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Riduzione del personale: sindacati temono emorragie. Lonfernini, "il problema c'è e va affrontato"

UNAS contraria alla proposta, "La CIG alle imprese costa almeno il 40%"

di Monica Fabbri
28 mar 2020

Nell'emergenza sanitaria l'attenzione va anche alle vittime economiche del Coronavirus. “C'è chi ha già iniziato a ridurre il personale, non rinnovando i permessi a tempo determinato” – avvertono dalla Csu. Numeri al momento contenuti ma i sindacati temono un'emorragia in mancanza di interventi adeguati. Chiedono un provvedimento come quello previsto dal Decreto Cura Italia che ha disposto fino al 16 maggio il blocco dei licenziamenti. Qualche giorno fa la Centrale Sindacale Unitaria ha scritto al Congresso di Stato sollecitando l'adozione urgente di un provvedimento di sospensione delle procedure di licenziamento collettivo per tutta la durata dell’emergenza. “I lavoratori – ricordano le Federazioni Pubblico Impiego della CSU  - con grande abnegazione e sacrificio, mettendo anche a rischio la loro salute e quella dei loro cari, prestano la loro attività a favore della collettività". Anche l'Usl chiede la sospensione temporanea delle procedure di riduzione di personale: “Non ci sembra il momento di procedere a licenziamenti in questa situazione eccezionale – scrive - e allo stesso tempo non ne comprendiamo l’utilità visto la possibilità di ricorrere a strumenti alternativi, quali la Cassa Integrazione che salvaguardano i rapporti di lavoro”. Per le aziende e attività commerciali, del resto, è un momento nero. In attesa di risposte dalla politica, si colgono però segnali positivi dalle imprese stesse, “che stanno rivedendo il loro piano di riduzione del personale. E questo ci fa ben sperare” commenta Giorgia Giacomini dell'Usl, che invita ad aprire fin da ora il confronto per affrontare insieme il “dopo”. “Il problema c'è e va affrontato”, commenta il Segretario al Lavoro Teodoro Lonfernini, che anticipa provvedimenti specifici. “Il Governo è al lavoro. La prossima settimana – dice – sarà cruciale per ulteriori interventi soprattutto sotto il profilo economico”. Ritiene che la riduzione del personale in questa fase debba essere sospesa. “Il Decreto Legge valido fino al 6 di Aprile è probabile venga prorogato ma a margine di quel provvedimento generale – continua Lonfernini – servono interventi ad hoc che rispondano – settore per settore - sia alle esigenze dei datori di lavoro che alla tutela dei lavoratori”. Nelle prossime ore, intanto, sono attese misure sul sistema bancario e finanziario.

Sul blocco dei licenziamenti interviene anche Unas chiarendo che eventuali mancati rinnovi di lavoro a tempo determinato o eventuali riduzioni di personale non saranno determinati da capricci dei datori di lavoro ma da inattività totale per chiusura imposta per legge. Segnala che, ad oggi, tutti gli artigiani e commercianti sono stati "autolicenziati senza nessun ammortizzatore". Botteghe chiuse – ricorda Unas – significa zero incassi in momenti in cui affitti e costo del personale hanno messo in ginocchio tutta l’economia. Vietare i licenziamenti effettuati nel rispetto della normativa, equivarrebbe a spostare il problema ai datori di lavoro. Quando si afferma che “tanto c’è la CIG”, si dimentica di dire – aggiungono gli artigiani - che tutti gli oneri indiretti restano a carico delle imprese mentre il costo indiretto incide oltre il 40% del costo del lavoro. Siamo in emergenza – conclude Unas - e se si devono pensare degli interventi questi devono essere verso situazioni di reale bisogno, a prescindere dalla categoria di appartenenza o dall’essere dipendenti, artigiani, commercianti, autonomi o disoccupati.


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