Rimozione dall'incarico della Pierfelici: “Un fatto grave” per le opposizioni, che stigmatizzano le modalità di rimozione dall'incarico e la pubblicazione dell'ordine del giorno come “verità di parte”
“Un fatto non ordinario e senza supporto legislativo”; così come è “non ordinario” diffondere l'ordine del giorno sottoscritto dalla maggioranza del corpo togato e votato dalla maggioranza della commissione giustizia, “dando alla cittadinanza una sola versione”. Il capogruppo Ps Alessandro Mancini ricapitola le istanze delle opposizioni, che si presentano compatte, dopo il no alla proposta di discutere in Aula – e quindi davanti alla cittadinanza – l'esito del Consiglio Giudiziario.
Rincara Federico Pedini Amati – capogruppo MDSI – sulle modalità di revoca dell'incarico alla Pierfelici quando dice: “Ci sono dubbi sulla copertura legislativa” e così fa Roberto Ciavatta, capogruppo e commissario per Rete, ricordando che le sanzioni per il Magistrato dirigente sono demandate ad una legge che “ancora non è stata fatta” e annuncia: “C'è un secondo ordine del giorno presentato dai commissari di minoranza e respinto in Consiglio Giudiziario, che chiede di velocizzare l'iter di definizione dei procedimenti in corso, in particolare, “Conto Mazzini” “caso Titoli”. Parla anche di un terzo ordine del giorno, presentato da una parte dei togati, pure respinto.
Dal capogruppo PSD Dalibor Riccardi preoccupazione per l'immagine con cui il Paese esce da quell'ordine del giorno, che evidenzia problematiche proprio in quell'apparato dello Stato che è invece assunto come punto di forza a livello internazionale.
Dal capogruppo PDCS Alessandro Cardelli preoccupazione per come la politica stia entrando nei temi della giustizia: “Mai usate queste modalità” dice e insiste sul metodo anche il commissario PSD Giancarlo Capicchioni: “Non è un ordine del giorno, ma un vera e propria sentenza e una forzatura, laddove abbiamo chiesto, senza risposta, di conoscere le motivazioni di quanto elaborato dal Consiglio Giudiziario ordinario dello scorso febbraio”. Per il commissario PS Denise Bronzetti un “dispositivo senza riscontro legislativo e per il quale non si esclude ricorso agli organismi internazionali”, ricordando come al magistrato dirigente non sia stata data in alcuna sede – Commissione o Consiglio Giudiziario - la possibilità di un contraddittorio.
Il commissario Massimo Andrea Ugolini insiste ancora sul metodo: “è già individuato un sostituto che verrà nominato nel prossimo consiglio giudiziario senza che sulla scelta, per quanto figura di rilievo, ci sia stata condivisione”.
E mentre torna il dubbio: “Si rimuove chi denuncia per fermare le indagini”; resta un interrogativo: chi cercherà la verità rispetto ai fatti gravi messi nero su bianco in quell'ordine del giorno?
l'Odg delle opposizioni
“Un fatto non ordinario e senza supporto legislativo”; così come è “non ordinario” diffondere l'ordine del giorno sottoscritto dalla maggioranza del corpo togato e votato dalla maggioranza della commissione giustizia, “dando alla cittadinanza una sola versione”. Il capogruppo Ps Alessandro Mancini ricapitola le istanze delle opposizioni, che si presentano compatte, dopo il no alla proposta di discutere in Aula – e quindi davanti alla cittadinanza – l'esito del Consiglio Giudiziario.
Rincara Federico Pedini Amati – capogruppo MDSI – sulle modalità di revoca dell'incarico alla Pierfelici quando dice: “Ci sono dubbi sulla copertura legislativa” e così fa Roberto Ciavatta, capogruppo e commissario per Rete, ricordando che le sanzioni per il Magistrato dirigente sono demandate ad una legge che “ancora non è stata fatta” e annuncia: “C'è un secondo ordine del giorno presentato dai commissari di minoranza e respinto in Consiglio Giudiziario, che chiede di velocizzare l'iter di definizione dei procedimenti in corso, in particolare, “Conto Mazzini” “caso Titoli”. Parla anche di un terzo ordine del giorno, presentato da una parte dei togati, pure respinto.
Dal capogruppo PSD Dalibor Riccardi preoccupazione per l'immagine con cui il Paese esce da quell'ordine del giorno, che evidenzia problematiche proprio in quell'apparato dello Stato che è invece assunto come punto di forza a livello internazionale.
Dal capogruppo PDCS Alessandro Cardelli preoccupazione per come la politica stia entrando nei temi della giustizia: “Mai usate queste modalità” dice e insiste sul metodo anche il commissario PSD Giancarlo Capicchioni: “Non è un ordine del giorno, ma un vera e propria sentenza e una forzatura, laddove abbiamo chiesto, senza risposta, di conoscere le motivazioni di quanto elaborato dal Consiglio Giudiziario ordinario dello scorso febbraio”. Per il commissario PS Denise Bronzetti un “dispositivo senza riscontro legislativo e per il quale non si esclude ricorso agli organismi internazionali”, ricordando come al magistrato dirigente non sia stata data in alcuna sede – Commissione o Consiglio Giudiziario - la possibilità di un contraddittorio.
Il commissario Massimo Andrea Ugolini insiste ancora sul metodo: “è già individuato un sostituto che verrà nominato nel prossimo consiglio giudiziario senza che sulla scelta, per quanto figura di rilievo, ci sia stata condivisione”.
E mentre torna il dubbio: “Si rimuove chi denuncia per fermare le indagini”; resta un interrogativo: chi cercherà la verità rispetto ai fatti gravi messi nero su bianco in quell'ordine del giorno?
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