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Beve da una bottiglia e muore: non si esclude l'atto volontario

28 apr 2017
Beve da una bottiglia e muore: non si esclude l'atto volontario
Beve da una bottiglia e muore: non si esclude l'atto volontario
Stefano Amadori, l'idraulico di 54 anni di San Clemente, morto dopo aver ingerito una sostanza corrosiva, potrebbe aver fatto tutto da solo. E' solo un'ipotesi al momento, che il medico legale Donatella Fedeli ha comunicato al procuratore capo, Paolo Giovagnoli e al sostituto che coordina le indagini dei carabinieri, Paola Bonetti. Amadori, stando al medico, avrebbe ingerito una tale quantità e in una tale concentrazione di sostanza corrosiva, non diluita quindi, che potrebbe far pensare ad un gesto volontario. Insomma le indagini, a parte il sabotaggio, non escludono nulla neanche il suicidio. "Il sabotaggio è da escludere" ha detto all'ANSA il comandante provinciale dell'Arma, il colonnello Mario Conio. Come ha confermato il procuratore Giovagnoli si indaga con "l'ipotesi di reato di avvelenamento di alimenti e di morte conseguente ad altro reato". Il ritiro della partita di aranciata e l'intervento del Nas è stato un atto proprio per escludere l'ipotesi di contaminazione delle bevande in vendita.
Quindi nessun allarme sulle aranciate in vendita a Rimini. Sarà la relazione del medico legale a stabilire definitivamente la cause della morte, si pensa infatti che Amadori possa aver ingerito anche altre sostanze nocive oltre a quella corrosiva. Sul perché le indagini si siano concentrate sull'aranciata è poi presto spiegato dal fatto che lo stesso 54enne nella telefonata ai soccorsi parla, a fatica e con voce già strozzata dal dolore, della bibita come causa del suo malessere. I carabinieri però in casa dell'idraulico hanno sequestrato anche altro materiale e contenitori di liquidi.

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