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Acclamato ritorno per 'zio' del rap italiano J-Ax

15 mar 2015
Acclamato ritorno per 'zio' del rap italiano J-Ax
"Uno di noi": lo hanno acclamato così i ragazzi che hanno affollato l'Atlantico Live di Roma per il concerto di apertura del tour 'Il bello d'esser brutti': J-Ax compare sul palco e non nasconde la sua emozione. "Non può essere che quest'anno mi stia andando così - dice al microfono, sbalordito dalla folla -, questa sera sono in bilico: chissà se sarò davvero all'altezza di questo pubblico".
Dopo tre anni di silenzio, il rapper per eccellenza in Italia, quello che, come dice lui stesso, insieme ad altri ha "scritto la grammatica del rap italiano", fa il sold out in quasi tutte le date del tour. Tanto che non ha nemmeno iniziato e già sono state annunciate nuove tappe e si è aggiudicato il disco di platino dopo soli 14 giorni dall'uscita dell'album.
La spiegazione è prima di tutto in quel coro che lo ha accolto al concerto di Roma: J-Ax è stato e continua ad essere vicino a quel pubblico che lo ama e che canta le sue canzoni a memoria muovendosi al ritmo del suo rap. "Probabilmente eravamo più 'zarri', più simili all'italiano medio rispetto ad altri - ha spiegato - e siamo riusciti a comunicare in una maniera più diretta perché eravamo meno diversi dagli italiani 'tamarri'".
Il nuovo album di J-Ax, 'Il bello d'esser brutti', segna un nuovo passaggio dell'artista: "Rispetto agli album precedenti, c'è la positività di aver scoperto che grazie al fatto di non essere bello - ha detto - uno può avere la possibilità di sviluppare uno stile, le proprie passioni e di trovare uno stimolo in più: quando un pavone nasce senza la ruota deve inventarsi altro, come cantare, fare sport, costruire ponti o andare sulla luna".
Ed è forse quello stimolo che lo ha portato ad essere sempre "un reazionario", come si definisce, e per il quale nel 2013 ha deciso di fondare insieme a Fedez l'etichetta discografica che il 27 gennaio scorso ha pubblicato il suo nuovo album, la Newtopia, come a ricordare quella mitica realtà immaginaria di John Lennon e Yoko Ono. Un sodalizio, quello con Fedez, nato da un condiviso malcontento rispetto alla discografia italiana: "Tutti e due pensavamo che la nostra espressione, il nostro successo erano limitati dal fatto che chi ci doveva credere non ci credeva abbastanza - ha spiegato J Ax -, quindi abbiamo dimostrato che mettendo la giusta attenzione e i giusti budget dove andavano messi, le cose funzionano".
L'emozione e anche la paura che il rapper prova di fronte ai suoi fan è il segno di un percorso conquistato concerto dopo concerto. Chi oggi si trova subito su un palco e non ha sulla pelle la fatica e le speranze di una lunga "gavetta" non può provare le stesse sensazioni. Come coach della seconda edizione di The Voice, J-Ax ne sa qualcosa: "Il talent può darti una grande scorciatoia rispetto alla popolarità, può farti saltare dei passaggi in quella che è la scala per farti conoscere". Il rischio della parabola è dietro l'angolo: "Sta a te poi dimostrare se sei un artista vero o soltanto una meteora".

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