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Dimissioni del segretario Berardi: le chiede Augusto Casali

5 ott 2005
Augusto Casali torna a chiedere le dimissioni del Segretario di Stato per gli Affari Esteri. L’esponente del Partito Socialista Nuova San Marino rispolvera la questione, già sollevata in aula consiliare e in un documento consegnato il 19 luglio alla Reggenza. Ai giornalisti consegna le interrogazioni e le interpellanze presentate per chiedere spiegazioni sulla vicenda Telekom Serbia e sui fatti relativi a tre agenti della polizia civile, con compiti di polizia giudiziaria, che avevano rassegnato, con diverse motivazioni, le dimissioni dall’incarico per rientrare nella sede del Comando di Murata. In risposta, il segretario Berardi diceva di non comprendere i motivi e di non vedere un nesso con Telekom Serbia. 'Dall’esame dei documenti – controbatte invece Augusto Casali - risultava che uno dei tre lavorava alla rogatoria chiesta dalla procura di Forlì sulla Finbroker, legata appunto alla vicenda di tangenti della compagnia telefonica. Berardi si rifiutava poi – prosegue l’esponente di Nuova San Marino – di consegnare la documentazione richiesta da un consigliere della Repubblica. Così come ometteva di dire la verità dichiarando non esserci motivazioni particolari che avevano portato i tre agenti a dimettersi dalla polizia giudiziaria'. Casali cita la richiesta di due di loro, nella quale, tra i motivi, si riporta circa il calo di fiducia percepito verso il giudice inquirente che si occupa delle rogatorie passive. Altro caso di falsità denunciato da Casali verso Berardi: l’aver negato sanzioni disciplinari nei confronti dei tre agenti, quando un verbale del dipartimento di polizia, datato 4 marzo 2005, testimonierebbe il contrario. Ma il condizionale è d’obbligo anche per Casali, che dichiara di aver visto copia di quel verbale, ma di non essere in possesso dell’originale, rimasto lettera morta perché non firmato da tutti i presenti alla riunione. 'E’ proprio questo – spiega - uno dei documenti chiesti alla segreteria agli esteri. Verbale che ricostruirebbe tutta la vicenda e che potrebbe mettere in seria difficoltà il responsabile di politica estera. Ragion per cui, conclude Casali, si impone un gesto di correttezza e dignità con le dimissioni dal governo'.

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