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Sul grande schermo spopola la celluloide d'autore

31 mar 2012
Celuloide d'autore spopola al cine Settebello: oltre a MON PIRE CAUCHEMAR in Saletta Verde anche UN CUENTO CHINO vincitore
Celuloide d'autore spopola al cine Settebello: oltre a MON PIRE CAUCHEMAR in Saletta Verde anche UN CUENTO CHINO vincitore
Il titolo originale recita così "Mon pire (peggiore) cauchemar" in italiano a manifesto pieno "Il mio migliore (meilleur) incubo!" con l'esclamativa!!! così volgare... Per noi Italici Cisalpini o Transpadani a volte il peggio si rivela migliore di quel che si crede ( ma ci piacerebbe conoscere almeno per un incontro fugace a quattrocchi ‘il titolista’ dei distributori del Belpaese!?).
Ancora una volta hanno ragione i francesi, vedi "The artist" o "Quasi amici" per non parlare di "Anonimi emotivi", spopolano mescolando serio e leggero, impegnato e popolare, anzi nazional-popolare scegliendo attori diversi destinati a fondersi: Isabelle Huppert abbinata a Benoìt Poelvoorde sono come la nouvelle cuisine, intriganti e a volte comici spesso fuori luogo a tal punto da affascinare! I Francesi (e le Francesi) che fascino linguistico sempre in voga (vogue) un vero esotismo come la cioccolata parigina per ricchi negli anni Dieci del Novecento mangiata a bocca piena dai bambini poveri delle banlieue...
Per tornare al film, intanto bisogna vederlo e goderlo, addirittura di gusto da uscirne ubriachi-sani; si perché nel film si sbevazza sempre alla francese, appunto, una pellicola ‘alcolica’ per soli bevitori ci lascia nel finale con la mente pulita da sobri quasi astemi con una gran voglia di amare.
Bravi tutti protagonisti, sceneggiatori e signora regista, così sofisticata e gentile nel trattare la macchina da presa, infilata sin dentro i bagni d’appartamento parigini notoriamente senza bidet o bidè -a discrezione.
Poelvoorde da buon belga interpreta la Francia con la sufficienza tipica dei Bretoni nei confronti dei Parigini ed è così piacevole da farci desiderare ogni tipo di volgarità (oscenità) alla faccia degli snob ricchi e pensosi-finti intellettuali. Agathe è la Huppert, algida e frigida, viziata e trascurata, dal marito editore (Andrè Dussolier) un po’ troppo in là con gli anni alla ricerca del solito sesso facile e spensierato... Dicevamo, la luminosa Isabelle Huppert, ha una faccia irresistibile e nella sua magrezza scheletrica mai anoressica carica la parte da grande attrice classica servendosi del peggior maschio retrogrado e sessista possibile (Patrick il belga) per essere vera donna o donna vera splendida sessantenne col tailleur corto anzi cortissimo... ha gli occhi gonfi pieni di lacrime perché sa amare con dolcezza anche i figli altrui.

POSCRITTO:
Nella commedia i bambini dei protagonisti son sempre il tramite per accadimenti e avvenimenti vari e disperatamente cercano di costruire un barlume di famiglia e come si fa impilando le carte da gioco rischiano sempre che tutto crolli, per poi ricominciare daccapo.

fz

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