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Emilia-Romagna, sì a riattivazione estrazione di gas in Adriatico

Per Tabarelli (Nomisma) “fra Emilia-Romagna e Marche sarebbe possibile estrarre 3 miliardi di metri cubi all'anno”

7 apr 2022
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

L'assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna ha approvato la risoluzione che impegna la giunta a sollecitare il governo – e impegnarsi in tutte le sedi – a riattivare i canali di estrazione di gas in Adriatico, ad adeguare i piani strategici dopo la pubblicazione del Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee), ad attivare ogni iniziativa, anche economica, per riattivare i canali di estrazione esistenti. Una risoluzione firmata (e poi votata favorevolmente) da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Rete Civica, Partito democratico, Lista Bonaccini. Voto contrario di Emilia-Romagna Coraggiosa, Europa Verde e Movimento 5 Stelle che invece hanno proposto una risoluzione, poi bocciata, per “impegnare l’assemblea legislativa e la giunta ad opporsi all’apertura di nuovi pozzi per l’estrazione di gas in Adriatico”.

Marco Lisei, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha precisato che “oggi ci sono circa 90 miliardi di metri cubi di metano presenti in Adriatico, ma desta perplessità il fatto che sia meglio comprare il gas da Paesi in cui il rispetto dei diritti umani è dubbio. La priorità è la riattivazione dei giacimenti esistenti”. L'obiettivo, ha rimarcato, è quello della transizione energetica, ma “gli idrocarburi ancora ci servono. La risoluzione parla di riattivazione di vecchi giacimenti, non di nuove trivelle”. Mentre la consigliera Silvia Piccinini (M5s) ha chiesto “dove vuole andare questa Regione? Vorrei sentir parlare di semplificazione per il fotovoltaico, non di trivelle. Si fa un passo indietro, rispetto ai progetti di legge di questa Regione dove si incentivano le rinnovabili”.

Intanto, sulle pagine de Il Resto del Carlino, Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomisma Energia, società di ricerca sull'energia e l'ambiente, sottolinea che “nell'Adriatico, dai Lidi ferraresi alle Marche, si potrebbero riattivare circa 50 piattaforme che potrebbero fornire circa 3 miliardi di metri cubi di gas all'anno”. Ma – rimarca Tabarelli – “verso Chioggia, si stima la presenza di un giacimento di circa 50 miliardi di metri cubi di gas”. A oggi, spiega il quotidiano, l'Italia consuma 76 miliardi di metri cubi annui, di cui 29 vengono dalla Russia. Queste piattaforme necessitano però di lavori di “coltivazione”: scavare più in profondità, allargare l'area di trivellazione, mandare acqua sotto il mare per creare ulteriore pressione e spingere il gas verso l'alto.




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