzione svolta non hanno pieno accesso alla libera professione. A ingrossare quelle tasche capienti saranno comunque i soggetti deboli, i malati.
Alla evidente ingiustizia si aggiungono motivazioni legate ai disservizi che probabilmente verranno a crearsi: il medico si troverà a gestire un continuo conflitto di interessi dovendo barcamenarsi fra una professione retribuita a stipendio fisso con qualsiasi grado di soddisfazione dell’utente, e una professione la cui retribuzione sarà condizionata dalla soddisfazione degli utenti stessi. Gli assistiti rischiano seriamente di veder peggiorata la qualità dei servizi pubblici e di essere incoraggiati a rivolgersi altrove per prestazioni a pagamento. La conferma a tutto ciò la troviamo ancora nel testo della legge che si impegna e regolamentare molto bene conti e tornaconti dei beneficiari e mai, in nessun passo, fa menzione a sistemi di controllo e gestione a garanzia della qualità delle prestazioni. Un ulteriore atto di ingiustizia si è creato violando il concetto di incompatibilità che prevedeva di non poter avere un doppio lavoro per tutti coloro che lavoravano all’interno della Pubblica Amministrazione, ISS compreso. L’incompatibilità ha permesso di mantenere in piedi il carrozzone della PA non riconoscendo privilegi di questo tipo a nessuno; da oggi non sarà più così, dovendoci aspettare da un momento all’altro le rivendicazioni al doppio lavoro anche di altre categorie di lavoratori pubblici che si sentono già discriminate.
Ad appesantire le già importanti motivazioni etiche e di servizio sopravviene il grave precedente che questa legge crea: si è detto che serva a regolamentare un’attività già esistente al di fuori di ogni prescrizione. Si introduce in questa maniera il concetto implicito che un’attività svolta nella mancata osservanza delle leggi, anziché essere verificata, contrastata e osteggiata con tutti i mezzi a disposizione, possa essere di fatto sanata da una legge, diffondendo il messaggio che le irregolarità, se protratte divengono norma, possono diventare lecite e possono quindi essere attuate in piena libertà.
Chiedendo l’abolizione di questa legge crediamo di interpretare il volere dei cittadini che pretendono assicurato un diritto fondamentale come quello alla salute per tutti, abbienti e meno abbienti, e che chiedono il rispetto di intelligenze e sensibilità.

Comunica stampa comitato promotore referendum

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