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Giornata contro la violenza sulle donne: femminicidi in aumento nel mondo

L'Oms: 200 milioni di donne hanno subito mutilazioni genitali.

25 nov 2023
@PxHere
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Quasi 89.000 donne sono state uccise intenzionalmente nel 2022 in tutto il mondo, il numero più alto registrato annualmente nel corso degli ultimi due decenni, contro le 81.100 vittime del 2021. Lo afferma una nuova ricerca dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) e Un Women.

L'aumento dei femminicidi si è verificato nonostante un calo del numero complessivo di uccisioni. Il 55% (48.800) di tutti i femminicidi, riporta la ricerca Onu, sono stati commessi da familiari o partner: in media più di 133 donne sono state uccise ogni giorno nella propria casa. Al contrario, solo il 12% degli omicidi contro uomini sono stati perpetrati tra le mura domestiche. "Il numero allarmante di femminicidi ci ricorda duramente che l'umanità è ancora alle prese con disuguaglianze profondamente radicate e violenza contro donne e ragazze", ha affermato Ghada Waly, direttore esecutivo dell'Undoc, invitando i governi ad "investire in istituzioni più inclusive e ben attrezzate per porre fine all'impunità, rafforzare la prevenzione e aiutare le vittime".

Per la prima volta da quando l'Undoc ha iniziato a pubblicare le stime regionali nel 2013, nel 2022 l'Africa ha superato l'Asia diventando la regione con il maggior numero di donne uccise sia totali (20.000) sia in rapporto alla dimensione della sua popolazione femminile (2,8 vittime ogni 100.000 donne). I femminicidi commessi da partner o familiari sono aumentati anche in Nord America del 29% tra il 2017 e il 2022, in parte grazie al miglioramento delle pratiche di registrazione. Sono invece diminuiti del 21% in Europa dal 2010. E mentre non si ferma nel mondo la piaga dei femminicidi, nascono sempre più centri di aiuto e assistenza per le donne in difficoltà: numeri di emergenza sono presenti in almeno 180 Paesi, consultabili sul sito UnWomen.

In occasione della giornata l'Oms pubblica i dati delle mutilazioni genitali femminili, che riguardano secondo l'Oms oltre 200 milioni di donne in una trentina di Paesi dell'Africa subsahariana, del Medio Oriente e dell'Asia, ma anche in Europa e in Nord America dove le pratiche di questo genere sono diffuse nelle comunità di immigrati. Nei Paesi del Corno d'Africa, Somalia, Eritrea, Gibuti, le mutilazioni riguardano oltre il 90% delle donne e affondano le radici soprattutto nella tradizioni islamica ma anche pre-islamica. In misura minore sono diffuse anche in comunità non islamiche.

Dolore, paura, infezioni, danni irreversibili: è il prezzo per l'integrazione nella comunità e la 'garanzia' di un matrimonio. A pagarlo, in tanti, troppi, Paesi del mondo, sono le bambine che già a partire dai primi anni di vita e fino all'adolescenza sono infibulate, escisse, in condizioni igienico-sanitarie mostruose che possono arrivare a provocare anche la morte. Immediata, per dissanguamento, o anni dopo, per le complicazioni del parto.

E anche se in molti Paesi africani sono ormai fuori legge, continuano ed essere praticate illegalmente, frutto di una consuetudine che non prevede la libertà di scelta. Se una donna non viene infibulata o, nel migliore dei casi, escissa, è un essere impuro, con desideri sessuali e a rischio di non trovare un uomo che la sposi, quindi condannata all'emarginazione in comunità la cui cellula base è la famiglia e dove non sono previste deroghe. Per questo le mamme e le nonne sono le prime a imporre le mutilazioni alle bambine. Le iniziative contro questa forma di violenza si sono moltiplicate ma l'obiettivo di cancellare le mutilazioni genitali è ancora lontano. Negli ultimi 5 anni il programma congiunto tra l'Unfpa (il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) e l'Unicef per la loro eliminazione ha cercato di coinvolgere anche gli uomini sostenendo negli ultimi cinque anni oltre 3.000 iniziative in cui i maschi si impegnano attivamente per porre fine a questa pratica. Ma per il 2023 le proiezioni Onu parlano di oltre quattro milioni di bambine e giovani donne a rischio mutilazioni. Un dato che entro il 2030, anno scelto dall'Onu per l'Agenda globale, raggiungerà i 4,6 milioni.





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