Quasi non fanno più notizia gli attacchi a Mosca. Le autorità hanno riferito di un altro drone in avvicinamento alla Capitale, abbattuto dai sistemi di difesa anti-aerea. Danni materiali per la caduta di detriti, e breve chiusura dell'aeroporto di Vnukovo. Punture di spillo, se si considera l'intensità del conflitto; ma l'obiettivo di queste azioni sarebbe soprattutto psicologico. Ben altro impatto hanno invece gli strike in profondità sulla catena di approvvigionamento russa; specie in Crimea. Speculare però la strategia di Mosca; che rivendica la distruzione di un convoglio ferroviario carico di munizioni.
L'attacco sarebbe avvenuto nella regione di Dnipropetrovsk: snodo logistico fondamentale, a sostegno della controffensiva di Kiev. Per gli ucraini sono giorni decisivi; con il dispiegamento anche delle riserve per creare una breccia nelle fortificazioni russe. Inevitabile, dopo settimane di sostanziale stallo, l'”all-in”; per poter mettere all'incasso i dividendi di un eventuale successo tattico prima della stagione delle piogge. Ma qualora anche questo tentativo dovesse arenarsi, la situazione per Kiev potrebbe farsi pesante: anche da un punto di vista politico, visti alcuni recenti segnali in ambito NATO.
Per ora, comunque, nessun apparente cambio di postura; come testimoniato dal via libera degli Stati Uniti, a Danimarca e Paesi Bassi, per l'invio di F-16 una volta completato l'addestramento dei piloti ucraini. Tempistiche non brevi, comunque. Al momento si combatte duramente a Robotyne, nei pressi della prima delle linee approntate dai russi a difesa del corridoio terrestre verso la Crimea. Già annunciata invece la riconquista del villaggio di Urozhaine: facilitata – stando alla CNN – dall'utilizzo di munizioni a grappolo. I vertici ONU continuano ad esprimere preoccupazione, per l'impiego di simili sistemi d'arma: la cui fama sinistra è dovuta anche ai pericoli a lungo termine per i civili.