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Rimini: “Trovate ceramiche d'età preistorica”, tra due settimane la verità

Parla Annalisa Pozzi, responsabile della Soprintendenza Archeologia, che non ha dubbi sull'epoca dei ritrovamenti. E chiarisce: “Gli scavi preliminari sono obbligatori per legge, non abbiamo bloccato il cantiere”

24 ago 2023
L'area del cantiere, a fianco dell'ospedale "Infermi"
L'area del cantiere, a fianco dell'ospedale "Infermi"

Ha suscitato forte interesse la notizia del ritrovamento di reperti d'interesse storico nel cantiere di via Ovidio per la costruzione della “Casa della salute” a Rimini. Sui quotidiani locali, Annalisa Pozzi, responsabile per la provincia di Rimini della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio, fa chiarezza su cosa è stato finora raccolta, cosa ci si aspetta e l'iter che seguirà il cantiere. Proprio su quest'ultimo punto l'archeologa chiarisce che “al momento siamo in una fase preliminare” e che non sono stati bloccati i lavori: “La normativa dello Stato ci impone verifiche, e noi le abbiamo attivate”. Difficile però ipotizzare uno stop futuro ai lavori di ampliamento della struttura sanitaria; “solo se emergesse una seconda Domus del chirurgo, ma non è questo il caso”, afferma Pozzi.

Gli elementi finora trovati sono piccoli frammenti di ceramiche, “segnali di insediamenti risalenti al periodo preistorico, molto precedenti la colonia romana di Rimini”. Ora, in linea teorica, gli esperti della Soprintendenza si aspettano di trovare “elementi vegetali, legni, tracce di fuoco, di focolari, buche di scarico per liberarsi delle ossa, o spazi di produzione”, ma al momento non è possibile dire altro. E dopo i primi ritrovamenti si andrà più in profondità, perché, spiega, ora "siamo in quella che in gergo si chiama la fase di pulitura”. Quindi ci vorranno “un paio di settimane per capire a cosa realmente siamo davanti”. Nel Riminese, in ogni caso, sono già stati fatti ritrovamenti dello stesso periodo, come a Verucchio.

“C’è fermento ed attesa per conoscere gli esiti degli approfondimenti”, scrive in una nota il Comune, curioso “di conoscere le risultanze delle indagini, per capire se da questo ulteriore rinvenimento sarà possibile arricchire di nuovi dettagli il racconto di un territorio attraverso le epoche”. Non a caso l’intenso programma di valorizzazione del patrimonio archeologico rappresenta una parte del dossier di candidatura di Rimini a Capitale italiana della cultura 2026. “Nel caso del sito appena emerso di via Ovidio, siamo certi – conclude l'Amministrazione riminese – è che i diversi soggetti coinvolti sapranno trovare la migliore soluzione per garantire equilibrio tra una eventuale valorizzazione dei reperti e il cantiere della Casa della Comunità, con l'auspicio di proseguire nei tempi con la realizzazione di un investimento che è strategico e fondamentale per il nostro territorio”.





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