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Emirati Arabi: sostegno al piano di pace del Cairo in Libia

14 giu 2020
La corrispondenza di Elisabetta Norzi
La corrispondenza di Elisabetta Norzi

L'iniziativa egiziana per la pace in Libia rafforza lo slancio degli Stati arabi nel garantire l'interruzione dei combattimenti e un ritorno ai colloqui. A dirlo è il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi, Anwar Gargash, che ha aggiunto come "la comunità internazionale non possa accettare che i combattimenti continuino, e che è necessaria una soluzione politica per tutte le parti libiche in conflitto". E il sostegno agli sforzi dell'Egitto per risolvere la crisi libica e per un cessate il fuoco immediato, è arrivato in questi giorni anche dall'Arabia Saudita e dalla Lega Araba, nonostante le forze fedeli al governo di Tripoli abbiano respinto la proposta del Cairo, stiano avanzando per riconquistare la città costiera di Sirte, roccaforte del generale Haftar e i combattimenti siano ripresi su vasta scala in diverse zone del Paese.

La proposta dell'Egitto prevede il cessate il fuoco in tutta la Libia, sotto l'egida delle Nazioni Unite, lo smantellamento delle milizie, l'espulsione dei mercenari stranieri, sulla base di quanto già stabilito dal vertice di Berlino lo scorso gennaio e ribadito dall'Onu che è riuscita ad organizzare tre incontri tra le parti proprio in questi giorni.

Quest'ultimo anno di guerra ha visto infatti combattere da una parte il Governo di Accordo Nazionale (GNA), riconosciuto dalle Nazioni Unite, guidato dal primo ministro Fayez al-Sarraj e sostenuto direttamente dalla Turchia, oltre che dall'Italia e dal Qatar, e dall'altra il governo di Tobruk, con il generale Khalifa Haftar a guida dell'Esercito Nazionale Libico (LNA), del quale Egitto, Russia, Francia ed Emirati Arabi sono considerati i principali sostenitori non solo politicamente, ma anche economicamente e militarmente.

E proprio il crescente supporto della Turchia e la forza acquisita dal Governo di Accordo Nazionale, è ora motivo di allarme per i sostenitori di Haftar. Portare il discorso sul piano politico, vedendo riconosciute tutte le parti, potrebbe dunque essere un vantaggio per i Paesi Arabi che sul piano militare han perso terreno.

Gli Emirati, in particolare, vedono nella Libia un importante punto di collegamento tra il Mediterraneo e il Corno d’Africa, soprattutto nel controllo dei porti, sulla linea tracciata dalla Belt and Road cinese, dopo gli accordi tra Abu Dhabi e Pechino degli ultimi anni. Oltre chiaramente agli interessi geopolitici, per contrastare il potere di Ankara, e dei Fratelli Musulmani, e consolidare quindi la propria area di influenza in Nord Africa e in Medio Oriente.

Elisabetta Norzi


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