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Israele: pronto un piano per portare in salvo 200.000 immigrati ucraini in caso di attacco russo

La corrispondenza di Massimo Caviglia

14 feb 2022
La corrispondenza di Massimo Caviglia
La corrispondenza di Massimo Caviglia

Che la situazione in Ucraina stia precipitando lo confermano i piani di volo di un gran numero di jet privati di uomini d’affari che stanno lasciando il Paese in gran fretta. Anche i diplomatici e i funzionari consolari russi stanno abbandonando il loro posto, perché temono ritorsioni nel caso Mosca invada Kiev. Così, malgrado le rassicurazioni della Russia, che ribadisce di non volere occupare l’Ucraina ripetendo che tutta la tensione di questi giorni è causata solo dall’isteria americana, da Gerusalemme il premier Bennett ha ordinato di fare il possibile per evacuare gli israeliani entro domani e non oltre mercoledì mattina. “Non correte rischi inutili” ha detto Bennett, “non aspettate di arrivare al momento in cui vorreste tornare a tutti i costi ma non sarete in grado di farlo. Siate responsabili della vostra vita, lasciate l'Ucraina il prima possibile”.
Ad oggi vi sono circa 10.000 israeliani nel Paese, 70.000 residenti di religione ebraica, e 140.000 persone con antenati ebrei, che avrebbero i requisiti previsti dalla “Legge del ritorno” per ottenere la cittadinanza israeliana. Il Ministro dell’Aliyah ha già preparato un piano per portare subito in salvo 200.000 immigrati ucraini in caso di attacco russo.
Ma il premier Bennett ha chiesto ai ministri del Governo di evitare ogni commento sulla crisi in modo da tutelare i delicati equilibri con la Russia in Siria. L’altra grande preoccupazione è che l'Ucraina è il principale fornitore del grano in Israele, per il 50% del consumo. Infine, sempre oggi, Bennett si è recato con una visita a sorpresa in Bahrain, dove incontrerà il Re Hamad con il Principe ereditario e premier Salman per approfondire le relazioni bilaterali. Il Bahrain considera l'Iran una minaccia, perché ha regolarmente sostenuto i gruppi rivoluzionari all'interno del Paese, come avviene anche nello Yemen con gli Houti. E la notizia che i negoziatori a Vienna hanno rivelato agli americani che l’Iran è a poche settimane dal produrre un ordigno atomico e a farlo detonare come test, preoccupa non poco anche gli Stati del Golfo.

Massimo Caviglia




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