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Medio Oriente: piena escalation, dopo l'attacco al consolato iraniano di Damasco

Teheran annuncia una dura risposta. Nel raid - probabilmente attribuibile ad Israele – l'uccisione di esponenti di altissimo profilo dei Pasdaran

2 apr 2024

Fino ad ora forse per Teheran risultava vantaggioso un mantenimento dello status quo: supporto alle milizie ostili ad Israele, per provocare il massimo danno all'arcinemico evitandoun coinvolgimento diretto. Troppo grave, tuttavia, quanto avvenuto a Damasco, per non ipotizzare una risposta altrettanto dura. Sede del consolato rasa al suolo da un raid aereo; fra le 11 vittime Muhamad Reza Zahedi: responsabile della Forza Quds per la Siria e il Libano. Dopo l'uccisione del generale Soleimani il colpo insomma più pesante all'elite dei Pasdaran. Nello strike missilistico anche l'uccisione di un altro esponente di alto profilo delle Guardie della Rivoluzione.

Veemente la reazione iraniana; al momento sul piano retorico. A partire dalla Guida suprema Khamenei; “li faremo pentire per questo crimine”, ha tuonato. “Anche l'America – ha aggiunto dal canto suo il Ministro agli Esteri - deve essere ritenuta responsabile dell'attacco”. Affidate ai vari proxy, nel Quadrante, le prime rappresaglie. Registrato un attacco senza conseguenze alla base statunitense di al Tanf, in Siria. E potrebbero esservi gli Houthi yemeniti dietro un'azione con droni diretta contro l'affaccio israeliano sul Mar Rosso.

Silente, al momento, la Casa Bianca; l'attacco all'ambasciata è stato invece stigmatizzato da Pechino e Mosca, che ha richiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza ONU. Oggettiva l'escalation; c'è chi vede nell'atto di forza attribuito allo Stato Ebraico un tentativo di legare a se Washington – dopo le recenti tensioni -, coinvolgendola “boots on the ground” nella polveriera mediorientale. Solo speculazioni.

L'impressione comunque è che i vertici israeliani non temano un allargamento del conflitto; nonostante la pressione interna testimoniata dalla manifestazioni antigovernative di massa, a Gerusalemme, davanti alla Knesset. Mentre a livello internazionale incombe il rischio isolamento. Specie dopo lo choc per la morte di sette operatori umanitari della World Central Kitchen, a seguito di un bombardamento aereo. Tsahal ha parlato di “tragico incidente”; ma la ONG statunitense ha sottolineato come i movimenti del convoglio fossero stati coordinati con le forze israeliane. Sollecitata un'indagine dalla Commissione UE.






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